Torino - meglio, il Piemonte - tenta l’ultimo assalto alla diligenza olimpica. Lo fa con una lettera che prova a superare i dubbi esternati da Chiara Appendino qualche giorno fa. La firma è di Valter Marin, il sindaco di Sestriere e leader degli amministratori montani, che ieri mattina ha scritto a tutti: governo, Coni, Regione Lombardia, Veneto e Piemonte, sindaci di Milano, Cortina e Torino. «Torniamo a discutere e riportiamo in vita il tridente, l’unica soluzione su cui il governo, attraverso il sottosegretario Giorgetti, si è detto disponibile a sostenere il progetto olimpico».

Forte delle aperture del presidente del Coni Giovanni Malagò e del governatore veneto Luca Zaia, prova a imbastire una trattativa per rientrare nella candidatura olimpica, ricostruendo l’arco alpino spezzato dal tandem Milano-Cortina. La novità rispetto, alle ultime ore, è che non sembra più essere la sindaca Appendino ad avere le redini della situazione. Quasi in silenzio, sull’onda degli eventi, ora sono il presidente della Regione Sergio Chiamparino e il sindaco di Sestriere Valter Marin a condurre le danze.

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Marin, che è pur sempre un amministratore della Lega, ha mosso i suoi canali di partito - contattando il governatore veneto Zaia - e quelli istituzionali, una girandola di telefonate con Sergio Chiamparino e soprattutto Chiara Appendino, ancora molto scossa dall’epilogo di martedì e molto titubante sull’opportunità di riprendere la discussione.

Niente a che vedere con Chiamparino, da martedì sera in moto perpetuo per riallacciare i rapporti a tutti i livelli ed evitare che Torino e le sue valli siano l’unico territorio escluso dalla partita. Ci crede ancora, nonostante la chiusura drastica del sottosegretario Giorgetti: «La candidatura alle Olimpiadi è definitivamente tramontata per quanto riguarda me e il governo. Ho seguito con serietà la vicenda e a un certo punto ho ritenuto fosse meglio lasciar perdere».

Parole che sembrerebbero chiudere ogni speranza. Invece le montagne olimpiche ci credono ancora. «Non vogliamo stare a guardare», si accalora Marin. «La nostra proposta è di riprendere la discussone e ragionare sulla soluzione a tre fatta, in modo serio, con il giusto equilibrio tra i territori coinvolti e in modo che gli interessi di ciascuno siano tutelati».

Mossa disperata
È la mossa della disperazione, ma si nutre di una convinzione: questa vicenda sta dimostrando che le partite non sono mai chiuse; per dirla con il presidente del Coni Malagò ci sono sempre i tempi supplementari. E all’over time - da qui alla prossima primavera ancora tutto può cambiare - si aggrappa Sergio Chiamparino: «Da parte mia, se l’unica questione è un logo che, garantita la pari dignità delle città, metta Milano all’inizio, credo ci siano tutte le condizioni per riprendere la discussione».

Il nodo resta la sindaca Appendino. Da due giorni è sotto assedio, stretta tra chi accusa lei e la sua forza politica di aver azzoppato la corsa di Torino e chi le chiede disperatamente di mettersi al lavoro per rimediare. I segnali in arrivo da Palazzo Civico sono vaghi. «È falso dire che il tridente è saltato per colpa nostra», spiega la sindaca. «L’errore di fondo è stato provare a costruire una candidatura a tre. Ora se si vuole portare avanti l’ipotesi di Olimpiadi senza fondi statali si chiarisca prima chi mette quanto, altrimenti è da irresponsabili andare avanti. Torino non c’è perché la proposta manca completamente di chiarezza».

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