«Moltissimi nostri fratelli abbandonano le loro case e le loro terre perché guerre, violenze e povertà rendono impossibile anche solo la semplice sopravvivenza. La pressante questione delle migrazioni non è una sfida solo per i leader politici. Essa infatti investe anche la Chiesa. Ciascuno di noi deve sentirsi interpellato». È quanto sottolinea il cardinale segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, in una intervista ad America Oggi, quotidiano italiano pubblicato negli Stati Uniti. Interpellato sulla questione della gestione dei flussi migratori, il porporato ha detto: «Mi domando spesso se siamo veramente capaci di accogliere lo straniero dal profondo del cuore nelle nostre comunità, nelle parrocchie, nelle case religiose. Papa Francesco continuamente ci richiama all’importanza di accogliere i migranti. Egli, nello stesso tempo, riconosce che non è cosa facile».

Il segretario di Stato sottolinea anche che «il ricordo delle migrazioni avvenute in tempi meno recenti ci insegna quanto grande è stato il contributo che i migranti hanno dato ai Paesi che li hanno integrati. Penso in particolare agli italiani, che hanno collaborato allo sviluppo sociale, culturale ed economico degli Stati Uniti d’America o del Venezuela, per esempio».

Nell’intervista Parolin affronta anche i temi del celibato sacerdotale e del coinvolgimento delle donne nei processi decisionali della Chiesa. Riguardo al primo punto, il cardinale si dice «convinto che occorra oggi interrogarsi se il celibato sia vissuto in tutte le sue potenzialità e se sia apprezzato e valorizzato in ciascuna Chiesa particolare». «L’insegnamento circa il celibato ecclesiastico, che risale alla tradizione apostolica, ha trovato nel corso della storia differenti modalità espressive nella maggioranza delle Chiese cattoliche orientali, dove gran parte dei preti sono già legittimamente sposati» ha ricordato, chiarendo tuttavia che non bisogna aspettarsi «nessun drastico cambiamento su questo aspetto, se non in un’ottica di un suo graduale approfondimento a beneficio del popolo di Dio, e in particolare dell’esigenza principale della fede: l’annuncio del Vangelo all’uomo».

Il più stretto collaboratore del Papa ha invece ribadito la necessità di «individuare modi nuovi e creativi della presenza della donna nella Chiesa. In particolare - ha detto - si avverte il bisogno che le donne siano più coinvolte nei processi formativi e in quelli decisionali». Sempre sulle donne Parolin ha osservato che «in questi ultimi anni, in molti e differenti contesti, si è accresciuta la consapevolezza a riguardo delle violenze subite» da molte di loro. «Resta ancora molto da fare, però, perché ogni donna si senta difesa e sicura» ha affermato, rimarcando che «occorrono interventi di vario tipo, a cominciare da quelli legislativi, ma si tratta soprattutto di riscoprire e valorizzare la specifica dignità della donna e la sua vocazione nella società e nella Chiesa. Forse uno dei modi più efficaci di promuovere tale dignità è l’educazione in famiglia e nella scuola. Nello studio e nell’interazione sociale i giovani possono acquisire il senso del proprio valore e riconoscere la bellezza della complementarietà uomo-donna».

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