L’ospite più atteso del dibattito politico al Teatro Parenti di Milano sul libro dell’Istituto Bruno Leoni Cosa succede se usciamo dall’euro?, curato da Carlo Stagnaro, è l’ex governatore della Lombardia Roberto Maroni, che non delude le aspettative.

«La politica di oggi è “dacci il nostro scalpo quotidiano”. Di euro non si parla più perché non serve, ma da gennaio potrebbe tornare al centro del dibattito». Se succederà però, rassicura Maroni, sarà solo a fine strumentale: «L’Italiexit è fuori dall’agenda reale del governo, della Lega e del centrodestra, anche perché quest’ultimo non esiste più. Una volta c’era Berlusconi, che sapeva conciliare tutti, calmare Bossi, mentre ora Salvini vuole realizzare un partito egemone alternativo al Movimento cinque stelle».

«Anche io in questa situazione farei come lui - chiarisce Maroni -. Non so se siamo nella Terza Repubblica, ma certo è un tempo nuovo, con leader diversi rispetto al passato. Politici che cercano molti like sui social network senza risolvere i problemi, per questo non ho nostalgia dell’agone».

L’ex ministro dell’Interno, interpellato da La Stampa, non dà un giudizio sull’operato di Salvini al Viminale: «Chi ha ricoperto questo ruolo non fa commenti sui successori», ma svela ciò che potrebbe accadere da qui alle elezioni europee: «Per fare un gruppo al Parlamento di Bruxelles servono i numeri e questa è l’occasione per presentarsi con un simbolo unico tra certi partiti di vari Paesi. In questo modo Salvini può cambiare simbolo e forse anche nome. Io sono stato con Bossi tra i fondatori della Lega e dunque spero non succeda, ma appunto è un tempo nuovo con leader diversi».

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