Minimi distinguo, piccole sfumature. Nulla che potesse anche solo lontanamente scalfire il via libera alla ricandidatura di Chiamparino da parte del Pd: praticamente un plebiscito.

È accaduto ieri sera, quando la direzione regionale del partito si è riunita per votare un ordine del giorno che la diceva lunga sullo spirito con il quale i dem, al di là dei (pochi) mugugni sotterranei, hanno affrontato la questione: si trattava di votare la candidatura del presidente uscente “come migliore proposta per promuovere il rilancio del Piemonte e del Nord Ovest perché gode di prestigio e consapevolezza, è in grado di allargare la coalizione anche ad un ampio spettro di forze sociali e civili”, etc. Praticamente il salvatore della patria. Di più: l’«Asterix del Piemonte sotto assedio», come lo ha definito Magda Zanoni.

Via libera

È finita come si prevedeva che finisse: voto per alzata di mano e consenso sostanzialmente unanime. Daniele Viotti ha ribadito che a suo avviso le primarie avrebbero rafforzato la candidatura, chiunque fosse stato il candidato. Daniele Valle, dello stesso avviso, ha rimesso sul tavolo il tema del ricambio, in termini di temi e di nomi, delegandolo a Chiamparino: «Ora faccia lui una proposta». Andrea Giorgis, dopo essersi detto sicuro «che questa direzione chiude il confronto e apre una nuova fase», ha avuto l’ardire di ammonire il candidato: «Anche tu, Sergio... basta chiedere conferme e pronunciamenti al Pd. senza il Pd Chiamparino e la coalizione non vanno da nessuna parte».

Scuse presidenziali

I “frisson” della direzione sono terminati lì. Che abbia chiuso la stagione dei mal di pancia è da vedere. Certo è che a questo punto Chiamparino-Asterix è “il” candidato, a tutti gli effetti. Non a caso il presidente, preso atto di avere carta bianca o quasi, ha fatto il discorso dell’investitura, arringando le truppe e concedendo persino qualcosa ai più scavezzacollo tra i dem: «Mi scuso se parlando di mancata riforma della legge elettorale ho usato la parola sbagliata, “vergogna”, nei confronti di alcuni consiglieri regionali , avrei dovuto parlare di “incazzatura”». Non solo: ha convenuto che in campagna elettorale difendere il lavoro dei quattro anni di legislatura non sarà sufficiente («il 7 che mi sono dato era convinto ma dobbiamo indicare nuovi traguardi»). Quanto al ricambio generazionale, «giusto rinnovare le persone, a tutti i livelli».

Chiusi i rispettivi capitoli, ha incassato solennemente il mandato della direzione: «L’ordine del giorno mi onora e mi carica di responsabilità, responsabilità che intendo assumermi. La scelta del Pd si colloca in un contesto nazionale, cercare di vincere in Piemonte è il contributo più utile che posso ancora dare alla sinistra».

Messaggio alle truppe

Tutti ai posti di combattimento. Con una premessa: «Dobbiamo ragionare in un’ottica di vittoria, i singoli aspetti vanno collocati nella direzione di chi vuole vincere. Dove vittoria significa innanzitutto unità. Ecco: a queste condizioni ci sono, perchè sono convinto che ce la possiamo fare».

Che la sfida sarà dura non se lo nasconde nemmeno lui: «Si tratta di opporsi ad un mix di decrescita infelice e un’idea di società che punta agli istinti animali delle persone. Nello stesso tempo, dobbiamo far capire che non siamo il partito dei mercati o dei lupi di Wall Street ma che crediamo nella equa distribuzione dei prodotti della crescita». Applausi. da oggi si fa sul serio.

I commenti dei lettori