L'imbarcazione della ong italiana Mediterranea Saving Humans ha salvato 49 persone al largo della Libia per poi dirigersi verso l'Italia nonostante lo stop del Viminale

Dopo venti ore al largo del porto di Lampedusa, le indagini della guardia di finanza e l'apertura da parte della procura di Agrigento di un fascicolo con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, la nave Mare Jonio della ong italiana Mediterranea Saving Humans è stata messa sotto sequestro, è entrata nel porto di Lampedusa e i 48 migranti ancora a bordo, tra cui 12 minori (uno di loro era già stato fatto sbarcare in mattinata per una presunta polmonite) sono stati fatti scendere.

Questa era la soluzione auspicata dal ministro dell'Interno Matteo Salvini, che ha sempre ribadito la linea dura dei porti chiusi. "Se non c'è sequestro del mezzo non sbarca nessuno", aveva tuonato il leader del Carroccio parlando di un "presunto salvataggio da parte di una nave dei centri sociali" e sostenendo fosse "organizzato da giorni". Pesanti le accuse: "È certo che questa imbarcazione non abbia soccorso naufraghi ma sia inserita in un traffico di esseri umani concordato e programmato".

Spetterà ora al pm di Agrigento Luigi Patronaggio far luce sul comportamento della ong, interrogando anche i membri dell'equipaggio. Lunedì la Mare Jonio ha soccorso al largo delle coste libiche 49 persone. Dopo il salvataggio, l'imbarcazione si era diretta verso l'Italia, nonostante il Viminale si fosse immediatamente impegnato per fermare quelle che ha etichettato come "le azioni illegali delle ong".

Secondo alcune fonti del ministero dell'Interno la nave Mare Jonio "ha disobbedito per ben due volte all'ordine della guardia di finanza di spegnere i motori. È come un'auto che non rispetta l'alt di un posto di blocco. Il mare non era mosso né c'era pericolo di affondamento. La Mare Jonio era più vicina a Libia e Tunisia ma ha fatto rotta verso l'Italia, sottoponendo gli immigrati a un viaggio più lungo. La nave non ha avvisato Malta. Ha disobbedito alle indicazioni della guardia costiera libica". Un comportamento che dimostra, secondo il Viminale, il chiaro intento di voler portare in Italia immigrati clandestini

Ma il capo missione Luca Casarini ha spiegato: "Con la guardia costiera abbiamo sempre mantenuto le comunicazioni con Roma, informandoli di tutte le nostre rotte e del lavoro di pattugliamento in zona Sar (Search and Rescue). E anche con le autorità libiche abbiamo fatto la stessa cosa. E abbiamo tutte le comunicazioni scritte che tracciano la comunicazione costante". Confermando di aver "chiesto l'autorizzazione di potere andare a Lampedusa".

Sul caso è intervenuto anche Luigi Di Maio: "Le vite umane sono la nostra priorità, ma questa ong da quel che sembra non ha rispettato le regole. La novità è che batte bandiera italiana. In queste ore sono in contatto coi ministri" competenti "per capire come fare rispettare le regole a questa ong. Non sarà un nuovo caso Diciotti, perché abbiamo il potere come Stato italiano di agire su questa nave battente bandiera italiana".

Il premier Giuseppe Conte ha invece chiesto di "non strumentalizzare il singolo caso" e ha spostato l'attenzione verso l'Unione Europea: "Fin quando non riusciremo ad avere un approccio europeo, fino a quando non opereremo con i movimenti secondari, noi come Governo ci riterremo insoddisfatti".

"Siamo portatori di una politica sull'immigrazione strutturata, multilivello, l'abbiamo presentata al Consiglio europeo, questa politica la trovate riassunta per buona parte nelle conclusioni del giugno scorso e da allora questo governo si sta battendo per realizzarla", ha aggiunto Conte. "Io mi batto e mi batterò sempre perché la politica dell'immigrazione, che io preferisco articolare meglio nella regolazione e gestione dei flussi migratori, sia affrontata in maniera strutturale".

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