Dopo il risultato delle Europee la maggioranza deve ancora prendere delle decisioni ma Conte è fiducioso di poter evitare la rottura tra le due anime che compongono l'esecutivo e quindi realizzare una serie di punti programmatici fondamentali per l'agenda

Un incontro interlocutorio – e non poteva essere altrimenti – con il premier Giuseppe Conte, che sembra essere "moderatamente" ottimista sulla possibilità di proseguire l'attività dell'esecutivo. Il momento per il governo è delicato, inutile negarlo, tanto che i colloqui al Quirinale hanno ormai cadenza settimanale. Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ascolta e non è di certo chiamato a intervenire o suggerire vie di fuga, tanto meno disegnare scenari futuri, visto che gli incontri sono racchiusi in quella cornice che, da protocollo, viene definita informale. Non è però un caso che il presidente del Consiglio sia salito al Colle dopo il vertice informale di Bruxelles. E, soprattutto, dopo aver visto a palazzo Chigi, in due momenti diversi, i suoi due vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio.

I risultati delle elezioni europee, come prevedibile, hanno lasciato strascichi ancora tutti da definire, con un evidente scossone sugli equilibri interni alla maggioranza. Non si tratta però di quella fase, meglio conosciuta come 'crisi di governo' in cui Mattarella è chiamato ad intervenire, dopo esplicita richiesta del premier: evidentemente impossibilitato a continuare nella sua veste di presidente del Consiglio. La maggioranza deve ancora prendere delle decisioni, come dire, la 'quadra ancora non c'è', ma Conte è fiducioso di poter evitare la rottura tra le due anime che compongono l'esecutivo e quindi realizzare una serie di punti programmatici fondamentali per l'agenda di governo. Uno scambio quindi di informazioni, una perlustrazione su quanto sta accadendo, di cui Mattarella può solo prendere atto.

L'attenzione dell'inquilino del Colle resta quindi ferma sulla tenuta dei conti pubblici, tema che gli sta particolarmente a cuore e su cui non ha mai negato preoccupazioni, quando le dinamiche tra i due soci giallo-verde vanno a intersecarsi con l'andamento dei mercati. Problemi che non si dovrebbero verificare con un governo saldo, fondato sulla concordia e su un accordo sulle cose da fare. Insomma Mattarella resta a bordo campo, e per ora le rassicurazioni del premier sono tali da non dover essere chiamato in causa.

È noto, perché è la Costituzione che lo impone, che qualora la mediazione di Conte dovesse fallire si aprirebbe, come primo scenario, quello di un giro di consultazioni con i presidenti delle Camere e con i gruppi parlamentari, per verificare la possibilità di una o più soluzioni prima di arrivare allo scioglimento del Parlamento e la conseguente chiamata alle urne degli italiani. Pensare che già in questa fase, durante il colloquio con Conte, si sia andati oltre a una prassi conclamata non è nelle corde del capo dello Stato, tantomeno nelle sue prerogative. Innumerevoli potrebbero essere gli esiti e il mantra è quello di affrontarli un passo alla volta. Per ora il capo dello Stato si limita a ricordare che "è anche bene che vi sia un confronto, una dialettica di idee, di posizioni, di convinzioni. Ma quel che tiene unito, al di sopra di questo, il nostro Paese è il complesso dei valori che la Costituzione".

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