Estero

A che punto siamo coi diritti gay nel mondo

L'omosessualità non è più reato in India, ma lo è ancora in molti paesi dell'Africa e del Medio Oriente

(Keystone)
6 settembre 2018
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L'omosessualità non è più reato in India, ma lo è ancora in molti Paesi nel mondo, soprattutto in Africa e Medio Oriente, mentre in altri le leggi sull'uguaglianza hanno consentito ulteriori passi avanti.

Asia

Oltre all'India, è Taiwan il Paese più avanzato: sarà il primo a legalizzare il matrimonio gay. Altri Paesi si apprestano ad affrontare il tema delle unioni in ambito legislativo. L'omosessualità maschile è reato in Bangladesh - dove è prevista anche la pena di morte - Birmania, Maldive, Singapore, Sri Lanka e Pakistan.

Medio Oriente

Spicca la posizione di Israele, dove è legale l'adozione, mentre viene riconosciuto il matrimonio gay se celebrato all'estero. Ad eccezione del Libano, il Paese arabo più tollerante in materia, per l'omosessualità è prevista la pena capitale in Paesi del Golfo come Arabia Saudita e Emirati Arabi. E' reato in Iran e Siria.

Africa

Nel continente africano circa 30 Paesi considerano l'omosessualità un reato, sotto varie forme. Fa eccezione il Sudafrica, dove il matrimonio gay è stato legalizzato nel 2006, così come le adozioni e la procreazione assistita. La depenalizzazione è prevista in Gabon, Costa d'Avorio, Mali, Ciad, Mozambico e nella Repubblica democratica del Congo.

Americhe

Il Canada è probabilmente il Paese più avanzato in materia. In Usa il matrimonio gay è stato legalizzato solo nel 2015. Sì alle unioni anche in Argentina, Messico, Uruguay, Brasile e Colombia.

Europa

Dopo la storica decisione dell'Olanda, che nel 2001 è stato il primo Paese al mondo a riconoscere i matrimoni gay, altre 15 nazioni hanno seguito questa strada. Si tratta di Belgio, Spagna, Norvegia, Svezia, Portogallo, Islanda, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Lussemburgo, Irlanda, Finlandia, Malta, Germania e Austria (la misura è prevista al più tardi nel 2019). Altri Paesi, come l'Italia, riconoscono l'unione civile. Sul fronte repressivo ci sono Lituania, Lettonia, Polonia, Slovacchia, Romania, Bulgaria e la Russia.

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