«Frate Francesco promette obbedienza e ossequio al signor Papa Onorio e ai suoi successori canonicamente eletti e alla Chiesa romana. E gli altri frati siano tenuti a obbedire a frate Francesco e ai suoi successori»: echeggiano queste parole della Regola bollata del 1223, confermata da Onorio III al «Poverello» di Assisi, nella speciale giornata di preghiera che i laici francescani d’Italia vivranno il 4 ottobre, in occasione della festa del Santo, per «esprimere vicinanza e affetto a Papa Francesco», sotto attacco. 

 

A prendere posizione in una lettera indirizzata e consegnata brevi manu al Pontefice, è l’Ordine francescano Secolare d’Italia, il braccio laico della Famiglia francescana, che riunisce i laici, le famiglie, i giovani che si spirano al carisma del Poverello di Assisi e condividono la scelta di vita evangelica con i frati del Primo Ordine e le Clarisse del Second’Ordine, con la missione di incarnare i valori cristiani e la spiritualità francescana nella società, nel lavoro, nella politica. 

 

Mentre i mass-media rilanciano il nuovo comunicato dell’ex nunzio apostolico Carlo Maria Viganò, che continua ad attaccare il Pontefice sulla base di informazioni ambigue e tendenziose, i francescani, da battezzati e credenti che professano la fede in Cristo e usano la ragione, nella missiva firmata dalla presidente nazionale Paola Braggion riconoscono il «delicato servizio» a cui il Papa è stato chiamato per «rendere sempre di più la Chiesa segno visibile e testimone di amore e carità agli uomini». 

 

E rilevano: «Le fatiche e le resistenze che Lei sta incontrando nel servizio a cui la divina Provvidenza l’ha chiamata, sono il chiaro segnale che questa è la strada giusta. Infatti è la porta stretta del Vangelo, in cui cementiamo nel fuoco della carità e nelle prove della vita, la presenza ed il sostegno del Signore via, verità e vita».

 

I francescani ci tengono a ringraziare Papa Francesco «per la testimonianza che sta donando a noi e alla Chiesa intera» e assicurano «un costante ricordo nella preghiera, e l’obbedienza al magistero petrino». 

 

Per ribadire il loro sostegno incondizionato al Vicario di Cristo e «l’essere Chiesa» – se il Papa si sfiducia come il capo di una corporation, la natura stessa della Chiesa viene meno – i francescani secolari e i giovani della Gioventù Francescana vivranno «un momento particolare di preghiera per Lei nel giorno della festa di San Francesco d'Assisi, nostra guida verso il Signore, modello di obbedienza al Papa e di amore profondo per tutta la Chiesa», scrivono, annunciando che saranno presenti, con questo stesso spirito, all’Udienza generale con Papa Francesco il prossimo 31 ottobre.

 

I francescani ricordano che nel suo Testamento, scritto a Siena nel 1226, il Santo di Assisi chiede ai frati che «sempre amino la santa madre Chiesa» e «sempre onorino e siano sottomessi e obbedienti e fedeli al Papa». In questo, osservano oggi i laici che si ispirano al Poverello, «san Francesco si differenziò dai molti riformatori del suo tempo, proprio per la sua fedeltà, amore e fiducia nella Chiesa, sposa di Cristo, e nel Papa».

 

Estraneo a ogni atteggiamento polemico verso la gerarchia, Francesco pensò subito a mettere il cammino suo e dei suoi compagni nelle mani del Successore di Pietro e questo fatto, nota Benedetto XVI nel suo discorso del 19 aprile 2009, «rivela il suo autentico spirito ecclesiale. Il piccolo “noi” che aveva iniziato con i suoi primi frati lo concepì fin dall’inizio all’interno del grande “noi” della Chiesa una e universale».

 

È lo spirito che oggi l’Ordine Francescano Secolare – realtà laicale fondata direttamente dal Santo di Assisi per venire incontro alle esigenze delle famiglie che gli chiedevano di unirsi a lui – ricorda a ogni battezzato, in un momento in cui nella Chiesa le polarizzazioni e le divisioni, quelle che il Papa ha riconosciuto come l’opera del Diàbolos, «Colui che divide» – avvelenano le sorgenti e rischiano di distruggere la fede del popolo di Dio. 

 

L’Ordine Francescano Secolare è diffuso in tutte le regioni italiane e include circa 20.000 laici che professano una speciale Regola di vita evangelica, approvata nel 1978 da Papa Paolo VI e di cui ricorre quest’anno il 40° anniversario. I suoi membri sono impegnati nelle strutture secolari, nelle professioni, nelle famiglie, nella società. Non portano «segni distintivi», perché sono convinti che «sono la vita e la testimonianza evangelica a parlare». Possono fare parte dell’Ordine anche preti diocesani e, all’interno, esistono speciali forme di vita consacrata come la comunità novarese delle «Sorelle francescane della Nuova Gerusalemme». 

 

Tra i numerosi santi che ne hanno fatto parte, vi sono Luigi IX re di Francia ed Elisabetta d'Ungheria (che ne sono patroni), ma anche Tommaso Moro e Carlo Borromeo, fino a Benedetto Cottolengo, Vicenzo Pallotti e Giovanni Bosco. Tra i papi, Pio XI e Giovanni XXIII; tra i laici impegnati, Robert Schuman (tra i fondatori dell'Europa unita), i coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, Giuseppe Toniolo e Giorgio La Pira.

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