Il rapporto tra cristiani e musulmani e la libertà religiosa e di culto quale diritto essenziale e inalienabile che governi e autorità religiose sono chiamati a difendere. Questi i temi centrali affrontati dal segretario per i Rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, nel corso del suo intervento di ieri ad un evento dedicato alla libertà religiosa e alle persecuzioni delle minoranze cristiane tenutosi a margine della 73esima Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York.

«È un fatto storico indiscutibile — ha spiegato monsignor Gallagher — che gli inizi della cristianità siano stati in Medio oriente. Tuttavia, la dura verità è che le vecchie comunità cristiane stanno avendo problemi nella regione della nascita della cristianità. La popolazione cristiana in Medio oriente è calata drammaticamente in questi ultimi anni e, in alcuni luoghi, potrebbe non sopravvivere indipendentemente da quanto profonde siano le sue radici».

Quanto al rapporto tra cristiani e musulmani, il “ministro degli Esteri” vaticano ha sottolineato nel suo intervento che «i cristiani hanno sempre convissuto con i musulmani e sono stati parte del tessuto sociale del Medio oriente. Tale evidente fatto serve per ricordare al mondo ancora una volta che i cristiani hanno tutto il diritto a vivere in pace e libertà. Infatti, per due millenni, le comunità cristiane in Medio oriente hanno attivamente contribuito alle loro rispettive società. Esse erano di grande aiuto nella protezione e nella promozione delle antiche culture nella regione».

Gallagher ha ricordato anche che per un lungo periodo nella storia «cristiani e musulmani hanno vissuto in pace gli uni accanto agli altri, nonostante sporadici casi di violenza basati su una manipolazione politica della religione o dell’appartenenza etnica». Ciò nonostante, «nelle ultime decadi qualcosa ha distrutto questa relativamente armoniosa coesistenza», dando il via a «difficoltà, pressioni, discriminazione e perfino persecuzioni mortali».

Un fatto gravissimo, secondo il segretario per i Rapporti con gli Stati, che non è soltanto una questione religiosa «ma un problema di diritti umani fondamentali». I crimini compiuti contro le minoranze religiose chiedono soprattutto una risposta sul piano pubblico, da parte delle autorità locali: la «protezione» è «una basilare responsabilità degli Stati verso tutti i suoi cittadini indipendentemente dalla razza, dalla religione e dall’appartenenza etnica», ha sottolineato monsignor Gallagher.

Al contempo i leader religiosi hanno la «seria e specifica responsabilità» di «combattere e condannare l’abuso della credenza e dei sentimenti religiosi nel giustificare il terrorismo e la violenza contro i credenti delle altre religioni».

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