Dalla Colombia al Congo, dal Congo alla Colombia. Un curioso caso diplomatico quello che riguarda il Paese africano e il Paese sudamericano, dove si potrebbe parlare quasi di uno “scambio” di nunzi se non fosse che la rappresentanza pontificia nella Repubblica Democratica del Congo di fatto rimane ufficialmente vacante.

La notizia di oggi, comunicata con un bollettino della Sala Stampa vaticana, è che il Papa ha nominato come nuovo nunzio in Colombia l’arcivescovo argentino Luis Mariano Montemayor che dal 2015 era suo rappresentante in Congo, incarico effettivamente cessato verso la fine di febbraio e l’inizio di marzo 2018, quando il presule era stato richiamato a Roma dopo esser stato dichiarato «persona non gradita» dal governo a causa di una sua eccessiva esposizione, pubblica e mediatica, contro il presidente Joseph Kabila, contestato dai vescovi congolesi e dalla popolazione.

In Congo Papa Francesco aveva quindi inviato il 6 luglio scorso monsignor Ettore Balestrero, fino a quel momento rappresentante pontificio proprio in Colombia. Ma Balestrero non era stato inviato in sostituzione al nunzio bensì «per il disbrigo degli affari della Nunziatura apostolica a Kinshasa». Inoltre nel bollettino vaticano di luglio - che non dava alcun tipo di informazione dettagliata sulla questione - il 51enne arcivescovo genovese veniva indicato come «finora rappresentante pontificio in Colombia». Proprio quel «finora» dell’ultima riga chiariva che Balestrero, ex sottosegretario della Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato vaticano, cessava l’incarico in Colombia.

Montemayor non avrebbe potuto far ritorno nella Repubblica Democratica del Congo dopo lo “sgradimento” espresso dal governo di Kabila nei suoi confronti. Quel governo che l’ex nunzio aveva definito, in occasioni pubbliche e private, «predatore» e «ossessionato dal denaro», divenendo così un bersaglio del regime al punto di essere richiamato dal Vaticano.

L’arcivescovo argentino aveva anche sostenuto insieme alla Conferenza episcopale congolese (Cenco) le marce pacifiche dei cattolici di inizio gennaio 2018 che protestavano contro Kabila per non aver rispettato il cosiddetto Accordo di San Silvestro che prevedeva elezioni democratiche per la fine del 2017, al fine di superare l’empasse politico dopo che il secondo e ultimo mandato del presidente era già scaduto da un anno. Il nunzio, dopo aver spedito una circolare ai vescovi del Paese per denunciare la repressione nel sangue delle diverse manifestazioni, alcune di strada, molte semplicemente di preghiera nelle parrocchie, aveva inoltre dichiarato di voler procedere ad una raccolta di testimonianze per elencare gli abusi commessi il 31 dicembre e incitato i cattolici a mobilitarsi per una eventuale seconda manifestazione.

Gesti indubbiamente di grande coraggio, ma che hanno finito per compromettere il suo ruolo di diplomatico. Tanto che la rottura con il governo non ha tardato ad arrivare, seguita dal richiamo a Roma, anche perché lo stesso nunzio aveva dichiarato di temere per la sua stessa vita. Montemayor tornerà quindi nella “sua” America Latina dove dovrà gestire il rapporto della Santa Sede con il nuovo governo colombiano, guidato dal presidente Iván Duque, in carica dal 7 agosto scorso, il quale ha già annunciato che incontrerà il Papa il prossimo 22 ottobre per un’udienza privata in Vaticano.

La nunziatura nella Repubblica Democratica del Congo in questi ultimi quattro mesi è stata retta per gli affari correnti da monsignor Rastislav Zummer, chargè d’affaires alla sede di Kinshasa, fino all’arrivo a metà luglio di Balestrero che - va ricordato - aveva comunque concluso i cinque anni dell’incarico assegnatogli nel febbraio 2013 da Benedetto XVI, in quello che fu uno dei suoi ultimi atti di governo.

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