Italia e Europa, lo scontro continua. Si consuma a distanza il contrasto tra il commissario per l’Unione dell’energia, Maros Sefcovic, e il vicepremier Matteo Salvini. Il primo, nel giorno in cui annuncia la propria candidatura per la guida della prossima Commissione Ue per conto del Partito socialista europeo (Pse), ammette a Bruxelles «siamo tutti preoccupati» per quello che avviene nella Penisola. Il secondo replica piccato poco più tardi, dalle pagine del proprio account Facebook. «Farebbero meglio a chiedere scusa e a tacere».

Salvini contro la Commissione per i migranti, ma il problema è il Consiglio

Sefcovic riconosce di aver visto una deriva anti-europeista dell’Italia, Stato fondatore di quella che oggi è l’Unione europea. Dice di essere stato «sempre impressionato nel vedere quanto questo grande Paese fosse pro-europeista» e, facendo un confronto con i giorni d’oggi, non nasconde di non notare delle differenze. «E’ una situazione completamente nuova per noi».

Il ministro dell’Interno e i leader della Lega non lascia correre. «Ma in Europa non hanno altro di meglio da fare che attaccare la Lega e l’Italia tutti i giorni?!?», scrive sul social network. «Ora si interessano tanto a noi, ma per anni hanno ignorato le richieste di aiuto dell’Italia per fermare gli sbarchi e ci hanno rifilato 700mila immigrati».

Va detto che l’attuale Commissione europea, di cui Sefcovic fa parte, ha lavorato per cercare di aiutare l’Italia sul fronte immigrazione. Ha proposto schemi di ricollocamenti obbligatori, a cui si stanno opponendo gli Stati membri. Logica vorrebbe dunque che Salvini intervenisse nel modo in cui ha fatto nei confronti del Consiglio, il consesso dei Paesi membri.

Consiglio e Commissione, è guerra contro tutti

Del resto lo stesso Salvini proprio con i partner del Consiglio ha avuto modo di discutere, in modo acceso, di recente. Venerdì scorso, in occasione della conferenza sull’immigrazione a Vienna, il vicepremier ha paragonato i richiedenti asilo a «nuovi schiavi», facendo sbottare il ministro degli Esteri lussemburghese, Jean Asselborn, («Merd alors», ha detto quest’ultimo, traducibile con un «e che cavolo!», nella sua versione edulcorata).

Ma il responsabile dell’ala leghista del governo giallo-verde non è nuovo ad attacchi a tutto campo in Europa. Ci sono state scintille questa estante, in occasione del caso della nave Diciotti. In quel frangente Salvini criticava l’assenza di risposte comune ad un problema percepito solo come italiano, mentre la Commissione convocava un tavolo tecnico per cercare consensi in risposta alla esigenze tricolori. Più recentemente, la settimana scorsa, il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha ammesso di essere «del tutto allibito dai continui attacchi di almeno uno dei due vicepremier italiani». Riferimento a Salvini, a cui aveva fatto notare che un siffatto modo di fare non fa il bene dell’Italia. Ma nel governo del cambiamento c’è chi non cambia. O meglio, cambia solo gli interlocutori con cui battibeccare.

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