Tre Paesi con grandi somiglianze, ma anche differenze significative. Papa Francesco inizia domani una visita di quattro giorni in Lituania, Lettonia ed Estonia, i cosiddetti Stati Baltici, tra loro confinanti e con una storia simile. Divennero indipendenti dopo la Prima Guerra mondiale e hanno sofferto per anni (1940-1991) sotto il regime comunista sovietico. Ma mentre la Lituania ha una larga maggioranza cattolica, il luteranesimo prevale in Lettonia ed Estonia. La visita del Papa coincide con i cento anni dall’indipendenza delle tre repubbliche. Secondo l’arcivescovo di Riga, monsignor Zbignev Stankevičs, il fatto che il Papa visiti questi Paesi proprio quest’anno rappresenta una coincidenza. L’arcivescovo lettone afferma che durante la pianificazione della visita del Papa, si è tenuto particolarmente conto del 25° anniversario della visita di Giovanni Paolo II. «Per Francesco questa è la data più importante. Siamo fortunati con il timing, i nostri politici sono ovviamente contenti di questa coincidenza. Il Vaticano ha sempre sostenuto l’indipendenza dei nostri Paesi».

La Lettonia sarà visitata dal Papa dopo la Lituania. In quale stato si trova il Paese dal punto di vista socio-politico?

«La Lettonia è pienamente integrata nell’Unione Europea e nella Nato ed è anche membro dell’Organizzazione mondiale del commercio. Ci sono grandi differenze di reddito tra la capitale e le zone rurali. Un notevole problema è rappresentato dall’emigrazione. Abbiamo perso un terzo dei nostri residenti negli ultimi 25 anni. Alla fine dell’oppressione comunista vivevano qui 2,7 milioni di persone, ora sono meno di 2 milioni. La ragione dell’emigrazione è principalmente di natura economica. Un ulteriore problema è il tasso di natalità, che è inferiore al numero di morti. Stiamo ancora cercando risposte a questo problema. In Estonia e in Lituania le cose stanno migliorando, stiamo cercando di trovare una risposta».

Le tracce dell’occupazione comunista sono ancora tangibili?

«Purtroppo sì. Il significato della propria dignità personale è fortemente distorto. Questo vale anche per il senso di responsabilità, l’imprenditorialità e l’iniziativa personale. Durante il comunismo c’era una mentalità secondo la quale tutto era di tutti. Tutti dovevano lavorare, ma a tutto veniva provveduto. Le persone erano abituate a eseguire solo degli ordini, non erano autorizzati a fare nulla di propria iniziativa. Dopo la caduta del comunismo, le persone si sono dovute prendere cura di se stesse. Non tutti sono riusciti ad adattarsi a questo. Nella mia generazione si nota ancora una mancanza di imprenditorialità e di iniziativa. Molte persone non sono riuscite a riprendere il controllo della propria vita dopo il crollo del comunismo e fino ad ora. Fortunatamente, i giovani si stanno gradualmente staccando da questo problema».

Qual è la situazione della Chiesa cattolica?

«La maggior parte dei Lettoni ha rispetto per la Chiesa cattolica. I cattolici non sono la maggioranza, ma attualmente si trovano in una buona posizione. Un buon numero di sacerdoti è stato ordinato negli ultimi 25 anni. Abbiamo più preti di mezza età e giovani rispetto ai preti più anziani. Quasi un terzo dei nostri sacerdoti sono missionari stranieri. Abbiamo “importato” sacerdoti da vari ordini religiosi e movimenti. Ho optato per questa scelta nella nostra diocesi. Il loro arrivo è un arricchimento per la nostra Chiesa».

In Lettonia, oltre il 30% è luterano il 25% cattolico e meno del 20% ortodosso. Sono presenti anche altre Chiese protestanti. Come è la collaborazione reciproca?

«Il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, ha visitato il nostro Paese due anni fa e ha detto: “Non ho mai visto una così buona cooperazione ecumenicaˮ. Viviamo in pace e difendiamo gli stessi valori. Ecco perché i valori cristiani sono fortemente presenti nella nostra Costituzione, anche nel "Preambolo". Dal 2005 abbiamo la definizione di matrimonio come unione tra uomo e donna. Abbiamo anche una legge che vieta la propaganda immorale nelle scuole. Questi sono esempi degli sforzi congiunti delle varie Chiese cristiane. Non siamo in maggioranza e dobbiamo lavorare con gli altri cristiani. Uniamo le forze. Siamo diversi, ma nonostante la diversità, siamo uno».

In particolare, su che cosa si concentrerà questa visita del Papa?

«L’ecumenismo sarà un tema importante. Avremo un’importante celebrazione ecumenica nella cattedrale di Riga, che appartiene ai luterani. Un importante incontro ecumenico con i giovani si svolgerà in Estonia. Ma il Papa incontrerà anche i giovani in Lituania e gli anziani nella nostra cattedrale cattolica».

Quali sono le vostre aspettative?

«Poiché lavoriamo molto bene con gli altri cristiani, mi aspetto che il Papa apprezzi ciò che facciamo, ma anche che ci incoraggi a continuare su questa strada. Ma il Papa viene prima di tutto per incoraggiare i fedeli e far crescere la fede. Questo vale per tutti e tre i Paesi. Rilasciai un’intervista otto anni fa, quando ero appena diventato arcivescovo: il mio obiettivo strategico è la rinascita spirituale della Lettonia. Vedo in tal senso che il Papa ha uno sguardo profetico. Sa bene quali punti deve toccare per liberare energia dallo Spirito Santo in questo luogo. Spero che la sua visita possa dare un impulso in questa direzione per risvegliare lo Spirito del popolo Lettone. Ci mostrerà le priorità per le quali dobbiamo impegnarci, sia a livello sociale che religioso. Ci sono molte iniziative, dobbiamo distinguere e capire quali sono le priorità. Mi aspetto una luce dal Papa».

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* Giornalista del settimanale cattolico olandese Katholiek Nieuwsblad

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