Clericalismo, pettegolezzi, mondanità spirituale: tre «pericoli» per la Chiesa. In un videomessaggio inviato in occasione del primo sinodo di Buenos Aires, in corso dal 2017 al 2019 sul tema “Camminiamo insieme”, in preparazione al giubileo per i 400 anni dell’arcidiocesi nel 2020, Papa Francesco torna a battere il chiodo su quelli che identifica come gli ostacoli lungo il cammino della Chiesa.

Un cammino, spiega il Papa al cardinale Mario Aurelio Poli e a tutti i partecipanti al Sinodo nella registrazione (il cui testo è stato diffuso nelle scorse ore), dove ci sono «cose molto buone e cose non tanto buone». Francesco inizia da queste ultime, «così – dice - lascio quelle buone per la fine, come il dessert». 

Primo pericolo è dunque il clericalismo. «Tutti sono popolo di Dio... A volte dispiace quando in una parrocchia l’unica cosa che fanno i fedeli è vedere quello che dice il parroco, e il parroco smette di essere pastore per essere capo. No, tutti», sottolinea Jorge Mario Bergoglio. Gli esempi sono concreti e si vedono quotidianamente: «Nella tua parrocchia, c’è un consiglio per gli affari economici? Nella tua parrocchia, c’è un consiglio pastorale? “No, fa tutto il parroco”. Ebbene, lì siete in puro clericalismo». 

«Guardatevi dal clericalismo che è una perversione nel corpo della Chiesa», ammonisce il Pontefice. «L’intero popolo di Dio, questo è la Chiesa, e tutti camminano insieme. Camminare per trovare ciò che Dio vuole, per manifestare la fede, per rallegrarci con la fede. Allora, primo, il pericolo che c’è sempre nella Chiesa è il clericalismo. Difendetevi!».

Con lo stesso vigore, Francesco nel video punta il dito contro la «mondanità spirituale», denunciata sin dall’inizio del suo pontificato. E cioè «vivere il Vangelo ma con criteri mondani»: «No, il Vangelo si vive con criteri evangelici. Vivere mondanamente... Non so, dico cose un po’ pour la gallerie, ma non dal cuore, con i valori umani che il Signore ci ha dato e con i valori cristiani che ci ha rivelato. Allora, guardatevi dalla mondanità». 

Guardatevi, insiste, dallo «spirito del mondo» che «entra in noi da ogni lato, da ogni lato! “Ora va di moda questo - e tutti lì, dietro quella moda -, ora va di moda quest’altro, ora va di moda pensare così...”. E, dentro questa mondanità, tenete gli occhi aperti, non “bevetevi” qualsiasi cosa», esorta Papa Francesco. 

E stigmatizza in particolare le «colonizzazioni ideologiche», «una parola che a me dice molto». «Colonizzare… noi siamo stati colonia, tutta l’America Latina è stata colonia, l’Africa è stata colonia, l’Asia è stata colonia. Allora sappiamo che colonizzare è che vengono i conquistatori, prendono il territorio e comandano, perché così abbiamo visto nella storia. Ma c’è anche la colonizzazione della mente, la “colonizzazione ideologica”, quando da altre parti t’impongono criteri che non sono né umani né della tua patria, e ancor meno cristiani: questa è mondanità. Vivere ingenuamente». 

Più del clericalismo, più della mondanità, tuttavia, a «debilitare le comunità ecclesiali» sono le chiacchiere, ribadisce Francesco. Quelle sì che sono pericolose: sono «come il morbillo che si diffonde sempre più, e non si può più vivere senza criticare l’altro». «Guardatevi dai pettegolezzi!», è il monito del Vescovo di Roma: «Quante volte sentiamo dire: “Oh, quella signora è molto buona, va ogni domenica a messa, va tutti i giorni a messa, ma è una pettegola”. Bel servizio che fa alla Chiesa una persona così!».

Ma c’è «un rimedio» per non essere pettegoli e chiacchieroni e il Papa lo somministra ancora una volta: «Mordetevi la lingua. Vi si gonfierà, ma così guarirete. E quando hai voglia di fare un commento, di criticare qualcuno, anche solo di fare un’insinuazione, morditi la lingua e chiedi a Gesù di toglierti questo vizio». 

«Noi portegni – scherza il Papa con i suoi spettatori argentini - siamo pettegoli, ma non solo noi, ovunque. Ma noi siamo pettegoli con una certa brillantezza».

Augurio del Pontefice è quindi «che in questo cammino sinodale ognuno faccia lo sforzo di non dire mai una parola, un commento che sminuisca l’altro». «Difendetevi» da questi «tre pericoli» che incontrerete in questo cammino» che è invece «d’incontro, di ascolto e di riflessione», insiste. «Difendetevi da essi. “Va bene Padre. E ora, quali sono le certezze?”. Le certezze non le puoi avere prima del cammino; non c’è assicurazione sulla vita, non c’è assicurazione sul cammino per questo. Ogni giorno devi porti dinanzi a Dio e camminare. “Sì, ma, con quale certezza, padre, lo faccio?”». 

Di certezze ce ne sono due: sono «infallibili», assicura Bergoglio: «primo, le beatitudini. Le beatitudini, quali sono? Sarei tentato di chiedervi di dirle a voce alta. Penserò male, ma credo che neppure la metà dello stadio le conosca a memoria. Le beatitudini... prendi il Vangelo di Matteo e leggile. E se le vuoi più brevi prendi quello di Luca, che lì sono più brevi; ma lo spirito è lo stesso; lo spirito delle beatitudini». 

L’altra certezza è poi «leggere il protocollo in base al quale saremo giudicati», ovvero «le opere di carità» riportate in Matteo 25: «Bisogna ascoltarle come le dice il Signore. Leggete tutti i giorni - quelli che vogliono camminare in sinodo - leggete tutti i giorni le beatitudini, e Matteo 25, e così sarete certi», ripete Papa Francesco. 

«Cammino, non state fermi, camminate per incontrarvi, per ascoltarvi, per riflettere insieme», conclude. «Difendetevi dal clericalismo, dalla mondanità e dal pettegolezzo. E rafforzatevi con le beatitudini e con Matteo 25. E tutto ciò con la preghiera, la cosa più importante di tutto quello che ho detto è quest’ultima. Pregare, pregare come Gesù ci ha insegnato. Pregare gli uni per gli altri: per quelli che sono in cammino, per quelli che non vogliono camminare, per quelli che camminano male, per quelli che sono lontani, per la Chiesa arcidiocesana, per l’arcivescovo. Pregare». E «in questo spirito di preghiera, certamente il Sinodo sarà un successo». 

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