Estero

Rabbia e lutto in Palestina, pagano anche i neonati

Dopo lo spostamento dell'ambasciata Usa a Gerusalemme e le violenze di ieri, la comunità internazionale accusa Israele: “violenza scioccante” e “Stato terrorista”

(Keystone)
15 maggio 2018
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Dopo la guerriglia, il lutto. I palestinesi della Cisgiordania e di Gerusalemme est osservano uno sciopero generale in seguito all'uccisione da parte dell'esercito israeliano di decine di dimostranti palestinesi ieri al confine di Gaza. La protesta (che include tre giornate di lutto) è diretta anche contro il trasferimento a Gerusalemme dell'ambasciata Usa. Chiusi negozi e scuole. In giornata avranno luogo manifestazioni commemorative della Nakba: la "catastrofe" della costituzione dello Stato di Israele, avvenuta 70 anni fa.

Intanto, stando alle ultime stime, è salito a 58 il numero dei manifestanti palestinesi uccisi durante i violenti scontri con l'esercito israeliano lungo la barriera difensiva tra Gaza e lo stato ebraico. Lo dice il ministero della Sanità della Striscia, stando a quanto riferito dai media palestinesi. Le stesse fonti aggiungono, ma senza precisare il luogo, che sarebbe morta anche una neonata di 8 mesi a causa delle inalazioni dei gas lacrimogeni. I feriti sono circa 2'800.

Erdogan: “Israele terrorista”

Mentre Donald Trump ha salutato quello di ieri come un grande giorno (in riferimento al trasferimento dell'ambasciata Usa a Gerusalemme), la comunità internazionale nel frattempo si spende in commenti più o meno duri contro il governo israeliano. Secondo Recep Tayyip Erdogan (non proprio uno sensibile ai diritti dell'uomo, come sanno curdi e oppositori), «Israele è uno Stato terrorista» che «sta compiendo un genocidio». Il presidente turco ha parlato ieri a Londra durante la sua visita di Stato nel Regno Unito, senza lesinare in propaganda: «Non permetteremo che oggi sia il giorno in cui il mondo musulmano ha perso Gerusalemme. Continueremo a restare con determinazione a fianco del popolo palestinese». Ed ha aggiunto: «Faccio appello a ogni cristiano, ebreo o credente di ogni altra religione che abbia buon senso a far sentire la sua voce contro questa ingiustizia», annunciando l'organizzazione di «una grande manifestazione contro l'oppressione» e a sostegno della Palestina venerdì prossimo a Istanbul.

Nel frattempo sono stati richiamati gli ambasciatori turchi in Israele e Stati Uniti.

Macron: “Disapproviamo gli Usa”

Anche il presidente francese, Emmanuel Macron, ha «condannato» le violenze delle forze armate israeliane contro i manifestanti palestinesi a Gaza, durante alcune telefonate con il presidente palestinese Abu Mazen e il re di Giordania, Abdallah II. Lo ha reso noto un comunicato diramato ieri sera dell'Eliseo. Macron ribadisce anche «la disapprovazione della Francia nei confronti della decisione americana di aprire un'ambasciata a Gerusalemme» e sottolinea che lo statuto della città «potrà essere determinato» soltanto fra le parti, in un quadro negoziale e sotto l'egida della comunità internazionale.

Regno Unito: “Gerusalemme capitale condivisa”

Il governo britannico da parte sua considera «scioccante» quanto accaduto ieri a Gaza e «una tragedia la perdita di vite umane e il numero di feriti palestinesi». Lo si legge in una nota del sottosegretario agli esteri con delega per il Medio Oriente, Alistair Burt, diffusa dal Foreign Office. Londra riconosce per un verso ai palestinesi «il diritto di protestare pacificamente», ma accusa «elementi estremisti di aver cercato di strumentalizzare» le manifestazioni «per i loro scopi violenti». Dall'altro sostiene «il diritto d'Israele di difendere i suoi confini», ma si dice «estremamente preoccupata dal grande volume di fuoco» delle armi delle forze israeliane e «implora una maggiore moderazione».

Il Regno Unito si ribadisce infine «impegnato in favore di una soluzione» di pace fondata «sui due Stati, con Gerusalemme capitale condivisa».

 

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