Rocco Casalino, il portavoce del premier Conte, è di nuovo nella bufera. Un suo messaggio audio, reso pubblico ieri, contiene un avvertimento: se il ministero dell’Economia non dovesse trovare i soldi per il reddito di cittadinanza, da parte del M5S scatterebbe una «megavendetta» contro i tecnici che «stanno lì da decenni e proteggono il solito sistema e non ti fanno capire dove poter tagliare»: «Se i soldi non si trovano, per tutto il 2019 ci concentreremo a far fuori questi pezzi di m... del Mef». Un messaggio dirompente, che scatena una dura reazione delle opposizioni, con il Pd in prima fila a chiedere le dimissioni di Casalino. «Incompatibile con il suo ruolo», taglia corto l’ex premier Paolo Gentiloni. «Le purghe del M5S ricordano Stalin, la Lega li fermi», tuona Antonio Tajani di Forza Italia. Ma il Movimento difende il «suo» portavoce (per anni ha gestito la comunicazione del gruppo al Senato) e ribadisce il contenuto del messaggio: «Nei ministeri c’è chi ci rema pesantemente contro».

Pentastellati uniti

A difesa di Casalino si schiera Luigi Di Maio con una lettera ai parlamentari in cui rincara la dose: «Il sistema ha messo nei gangli fondamentali dello stato dei servitori dei partiti». Elogi a non finire per i comunicatori del M5S per il lavoro svolto «mentre tv e giornali ci censuravano». «Oggi loro sono sotto attacco ma non possono difendersi», attacca Di Maio. «I media vigliacchi colpiscono loro per fermare la nostra avanzata». Il vicepremier chiede ai direttori «che ci fanno la morale» di tirare fuori vecchi messaggi di portavoce di Renzi, Berlusconi o Salvini. Ancora più duro Alessandro Di Battista: «Se i tecnici ci mettono i bastoni tra le ruote vanno cacciati all’istante». E ancora: «Violenza è utilizzare i giornali non per informare ma per bloccare a ogni costo un movimento». Anche il presidente della Camera Roberto Fico si schiera con i suoi: «È assurdo che i giornalisti facciano uscire le proprie fonti».

Il ministro dell’Economia Giovanni Tria esprime «piena fiducia» ai dirigenti e alle strutture tecniche del ministero e «apprezzamento per il lavoro che stanno svolgendo a sostegno dell’attuazione del programma di governo». Fonti del Mef ricordano come «le decisioni di spesa toccano alla politica, non ai tecnici».

Nel M5S si leva la voce critica della senatrice Elena Fattori che giudica «orribili» le parole di Casalino e denuncia il rischio di «creare un potere extraparlamentare ombra che di fatto gestisce il Parlamento» senza neppure il limite dei due mandati. La colpa di questo «strapotere» dei comunicatori, spiega, non è di Casalino e soci «ma di chi questo grande potere glielo lascia. Su questo il Movimento deve interrogarsi».

Secondo il M5S, l’audio incriminato era stato spedito via WhatsApp a due giornalisti dell’Huffingtonpost. Che replicano negando di averlo diffuso. E il direttore Lucia Annunziata scrive a Conte: «Portiamo tutto davanti a un giudice». Il deputato Pd Luciano Nobili accusa il M5S di autosabotaggio: «Loro hanno diffuso l’audio, cercano alibi perchè non riusciranno a fare il reddito di cittadinanza».

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