Olimpiadi

Rodchenkov e la 'vigliaccheria' del Cio

La reazione dell'ex direttore del laboratorio moscovita fuggito negli Stati Uniti: 'Di fronte al male, la debolezza non dà mai buoni risultati'

1 marzo 2018
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La revoca del bando dello sport russo non va proprio giù a Grigory Rodchenkov, l'ex direttore del laboratorio antidoping di Mosca dalle cui rivelazioni scoppiò lo scandalo del doping indiscriminato in Russia. Parla di 'vigliaccheria', il 59enne avvocato moscovita, puntando il dito contro il Comitato olimpico internazionale. «La vigliaccheria e acquiescenza – dice – con cui Thomas Bach e il Cio trattano la Russia e le sue indiscutibili azioni. Quando si è confrontati con il male, la debolezza non dà mai buoni risultati. E il male che la Russia ha fatto a Sochi era diretto contro gli stessi Giochi olimpici e contro gli sportivi puliti. E di quel male, la reazione che ha avuto la Russia in seguito, con accuse, minacce e vendette, è una forma ancor peggiore».

Ieri, tre giorni dopo la fine dei Giochi in Corea, il Cio aveva deciso di togliere le sanzioni nei confronti della Russia, indicando che gli ultimi test antidoping realizzati nella quindicina di giorni di competizione a Pyeongchang avevano dato esiti negativi. Tuttavia, prima di quei risultati, due sportivi degli Atleti olimpici russi (nel curling misto e nel bob femminile, erano stati colti con le mani nel sacco. 

Rodchenkov, che dal 2016 vive sotto protezione negli Stati Uniti, nel 2015 aveva svelato al mondo intero l'ampiezza del sistema di doping in russia, che ai Giochi di Sochi del 2014 beneficiava addirittura del sostegno degli agenti dell'Fsb (l'ex Kgb) per far sparire le provette degli sportivi positivi all'antidoping.

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