Visioni diametralmente opposte tra il ministro della Giustizia e la titolare della Pubblica amministrazione

La prescrizione divide il governo giallo-verde, con due ministri che illustrano, nello stesso giorno, visioni diametralmente opposte. Da una parte c'è Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia dei 5Stelle, che difende l'idea di riformare il diritto penale con lo stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Dall’altra parte, però, c'è la ferma opposizione della titolare della Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, nota avvocata e ora ministro per la Pubblica amministrazione della Lega, secondo cui "sulla prescrizione serve una riforma" ma, "come è scritto oggi", l'emendamento alla riforma anticorruzione per la sospensione "non posso accettarlo".

Bongiorno ricorda che, ai tempi di Berlusconi, si era battuta contro la prescrizione breve. A maggior ragione adesso, si dice contraria "a quella che è la cancellazione prescrizione". Questa viene definita "un'etica" secondo cui "lo Stato dice a un imputato, io ti processo, ma entro 7 anni, perché non possiamo tenere un imputato ostaggio per sempre, anche se colpevole".

Per Bongiorno il problema è che si rischia che un soggetto innocente non abbia praticamente mai un secondo grado di giudizio, visti i lunghi tempi della giustizia italiana. "Ne parleremo ma dobbiamo stare attenti”, avverte la ministra, auspicando che "i tempi del processo siano più celeri".

Lo stesso Bonafede, però, replica sostenendo che la collega "sulla prescrizione si sbaglia", e che "la bomba atomica che rischia di esplodere è la rabbia dei cittadini di fronte all'impunità". Il Guardasigilli cita i casi della strage di Viareggio, del processo Eternit, del terremoto de L'Aquila, e delll'inquinamento dell'impianto di Marghera. Quindi, adottando il punto di vista opposto a Bongiorno, sottolinea che "con la nostra riforma della prescrizione, gli unici a dover temere sono i colpevoli".

L'emendamento al centro del contendere è stato presentato dai pentastellati nei giorni scorsi, nell'ambito della discussione del ddl anticorruzione. Forti dubbi sono stati espressi tanto dalla Lega quanto dalle opposizioni nell'ufficio di presidenza della Commissione Affari costituzionali e Giustizia della Camera. A parte il M5S, le altre forze politiche hanno chiesto più tempo per l'esame del provvedimento. L'esame in Aula, peraltro già previsto a dicembre, potrebbe quindi ulteriormente slittare.

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