«Ma se tutti gli adulti siriani se ne vanno via, chi libererà il mio Paese come hanno fatto i partigiani in Italia?». A chiederselo è Ahed, un bambino siriano di 9 anni, residente in Barriera di Milano, al termine di una visita nella sede di Istoreto, al Polo del ’900, dove sono custoditi documenti, diari e taccuini sulla Resistenza e la Seconda Guerra Mondiale. Ahed e altri trenta bambini, tra i 5 e gli 11 anni, hanno partecipato a un progetto dell’associazione «Atelier Héritage» in collaborazione con Istoreto (l’Istituto storico per la Resistenza) che è durato quasi un anno.

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I bimbi hanno visitato il centro di via del Carmine 13, hanno dialogato con il direttore Luciano Boccalatte, e hanno lavorato su alcuni documenti . Si sono immedesimati nella storia di una bimba ebrea. Elena Ottolenghi aveva 9 anni quando nel giro di pochi mesi si è trovata da essere felicemente la prima della classe in una scuola che era la sua seconda casa a sentirsi respinta ed esclusa con l’introduzione delle leggi razziali. I bimbi hanno riportato quel dolore nelle loro storie quotidiane fatte di inclusione ed esclusione.

I bambini hanno seguito le tracce del grafico e partigiano, Germano Facetti, hanno approfondito la Resistenza, insieme al fascismo e al nazismo, per poi creare insieme una guida di quattro pagine che s’intitola «Istoreto è casa nostra». E’ un opuscolo illustrato in cui i più piccoli hanno raccontato il centro all’interno del Polo del ’900 con parole e disegni, mettendo a fuoco ciò che li ha più suggestionati. Aprendolo si può fare una visita con gli occhi dei bimbi, che si chiedono che senso abbia schedare una persona in base alla razza e che scoprono l’esistenza dei pigiami a righe e dei documenti dei condannati a morte. «Sapevi che spesso le ultime parole dei partigiani - scrivono - erano “viva l’Italia libera”?». Ma a partecipare sono state anche le loro famiglie, coinvolte nel lavoro sia nella condivisione dei temi che nei disegni: una mamma romena e un papà italiano hanno realizzato una delle immagini presenti nella guida. Per qualche genitore il progetto è stata un’occasione per raccontare il proprio passato, o per confrontarsi sulla guerra e sulle migrazioni, che non sono mai cambiate. Come la nostalgia per il proprio Paese.

I piccoli autori, studenti delle elementari tra Barriera di Milano e Aurora, provengono dai Paesi più diversi: Romania, Nigeria, Siria, Cina, Perù, Senegal, Italia, Marocco. E sono stati tutti iscritti alla scuola estiva di «Atelier Héritage», che lavora tutto l’anno in via Baltea 3 organizzando laboratori creativi per imparare a conoscere la città e il territorio. Qualche anno fa avevano già fatto una guida simile, alla scoperta del quartiere Barriera di Milano. «Il progetto li ha aiutati a capire che la storia è uno strumento fondamentale di conoscenza e lettura della contemporaneità - dice Mariachiara Guerra, insegnante precaria, architetta e fondatrice di Atelier Héritage -. Sono stati accesi i riflettori su argomenti importanti come la libertà, la democrazia, il razzismo e la giustizia». Hanno affrontato il tema del diverso negli stessi giorni in cui si parlava di un censimento ai rom, e nella convivenza con l’altro hanno trovato svariate similitudini con il loro presente. «L’iniziativa è un grande esercizio di apertura mentale», aggiunge Mariachiara Guerra.

La guida
La loro guida è suddivisa in cinque tappe, dall’ingresso alla sala lettura di Istoreto, «dalle cui carte - scrivono - è nata la nostra Costituzione». Ogni tappa è associata a una stanza di una casa, per dare un senso di familiarità al luogo. Nel creare l’angolo «uffici» i bambini si sono lasciati ispirare dai disegni del partigiano Germano Facetti, che aveva avvolto il suo taccuino con la stoffa del pigiama a righe, mentre nella «sala lettura» hanno rappresentato i sussidiari della Seconda Guerra Mondiale nei quali si raccontavano le botte dei fascisti agli africani. Gli opuscoli, che hanno per copertina la facciata del Polo del ’900 disegnata da Shata e una scuola elementare del 1938, oggi si possono scaricare sul sito di Atelier Héritage e trovare nella sede di via Baltea 3. Ma a breve saranno messi all’asta. «Vogliamo organizzare una serata - dice Mariachiara Guerra - per raccogliere fondi e donarli alla città di Riace, per il suo rivoluzionario sistema di accoglienza ai rifugiati». Come è rivoluzionario il lavoro di questi mesi dei bambini, che raccontando ai genitori il loro progetto a Istoreto li hanno aiutati a trovare nuovi punti in comune con la città nella quale vivono, con i torinesi, e con la cultura italiana che spesso per loro resta sconosciuta.

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