La scomparsa

Il 22 giugno 1983 Emanuela Orlandi, 15 anni e figlia di un funzionari del Vaticano, scompare dopo essere uscita di casa. Poche settimane prima, il 17 maggio, era scomparsa un’altra ragazza romana di 15 anni, Mirella Gregori.

La pista dei Lupi Grigi

Il 5 luglio entra in scena un uomo mai rintracciato e ribattezzato dalla stampa come l’ “Amerikano” a causa del suo forte accento anglosassone. L’uomo sostiene di avere in ostaggio Emanuela, di volere una linea telefonica diretta con il Vaticano e di volere, entro il 20 luglio, la liberazione di Mehmet Ali Ağca, l’uomo che aveva sparato al Papa due anni prima. L’Amerikano produce un nastro con la voce di Emanuela. I Lupi Grigi confermano di avere la ragazza. Ma la pista verrà in seguito smentita da Günter Bohnsack, ex ufficiale della Stasi: sarebbero stati i Servizi Segreti della Germania Est a sfruttare il caso Orlandi scrivendo finte lettere per consolidare la pista dei Lupi Grigi al fine di scagionare la Bulgaria dalle accuse sull’attentato a Giovanni Paolo II. Anche Antonio Mancini, pentito della Banda della Magliana, smentì la pista turca nel 2007: “Si diceva che la ragazza era roba nostra, l’aveva preso uno dei nostri”.

La pista Ior

Secondo il Sisde dietro l’Amerikano si sarebbe celato in realtà monsignor Paul Marcinkus, all’epoca presidente dello Ior, la banca vaticana travolta dallo scandalo e dal caso Calvi. Analizzando 34 messaggi dell’Americano i Servizi italiani stilarono l’identikit di una persona che conosceva il latino meglio dell’italiano, di cultura anglosassone, con elevato livello culturale e conoscenza approfondita del mondo ecclesiastico e dei suoi meccanismi.

La pista della pedofilia

Secondo un’altra pista, Emanuela sarebbe finita in un giro di festini a sfondo sessuale in cui sarebbero stati coinvolti esponenti del clero, un gendarme vaticano e personale diplomatico di un’ambasciata straniera alla Santa Sede. La tesi è sostenuta da padre Gabriele Amorth e da un collaboratore di giustizia di Cosa Nostra ma non ha mai trovato alcun indizio concreto.

La pista della Banda della Magliana

Nel luglio 2005 una telefonata mette in relazione il caso Orlandi con la sepoltura dell’ex capo della Banda della Magliana, Renatino De Pedis, sepolto nella basilica di Sant’Apollinare «per i favori che Renatino fece al cardinal Poletti». Nel 2006 il pentito Antonio Mancini conferma di sapere che il rapimento fu opera della banda e di aver riconosciuto nella voce di tal Mario, uno dei primi che chiamò la famiglia dopo la scomparsa, quella di un sicario della banda. Nel 2011 la procura di Roma ha identificato la stessa voce come appartenente a un altro membro della banda.

La pista viene corroborata da Sabrina Minardi, ex amante del boss Renatino De Pedis, che racconta come fu lo stesso De Pedis a eseguire materialmente il rapimento. La ragazza sarebbe stata uccisa e De Pedis si sarebbe poi liberato del corpo. Nel 2011 il pentito Antonio Mancini ha raccontato che il rapimento avvenne affinché la banda ottenesse la restituzione del denaro investito nello Ior attraverso il Banco Ambrosiano. Sarebbe stato lo stesso De Pedis, in seguito, ad allentare la presa sul Vaticano nonostante la non restituzione dei soldi. In cambio avrebbe ottenuto la sepoltura a Sant’Apollinare.

Novembre 2017

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