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Sistema Montante, per i pm club di potere mentre si aggravano le accuse a Schifani

Di Mario Barresi |

CALTANISSETTA – Finalmente è tutto nero su bianco. La prima parte delle accuse ad Antonello Montante come capo di un’associazione a delinquere finalizzata a vari reati, fra i quali corruzione, accesso abusivo a sistema informatico, divulgazione di notizie coperte da segreto istruttorio. La Procura di Caltanissetta, ieri, ha notificato a 24 persone l’avviso di conclusione delle indagini del primo filone sull’ex leader di Confindustria Sicilia. Che avrebbe costruito – con la complicità di pezzi di istituzioni, forze dell’ordine e servizi segreti – un’“indagine privata” per carpire notizie sull’indagine vera a suo carico, quella dei pm e della squadra mobile per concorso esterno in associazione mafiosa.

Nelle 26 pagine dell’avviso – firmato dal procuratore aggiunto Gabriele Paci e dai sostituti Stefano Luciani, Maurizio Bonaccorso – si fissa il ruolo di Montante che «reclutava imprenditori prevalentemente della provincia di Caltanissetta allo stesso strettamente collegati disposti a condividere il progetto di progressiva occupazione dei posti di vertice di associazioni di categoria, enti e società che degli stessi costituiscono promanazione al fine di una loro gestione “clientelare”», attraverso « rapporti sinallagmatici con appartenenti alle forze dell’ordine, specie in ambito locale, funzionali al mantenimento in vita e allo sviluppo del sodalizio attraverso la protezione degli interessi e delle attività imprenditoriali di tutti gli associati».

Nel confermare la notifica dell’avviso di conclusione indagini, Nino Caleca, uno degli avvocati di Montante, commenta a caldo: «Il mio assistito era inizialmente indagato perché si riteneva che avesse rapporti con esponenti di Cosa nostra, adesso prendiamo atto che cadono tutte le accuse per mafia e, paradossalmente, l’inchiesta si chiude con l’accusa di aver inciuciato con i vertici delle forze dell’ordine…». L’indagato, annuncia il penalista palermitano, «chiederà di essere sentito a breve», con «la certezza di poter dimostrare da che parte lui è sempre stato: cioè quella giusta». Intanto, però, Montante resta al reparto detenuti dell’ospedale Civico di Palermo, dove è stato ricoverato nei giorni scorsi per accertamenti. E si aspetta l’esito di una perizia chiesta dal gip sulle condizioni di salute dell’imprenditore. Per la difesa sarebbero «incompatibili col regime di custodia in carcere»; di tutt’altro avviso la Procura, che aveva già dato parere negativo alla richiesta di scarcerazione.

Ma nell’atto conclusivo della Procura, fra le altre, c’è anche la novità dell’aggravamento delle accuse all’ex presidente del Senato, Renato Schifani. Al senatore di Forza Italia, infatti, inizialmente indagato per rivelazione di notizie riservate e favoreggiamento, adesso viene mossa l’accusa di concorso esterno in associazione a delinquere. Una contestazione più grave anche per il docente universitario Angelo Cuva, per il questore di Vibo Valentia Andrea Grassi e per il capo reparto dell’Aisi (il servizio segreto civile), Andrea Cavacece, «in concorso con un pubblico ufficiale rimasto allo stato non identificato».

In pratica, secondo i pm nisseni, Schifani avrebbe rivelato notizie coperte da segreto – apprese dall’ex direttore dell’Aisi, Esposito, che a sua volta le aveva avute da altri appartenenti alle forze di polizia – relative all’inchiesta a carico di Montante. In particolare, avrebbe riferito al docente universitario Angelo Cuva (indagato) che il colonnello Giuseppe D’Agata era indagato nel procedimento. «Sono sorpreso e allibito – reagisce Schifani – perché mi si contesta di avere favorito una persona con cui notoriamente non ho mai avuto rapporti di amicizia e frequentazione. Quando avrò cognizione delle indagini che sino ad oggi sono a me ignote, mi difenderò nelle opportune sedi della giustizia nella quale nutro sempre fiducia».

Nell’avviso emerge anche una nuova ipotesi di reato – violenza privata – di cui è vittima Alfonso Cicero, ex presidente dell’Irsap e teste-chiave dell’accusa assieme all’ex assessore Marco Venturi. Montante è accusato di aver minacciato Cicero, dicendogli che «era sua intenzione “far fallire” gli amici di Caltanissetta» e mostrandogli «dei documenti ove erano contenuti i messaggi di testo che aveva ricevuto, nel corso del tempo, da numerosi soggetti, anche appartenenti alle istituzioni, ivi compreso lo stesso Cicero» per fargli intendere «di avere a disposizione un archivio di notizie segrete che potesse essere utilizzato, in qualsiasi momento, anche contro di lui». E ciò, scrivono i pm, per costringere l’ex presidente dell’Irsap «a confezionare e consegnarli una lettera retrodatata ad un momento antecedente rispetto alla audizione di questi in Commissione Parlamentare Antimafia nella quale doveva dar conto che le circostanze esposte in quella sede erano il frutto dei suoi suggerimenti».

Rispetto all’ordinanza di “Double Face” ci sono due nomi in più. Si tratta delle strettissime collaboratrici nissene di Montante: Carmela Giardina e Rosetta Cangialosi. Devono rispondere di favoreggiamento personale, in concorso con Vincenzo Mistretta. Avrebbero “depistato” gli agenti della Mobile occultando delle prove nel corso di perquisizioni nella villa di Montante a Serradifalco. Giardina e Cangialosi, presenti entrambe al momento dell’arresto, avrebbero collaborato con Montante «nella distruzione del materiale informatico e cartaceo, nei momenti in cui intenzionalmente non aprivano la porta blindata di ingresso» dell’appartamento di Milano. Cangialosi, inoltre, avrebbe “reinizializzato” l’iPhone di Montante «al fine di cancellare in modo definitivo i dati in esso contenuti».

Ma quello su cui la Procura ieri ha messo un punto fermo è soltanto uno dei capitoli dell’indagine. Al netto di ferie ridotte all’osso, i magistrati lavorano alla chiusura del filone sulla corruzione e il finanziamento illecito dei partiti, che, oltre a Montante, coinvolge il presidente “autosospeso” di Sicindustria Giuseppe Catanzaro, l’ex governatore Rosario Crocetta, gli ex assessori della sua giunta Linda Vancheri e Mariella Lo Bello e altri imprenditori e vertici confindustriali. In questo caso, lo show down – con molte sorprese – s’annuncia in autunno.

Twitter: @MarioBarresi

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