«Su un totale di 5.144.440 stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2018, i musulmani sono poco meno di 1 milione e mezzo, pari al 28,2% del totale degli stranieri. I cristiani complessivamente sono il doppio, quasi 3 milioni, in aumento di circa 50 mila unità negli ultimi due anni. Ne consegue che, nel complesso, il 57,7% dei cittadini stranieri residente in Italia è cristiano». È questo uno dei dati più significativi del Rapporto immigrazione 2017-2018, curato da Caritas insieme a Fondazione Migrantes e presentato a Roma, nella sala Marconi della Radio Vaticana a due passi da San Pietro. Hanno preso parte all’evento diversi studiosi, giornalisti, personalità; per la Caritas è intervenuto il direttore di Caritas italiana, don Francesco Soddu, e per la Fondazione Migrantes il presidente monsignor Guerino di Tora. 

 

Il dato sull’appartenenza religiosa degli stranieri residenti in Italia, smentisce uno dei tanti luoghi comuni su cui è stata costruita la paura del migrante, con responsabilità della politica e dei media. E in effetti uno dei temi principali del Rapporto è quello relativo alla necessità di costruire “un nuovo linguaggio” per parlare del fenomeno migratorio nel momento in cui, come ha osservato il ricercatore Simone Varisco, «la disinformazione ha assunto una dimensione di massa», passando dai media tradizionali ai social network. Capovolgere questa lettura univoca, fondata sull’emergenza sbarchi, la criminalità, la paura dell’altro, il legame con li terrorismo e il fondamentalismo islamico, e aprirsi a una interpretazione critica, problematica, fatta di aspetti postivi e negativi, di ciò che rappresentano realmente le migrazioni, è uno degli obiettivi della ricerca presentata quest’anno.

 

Sempre nell’ambito religioso per esempio, il dato va letto nel dettaglio, poiché di questo 57% di cristiani, la maggioranza è composta da ortodossi (1,6 milioni, dei quali quasi 1 milione rumeni) mentre 1,1 milioni sono gli stranieri residenti cattolici (tra coloro che migrano dall’Europa orientale soprattutto albanesi, una minoranza di rumeni e polacchi; filippini tra coloro che migrano dall’Asia, ecuadoriani e peruviani fra i latinoamericani). Si tratta di tendenze riscontrabili già da anni che si sono rafforzate e stabilizzate fino a ridisegnare almeno in parte la geografia religiosa del Paese che diventa sempre più multiconfessionale, senza contare i cambiamenti indotti nella stessa fede cattolica dalla presenza di altre comunità nazionali provenienti non solo da altri Paesi, ma addirittura da continenti lontani. 

 

Altri dati, poi, aiutano a comprendere per quali ragioni le migrazioni si sono trasformate negli ultimi anni in un territorio di conflitto sociale, mediatico e politico così acuto. Se nel 2017 si contavano nel mondo 257 milioni di migranti, va registrato pure come dal 2000 al 2017 il numero delle persone che hanno lasciato il proprio Paese di origine è aumentato del 49%. Dunque un fenomeno che, in meno di vent’anni ha assunto un’accelerazione clamorosa. Nel 2017 i migranti rappresentavano il 3,4% dell’intera popolazione mondiale, rispetto al 2,9% del 1990. E ancora, è significativo che «nel 2017 l’Asia ospita il 30,9% dei migranti mondiali, seguita da Europa (30,2%), America del Nord (22,4%), Africa (9,6%), America Latina (3,7%) e Oceania (3,3%). Secondo le stime dell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (Oim) nel 2015 la quota dei migranti irregolari sul totale dei flussi internazionali ammontava al 10-15%». In Europa il numero di migranti presenti nel continente, è passato dai 2,1 milioni del 2000, ai 38,6 milioni del 2017, un bel salto indubbiamente. 

 

L’Italia, con oltre 5 milioni di immigrati regolarmente residenti sul proprio territorio (8,5% della popolazione totale) si colloca al 5° posto in Europa e all’11° nel mondo. Secondo l’Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite, tra il 1° gennaio e il 31 agosto 2018 tuttavia è sbarcato sulle coste del nostro Paese l’80% di migranti in meno rispetto allo stesso periodo del 2017. Al contempo va detto che, a sorpresa, l’Italia ha il record europeo di acquisizione della cittadinanza (circa 146mila nel 2017) mentre la scuola sta facendo un gigantesco lavoro di integrazione dei figli degli immigrati. È la fotografia di una società che, pur nella temperie di un conflitto a volte asprissimo e in un dibattito dominato non di rado dalle fake news, sta cambiando vorticosamente. 

 

Nel XXVII Rapporto Immigrazione, non mancano per altro i riferimenti al magistero del Papa e al ruolo svolto dalla Chiesa in questi anni sul fronte della solidarietà e dell’accoglienza, del contrasto alle politiche della xenofobia e del razzismo. In questo senso, rilevante è anche l’intervento – contenuto nel dossier - di padre Fabio Baggio, sottosegretario del dicastero vaticano per il Servizio dello sviluppo umano integrale. «La realtà – scrive padre Baggio – è fatta anche di mani tese, di porte aperte, di salvataggi coraggiosi e di generosa ospitalità». «Ecco allora che nei migranti e rifugiati che intraprendono “i viaggi della speranza” possiamo leggere anche l’opportunità di restaurare quella solidarietà che rappresenta un dovere di civiltà e parimenti un imperativo cristiano». «Allo stesso modo – prosegue - la sfida costituita da una narrativa migratoria sostanzialmente negativa e dalla strumentalizzazione politica del timore verso lo straniero può offuscare l’opportunità che, in un’ottica squisitamente teologica, i migranti e i rifugiati ci offrono di riscoprire il valore sommo della relazionalità e dell’alterità volute dal Creatore come tratti distintivi di ogni essere umano e condizioni essenziali della sua piena realizzazione».

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