La città di Alba ha ospitato, oggi (venerdì 28 ottobre) un simposio medico che ha portato nella città piemontese alcuni fra i più affermati urologi italiani provenienti da Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria. Obiettivo fare il punto sulle più avanzate tecnologie biomedicali per il trattamento dell’Ipertrofia Prostatica Benigna, patologia maschile che nel solo 2017 è stata diagnosticata a oltre 7 milioni di uomini italiani, anche sotto i 50 anni.

Tema centrale dell’incontro il laser verde Greenlight, una soluzione terapeutica d’avanguardia che consente di effettuare interventi salvaprostata senza ricorrere alla chirurgia tradizionale. Anche per questo, senza nulla togliere al rigore medico-scientifico, il Simposio è stato intitolato “Langa in Green”, sia per un doveroso omaggio al territorio, sia per ricordare che la tecnologia del laser verde sta portando una autentica rivoluzione nel settore dell’urologia e della medicina moderna, a beneficio della salute maschile e dei pazienti.

Promotori e Responsabili scientifici dell’incontro il Primario di Urologia dell’Ospedale San Lazzaro di Alba, dottor Giuseppe Fasolis, e il dottor Francesco Varvello, dirigente medico del medesimo Ospedale.

Relatori, con testimonianze sulla pratica clinica quotidiana, alcuni fra i massimi esponenti dell’urologia provenienti dagli Ospedali di Alba; Molinette e Cottolengo di Torino; Cuneo; Novi Ligure; Asti; Aosta; Sarzana; Galliera ed Evangelico di Genova. Le Regioni Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria sono infatti quelle che in misura crescente hanno adottato la tecnologia del raggio verde “Greenlight” riducendo, progressivamente, il numero degli interventi più invasivi di chirurgia tradizionale (TURP-resezione endoscopica dell’adenoma prostatico; ATV- adenomectomia chirurgica open)

Dall’introduzione di questa tecnologia, all’Ospedale S. Lazzaro di Alba sono stati effettuati circa 400 interventi con il laser verde arrivando, progressivamente, alla completa sostituzione delle tecniche utilizzate in precedenza e oggi eseguite in misura residuale.

Va ricordato che l’Ipertrofia Prostatica Benigna (patologia non tumorale che comporta l’ingrossamento anomalo della prostata) si colloca oggi come il disturbo urologico più diffuso (è stata diagnosticata a 7 milioni di uomini italiani nel 2017, di cui 8% dai 30 ai 40 anni, 50% fra 50 e 60 anni e, addirittura, 8 uomini su 10 oltre gli 80 anni) - E’ una condizione che può stabilizzarsi ma che nel, 30% dei casi, può diventare una patologia progressiva , destinata a peggiorare nel tempo. Se non adeguatamente trattata, può provocare danni permanenti alla vescica che arriva, in casi estremi, a perdere la capacità di contrarsi e - quindi - di svuotarsi.

Quanto alle terapie disponibili, le prime sono, in genere, farmacologiche (farmaci alfa-bloccanti, inibitori della 5-reduttasi; trattamenti fitoterapici). Quando però i trattamenti farmacologici non sono efficaci, è necessario ricorrere all’intervento chirurgico tradizionale (TURP o ATV) oppure, in misura crescente, al trattamento con il raggio laser, in particolare il laser verde (Greenlight™) in grado di vaporizzare e coagulare il tessuto ostruente adenomatoso, una caratteristica che, oggi, differenzia questo laser da tutti gli altri presenti nel mercato.

Commenta in proposito il dottor Giuseppe Fasolis, Responsabile scientifico di Langa in Green: “Greenlight è una tecnologia biomedicale molto evoluta la cui efficacia è riconosciuta da tempo. Viene impiegata per ottenere la vaporizzazione del tessuto prostatico in eccesso e ostruente, che viene trasformato in bollicine di vapore e particelle microscopiche. Tecnicamente, può essere spiegata in questo modo: il raggio di luce sprigiona energia ad una specifica e dedicata lunghezza d’onda, altamente assorbita dall’emoglobina presente nel sangue: non solo il tessuto in eccesso viene asportato ma, grazie all’esclusiva proprietà di coagulazione, è possibile controllare in modo rigoroso il sanguinamento, un fattore che permette la dimissione del paziente in tempi molto rapidi.

Il laser verde è, infatti, l’unico nel settore dotato di un elevato potere emostatico che permette di trattare anche pazienti ad elevato rischio emorragico; è inoltre comprovato che l’utilizzo di questo laser riduce notevolmente i rischi di complicanze postoperatorie, insite in qualsiasi intervento chirurgico, un aspetto non di poco conto quando si considerino pazienti con situazioni complesse, molto anziani, ecc.

“Negli ultimi due anni” prosegue il dottor Fasolis “presso il nostro Ospedale abbiamo impiegato questa tecnologia anche per effettuare la cosiddetta procedura Greenlep, cioè l’enucleazione dell’adenoma e la sua successiva “morcellazione” ( frammentazione).

Suffragata da numerosi studi clinici internazionali la terapia è stata inserita nelle linee-guida dell’Associazione Europea di Urologia, e prestigiose organizzazioni europee come l’inglese NICE (National Institute for Clinical Excellence che valuta l’efficacia degli interventi medici) e la tedesca G-BA (Gemeinsame Bundesausschuss che determina i livelli dei rimborsi in ambito sanitario) ne hanno certificato l’efficacia rispetto alla chirurgia tradizionale.

In sintesi, quindi, la bassa invasività e il ridotto rischio di complicanze, la breve degenza postoperatoria, la rapida ripresa delle attività ampiamente legittimano il crescente utilizzo della tecnologia con il laser verde nella pratica clinica quotidiana e l’elevato indice di gradimento da parte dei pazienti.

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