A occuparsi della costruzione del nuovo ponte di Genova e della demolizione dei tronconi del Morandi sarà solo il commissario scelto dal governo. Ma agli enti locali, Regione Liguria e Comune di Genova, resta in capo tutta la gestione dell’emergenza nella città, dalla viabilità alternativa alle case degli sfollati agli aiuti economici per le tante aziende che soffrono per la mancanza del viadotto sulla A10. Il decreto “Genova” ora ha il placet degli enti locali che si erano ribellati contro la prima versione, quella su cui il premier Conte aveva deciso di testa propria. Ma al termine del lungo vertice di ieri a Palazzo Chigi (con il governatore Toti e il sindaco Bucci) rimane un grosso punto interrogativo, anzi due: chi costruirà il nuovo viadotto? Quale sarà il ruolo di società Autostrade che, anche dopo questo decreto, resta la concessionaria dell’infrastruttura? Temi senza risposta.

Commissario, sfida a tre

Toccherà al commissario, nominato dal governo ma in condivisione con gli enti locali, trovare il bandolo della matassa. Ieri Autostrade ha messo sul piatto due cronoprogrammi: 10 mesi per una demolizione e ricostruzione con l’uso di esplosivi e l’abbattimento di diversi edifici; 14 mesi per un lavoro di «smontaggio» che possa salvaguardare le abitazioni. Entrambi sono stati resi noti al premier. Ma il governo tira dritto per la sua strada, su cui ieri nel vertice si sono mostrati compatti anche i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini: sarà il commissario a valutare i progetti di Autostrade, ma anche le possibili alternative che vedano Aspi coinvolta solo nei pagamenti, come vorrebbe l’esecutivo. Su questo tema le distanze rimangono, ma ormai la Regione non ha gran voce in capitolo. Il nome del commissario sarà reso noto entro dieci giorni dal decreto, che è già stato approvato. Secondo indiscrezioni, potrebbe già essere tutto deciso per domani, quando il testo potrebbe tornare nel Cdm nella versione finale e con il nome del commissario. Sono tre le ipotesi: il viceministro di Edoardo Rixi, Iolanda Romano (attuale commissaria al Terzo Valico) e Titti Postiglione (ex Protezione Civile). Il commissario dovrà gestire anche il tema delicato degli indennizzi a coloro che perderanno l’abitazione. Autostrade ha messo sul piatto cifre importanti, ma se verrà estromessa dal progetto potrebbe tirarsi indietro.

Le misure per la città

A motivare la soddisfazione di Giovanni Toti e del sindaco Marco Bucci è l’inserimento, nel decreto di alcune delle richieste presentate a Conte: dalla definizione degli sgravi fiscali per le aziende che abbiano registrato un calo di fatturato (ci saranno due aree: una «zona arancione» con i quartieri limitrofi al Ponte e una zona allargata con tutta l’area metropolitana) alle risorse per assumere un centinaio di persone tra vigili urbani e protezione civile con contratti annuali. Inoltre si profilano risorse aggiuntive per il trasporto pubblico, treni e autobus (intorno ai 21 milioni di euro annui), per velocizzare i lavori della viabilità urbana e la sdemanializzazione di alcune aree per realizzare parcheggi di interscambio. Vengono confermate la«zona logistica speciale» per il porto e i retroporti del Basso Piemonte e la permanenza sul territorio del gettito Iva generato dal porto di Genova fino al 3%, una partita da 95 milioni di euro l’anno.

Le reazioni

«Abbiamo tutti un unico obiettivo: ricostruire il ponte più bello e più sicuro di prima e restituirlo a Genova nel più breve tempo possibile. L’incontro di oggi è stato proficuo e collaborativo», recita la nota ufficiale di Palazzo Chigi. Giudizio negativo invece dal Pd ligure: «Ancora parole e nessun atto concreto per Genova. Siamo a un nulla di fatto a 35 giorni dal crollo. Ci saranno due commissari anziché uno: una lottizzazione da Prima Repubblica. Nel frattempo il Pil genovese si contrae del 15%», dichiarano consiglieri regionali e deputati.

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