A fine estate, un’ultima grazia. Non solo il prolungarsi delle giornate di sole, ma la bellezza di nuovi incontri. Arrivi a toccare l'essenziale che entra nell'anima con la scansione delle ore della giornata. «Andiamo a letto come le galline e ci alziamo come i galli», dice sorridendo la monaca sagrestana. Assai prima del canto del gallo le monache trappiste di Vitorchiano, nei pressi di Viterbo, rispondono al primo tocco della campana. Non è particolarmente difficile svegliarsi alle 3 del mattino, se la Compieta è alle 19 e vai a letto verso le 20.

La schiera delle settanta e più monache disposte in due file negli stalli della chiesa del monastero ha la solennità e l'evidenza di un popolo. Spuntano alcuni veli bianchi e qualche vestito normale che distinguono le giovani novizie e le postulanti. Presto una decina di monache andrà in Portogallo per una nuova fondazione che si aggiunge alle 7-8 già realizzate in vari continenti.

Nella foresteria del monastero tutto è ordinato e composto al millimetro, gli oggetti della camera e quelli della sala da pranzo. Sei coinvolto per la pulizia e l’ordine: le tre chiavi per l’accesso ai vari locali, i bidoncini distinti per le pulizie, gli orari e la campanella di avviso delle ore di preghiera, i libretti e i fogli per la celebrazione delle ore.

Prima della messa ecco le sàpide confidenze e le dritte dell’anziano monaco celebrante, fiammingo: «A cinque anni mia mamma mi ha insegnato a lavarmi le mani da solo, e ancora faccio così nella messa» (non vuole essere aiutato all’offertorio), «quando sbagliate nelle celebrazioni, cercate di farlo con solennità...».

Nel ritmo delle sette “ore” della preghiera corale, la giornata trascorre tra lavoro e silenzio, con il privilegio di qualche dialogo personale. Vivere per Cristo, nella sua compagnia esteriore e interiore, ricompone la struttura della persona, ne segna il destino, provoca tutte le energie e apre il cuore alla felicità.

Entrando appena nel tessuto di queste vite consacrate a Dio, sorge l’impulso a sollecitare i cristiani a conoscere e visitare luoghi nei quali la fede è proclamata e vissuta. Oggi il deserto d’ignoranza non riguarda più solo la conoscenza dei contenuti della fede ma si allarga nel vuoto di esperienza, come se il cristianesimo non vivesse più da nessuna parte e Cristo fosse sprofondato nella buca del sepolcro. Andate a vedere dove la fede vive, dove ci sono ancora mura che custodiscono una Presenza, dove i campi arati fioriscono con il lavoro di mani e macchine che lodano il Signore, dove la fede diventa forma di vita personale e comunitaria, interiore ed esteriore.

Visitate santuari dove si riconosce l’intervento di Dio e dove il popolo di Dio ancora prega. Riconoscete luoghi di esperienza vissuta come la Cittadella di Loppiano, come il Meeting di Rimini, come la Comunità Giovanni XXIII di don Benzi. Visitate luoghi di cura e assistenza e incontrate famiglie e persone dove si prega, si ama, si vive la fede e l’amore a Gesù spalancando cuore e porte al mondo. Nel disfacimento dell'umano, nello spappolamento della società civile e del popolo cristiano, Cristo ancora vive e attrae.

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