Siate «uomini dalle mani sempre tese verso i sofferenti, per portare loro il soccorso della fede e della carità». Questo l’incoraggiamento di Papa Francesco ai Rosminiani, ricevuti in mattinata nel Palazzo Apostolico in occasione del Capitolo generale dell’Istituto della Carità. Ricordando come la missione della congregazione si sia «irradiata» negli anni in India, in Tanzania e Kenia, oltre che nell’area degli Stati Uniti d’America e dell’Europa, il Pontefice ha rivolto un particolare pensiero ai confratelli e alle suore rosminiane che operano in Venezuela, «chiamati a testimoniare prossimità spirituale e materiale alla popolazione così duramente provata». 

«È bene che anche il vostro Istituto continui a riflettere attentamente sul proprio carisma e, considerando i frutti che sono maturati nel corso degli anni, possa aprirsi sempre più alle attese della Chiesa e del mondo», ha detto Francesco nel suo discorso. «Con la luce dello Spirito Santo, troverete le vie per proseguire con slancio rinnovato, cogliendo i segni dei tempi, le urgenze sociali e le povertà spirituali e materiali di quanti attendono parole e gesti di salvezza e di speranza». È questa una opera apostolica sostenuta anche dagli “Ascritti”, «chierici e laici che, vivendo nel mondo, desiderano conseguire la perfezione evangelica in comunione con il vostro Istituto. È bene che essi siano resi sempre più partecipi della vostra vita comunitaria», raccomanda il Papa.

Poi, soffermandosi sul tema scelto per il Capitolo “Siate perfetti... siate misericordiosi”, sottolinea che per raggiungere tale obiettivo bisogna «in primo piano la lieta notizia che ogni cristiano è chiamato alla santità, e di percorrere insieme questa strada nella carità». Una prospettiva, questa, che è «un punto focale» dell’insegnamento del beato Rosmini: «La santità e l’esercizio delle virtù non sono riservate a pochi, e nemmeno a qualche momento particolare dell’esistenza. Tutti possono viverle nella quotidiana fedeltà alla vocazione cristiana; i consacrati, in particolare, nella fedele adesione alla professione religiosa». «La santità è la via della vera riforma della Chiesa» che «trasforma il mondo nella misura in cui riforma sé stessa», rimarca Papa Francesco. 

Ancora ricordando l’insegnamento di Rosmini, il Pontefice parla della «supremazia della virtù della carità», che il beato accompagnava «con una forte “fermezza interiore”, intrepido nel “tacere”»: «Il suo esempio - dice - vi sproni a progredire nella fecondità del silenzio interiore e nell’eroismo del silenzio esteriore. Questa è la strada che produce frutti di bene e di santità, la strada che hanno percorso i Santi e che la Chiesa indica ad ogni credente». «È importante altresì - aggiunge - mantenere quella “santa indifferenza” che il vostro fondatore attinse da Sant’Ignazio di Loyola: senza di essa non è possibile attuare un’autentica carità universale». 

Non manca nelle parole del Papa un cenno alla «azione educativa» svolta dai rosminiani: «Essa non si riduce a semplice istruzione, ma è carità intellettuale. Infatti, il centro vivo dell’educazione cristiana è la scienza che viene trasmessa a partire dalla Parola di Dio», sottolinea.

Conclude infine ricordando un’altra raccomandazione che Antonio Rosmini amava ripetere: «Il cristiano dovrà nutrire in se stesso un affetto, un attaccamento, ed un rispetto senza limite alcuno per la Santa Sede del Pontefice Romano». «La fedeltà alla sede di Pietro - evidenzia Papa Francesco - esprime l’unità nella diversità e la comunione ecclesiale, elemento imprescindibile per una fruttuosa missione».

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