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Il parroco Don Soardo vola a Cuba dopo 8 anni

Il nuovo parroco di Povegliano don Giorgio Costa FOTOPECORA
Il nuovo parroco di Povegliano don Giorgio Costa FOTOPECORA
Il nuovo parroco di Povegliano don Giorgio Costa FOTOPECORA
Il nuovo parroco di Povegliano don Giorgio Costa FOTOPECORA

C’è il mondo oltreoceano nel passato e nel futuro della parrocchia di Povegliano. La storia del paese, infatti, s’intreccia, in questo momento storico di cambiamento e di passaggio, con il Brasile e Cuba. Don Daniele Soardo, infatti, dopo otto anni ha lasciato la parrocchia poveglianese per l’isola caraibica e al suo posto è arrivato don Giorgio Costa. È qui però che si crea il collegamento con l’altra parte del mondo: sia Soardo che Costa, prima di tornare a Verona, e quindi di arrivare anche a Povegliano, avevano condiviso tre anni a Teresina, città di un milione e mezzo di abitanti in Brasile. Don Daniele Soardo aveva fatto il suo ingresso a Povegliano il 21 settembre del 2013. In paese ha festeggiato i 25 e i 30 anni di sacerdozio. La prossima tappa sarà la diocesi di Pinar del Rio, una realtà quattro volte più grande di quella veronese, con la stessa popolazione, ma che conta la metà dei preti, solo quindici: sette cubani e otto stranieri. Tra cui, appunto, don Soardo che prima di salutare la comunità ci ha tenuto a precisare che il filo che lo lega a Povegliano non verrà ma reciso. E poi ha chiesto ai fedeli di andare a trovarlo oltreoceano, se possibile. Pinar del Rio, la nuova casa del sacerdote per i prossimi anni, si trova nella zona ovest dell’isola a 160 chilometri da L’Avana. Il nuovo parroco di Povegliano, 67 anni, arriva dal Saval, a Verona. Prima è stato sacerdote a Bussolengo, Albaredo e San Martino Buon Albergo. In mezzo, però, ci sono i tredici anni a Teresina, nel nord est del Paese. «Lì», spiega Costa, «è cambiata la mia vita. Quell’esperienza mi ha segnato in tutti i sensi perché in Brasile impari ad essere più uomo e più cristiano». Don Giorgio è rimasto in Sudamerica dal 1991 al 2004 condividendo, tra i residenti del ceto medio, e quelli delle favelas, gli ultimi tre con il don Soardo. A Povegliano invece, confessa sorridendo, deve ancora iniziare ad ambientarsi: «Credo di essere venuto solamente una volta in vita mia, prima della settimana scorsa, a Povegliano». Il percorso nella sua nuova comunità, appena iniziato, ha anche un handicap non indifferente: «Sto conoscendo molte persone senza vederne il sorriso. Vedo solo metà del viso, spero poi di poterle riconoscere», scherza a metà quando lo dice. «Qui a Povegliano», continua mentre la canonica è ancora piena di pacchi e scatoloni da aprire, «ho trovato una comunità in fermento e vivace». Il primo incontro l’ha avuto solo domenica scorsa. «Quel giorno, prima della messa, ho fatto in giro in bicicletta per Povegliano», racconta, «è stato questo il mio modo per conoscere il paese. Farò cambiamenti? Solitamente non sono una persona che ne fa di grandi subito. All’inizio mi piace guardare e capire poi arriveranno anche quelli», sottolinea il don. Che però precisa: «Il lavoro fatto da chi c’era prima di me è stato buono. Io con umiltà prenderò in mano il testimone». C’è poi la pandemia che ha toccato in maniera uguale tutte le comunità: «Si parla tanto di tornare a come vivevamo prima», sostiene il parroco, «ma anche questi due anni sono stati di grazia e provvidenza. Quello che dico sempre è di non guardare indietro, ma di andare avanti». La sindaca Roberta Tedeschi, sebbene non fosse in carica durante gli anni di don Soardo, ricorda l’ex prete di Povegliano per il servizio svolto e parla al suo successore: «In un momento storico così difficile entrambi siamo stati chiamati, nei nostri rispettivi ruoli, a prenderci cura della comunità. A compiere un importante cammino di cambiamento. Benvenuto don Giorgio». «Con Don Daniele», conclude Pietro Guadagnini (Tradizione e futuro), in amministrazione nello scorso quinquennio, «la collaborazione è sempre stata molto proficua. A lui va un sentito ringraziamento e un ben arrivato a don Giorgio». •.

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