Il Parlamento iracheno ha eletto il nuovo presidente, che per convenzione deve essere un curdo. E’ stato scelto Barham Salih, una figura moderata, già premier della regione autonoma del Kurdistan. Salih, 58 anni, ha militato per quasi tutta l’intera carriera politica nell’Unione patriottica curda, il Puk, ed è stato costretto all’esilio ancor giovanissimo dal regime di Saddam Hussein. Ha studiato ingegneria in Gran Bretagna. Sulla scelta del presidente si sono scontrate per settimane le due più importanti formazioni politiche curde, il Puk e il partito dell’ex presidente Massoud Barzani, il Partito democratico curdo, Kdp, che sosteneva un suo esponente, Fouad Hussein.

Le trame di Qassem Suleimani

Alla fine l’ha spuntata il Puk, il più vicino alle posizione iraniane fra i partiti curdi. Salih è però ben visto anche dagli Stati Uniti, tanto che aveva ottenuto il sostegno dell’inviato speciale per la lotta all’Isis Brett McGurk, un uomo chiave nella formazione dei nuovi equilibri politici in Iraq assieme al rivale iraniano, il comandante delle forze speciali dei Pasdaran Qassem Suleimani. Tutti e due hanno lavorato dietro le quinte dal 12 maggio in poi, quando si sono tenute elezioni parlamentari. Dopo la deposizione di Saddam Hussein in Iraq il potere è diviso fra tre principali gruppi etnici e religiosi. Il presidente del Parlamento è un arabo sunnita. Il presidente della Repubblica un curdo, e il primo ministro, la carica più importante, è un arabo sciita.

Il king maker Moqtada al-Sadr

Secondo la Costituzione il presidente ha 15 giorni di tempo per nominare un nuovo premier incaricato. Salih ha invece scelto dopo appena due ore Adel Abdul Mahdi, ex ministro dell’Interno e poi del Petrolio. Il nome di Mahdi è stato indicato dal vincitore delle elezioni, l’imam Moqtada al-Sadr in accordo con il leader delle milizie sciite pro-iraniane Hadi al-Ameri, che è arrivato secondo con il suo blocco elettorale. Mahdi è un premier di compromesso, ben visto sia dagli Stati Uniti che dall’Iran, dove è stato a lungo in esilio e ha partecipato all’organizzazione delle milizie sciite anti-Saddam Hussein.

Il duello Washington-Teheran

Washington però puntava sulla riconferma dell’attuale premier Haider al-Abadi, un alleato sicuro e affidabile. La scelta del presidente Salih e quella del premier Madhi, che può contare sul blocco di 169 voti ottenuti dallo stesso Salih per formare una maggioranza di governo, sono quindi due punti a favore più dell’Iran che degli Stati Uniti. Tanto che i media del Golfo hanno denunciato che l’accordo sul nome del nuovo premier è stato raggiunto dopo un summit segreto fra Moqtada al-Sadr e il leader dell’Hezbollah libanese Hassan Nasrallah, che avrebbe fatto da mediatore.

I commenti dei lettori