Tre giorni sotto torchio degli investigatori. E un provvedimento vaticano di «sospensione temporanea» dal ministero episcopale. Si stringe il cerchio dell’indagine civile ed ecclesiastica attorno al vescovo Franco Mulakkal, accusato di aver stuprato per 13 volte una suora tra 2014 e il 2016.

 

Il vescovo è stato interrogato oggi, 21 settembre, per il terzo giorno consecutivo dalla polizia del Kerala che gli contesta una serie di accuse precise, circostanziate e supportate da prove fattuali. Secondo le prime indiscrezioni, c'è ben poco scampo per il prelato, che rischia l'arresto e il processo, sebbene Mulakkal continui a negare ogni addebito e a professare la sua innocenza.

 

E’ giunta, intanto, la prima riposta ufficiale della Chiesa cattolica: in un comunicato ufficiale, la Conferenza episcopale dell'India ha informato che Papa Francesco ha sollevato il vescovo dalle sue responsabilità pastorali, con una provvedimento di «sospensione temporanea». «Il Papa ha nominato il vescovo emerito dell'Arcidiocesi di Bombay, Agnelo Rufino Gracias, come Amministratore apostolico della diocesi di Jalandhar con effetto immediato», recita il testo. 

 

Come ha riferito il portavoce del Consiglio dei vescovi cattolici del Kerala, Varghese Vallikkattu, la Santa Sede ha preso la decisione in risposta alla lettera di Mulakkal che, in un missiva del 16 settembre, aveva proposto di «farsi da parte temporaneamente».

La Chiesa cattolica indiana ha confermato che il Vaticano sta esaminando le accuse sollevate contro il vescovo e ha già avviato un'indagine ufficiale. Come riferito dal cardinale Oswald Gracias, presidente dell’episcopato indiano, la Congregazione vaticana per l'evangelizzazione dei popoli ha richiesto un rapporto al Nunzio Apostolico in India, studierà le accuse e consegnerà presto le sue raccomandazioni a Papa Francesco.

 

Il cardinale Gracias ha detto che, durante la sua recente visita in Vaticano, ha incontrato il Cardinale Fernando Filoni, Prefetto di “Propaganda Fide”, illustrando la gravità del caso e chiedendo un intervento tempestivo. Ora il Dicastero missionario leggerà con attenzione il rapporto dell’Ambasciatore vaticano in India, l'arcivescovo Giambattista Diquattro, per poi agire di conseguenza, per quanto è nei suoi poteri.

 

Gracias ha aggiunto di aver appreso del caso «solo dai media», notando di non essere stato informato ufficialmente fino all’8 settembre, quando ha ricevuto una copia della lettera della suora vittima degli abusi, che accusava il vescovo Mulakkal. 

 

La sospensione dal ministero è stata accolta favorevolmente dalle religiose e dalla comunità dei cristiani locali che hanno definito il provvedimento vaticano «la prima vittoria» nella drammatica vicenda. Ma, al di là dei provvedimenti strettamente ecclesiali, cresce nella comunità cattolica e nella popolazione la richiesta che anche la giustizia civile e penale faccia il suo corso. I fedeli indiani nei giorni scorsi hanno continuato a manifestare pubblicamente in Kerala per chiedere la rimozione e l'incriminazione del vescovo.

 

Dato lo scandalo suscitato e la mobilitazione della società civile, la vicenda continua a trovare ampio spazio nei mass-media generalisti. Come riferisce il Times of India, il sacerdote indiano Augustine Vattoli, promotore di un forum denominato “Save Our Sisters” (Salvate le nostre suore), ha criticato il governo per il ritardo nell'arrestare il Pastore. Anche gli attivisti della All India Youth Federation, che include studenti di tutte le religioni, hanno organizzato una manifestazione pubblica, perfino bruciando un’immagine di Mulakkal.

 

La protesta si va saldando con il fronte che promuove la tutela della donna nella società indiana. Un gruppo di attivisti e organizzazioni della società civile di Mumbai, nello stato indiano del Maharashtra, sono calati in Kerala per rafforzare il fronte di denuncia al grido di #ChurchToo, che dilaga anche sui social media.

 

«Gli abusi sessuali sulle donne sono un peccato e un crimine che desta indignazione, dolore e vergogna», ha rimarcato il cattolico Dolphy D'Souza, dell’associazione All India Catholic Union, parte di un network che ha lanciato una petizione, raccogliendo firme da inviare alla Conferenza episcopale.

 

Suor Noel D'Souza, religiosa cattolica che aderisce all’Indian Christian Women's Movement, ha auspicato «un volto diverso della Chiesa, fatto di dignità e misericordia», mentre Noorjehan Safia Niyaz dell’organizzazione musulmana “Bharatiya Mahila Andolan” ha ricordato che «le donne di tutte le comunità sono vittime di abusi compiuti dalle autorità religiose». Ma ora, ha detto Niyaz, «le cose stanno cambiando» e, anche grazie a voci come quella della suora che ha avuto il coraggio di denunciare il vescovo, finisce l’omertà. «Le donne continuano ad avere grande fede, ma si rifiutano di accettare l'abuso di potere e la violenza da parte di capi religiosi. Siamo donne di fede, ma siamo anche cittadine di questo paese», ha concluso.

 

 

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