Delle ossa ritrovate nel pomeriggio di lunedì 29 ottobre 2018 in un palazzo di proprietà della Santa Sede, all'esterno dello Stato della Città del Vaticano, ma comunque protetto dall'extraterritorialità. Il rinvenimento è stato collegato alla possibilità - considerata al momento remota - che si tratti dei resti di Emanuela Orlandi, la figlia quindicenne di un messo pontificio, che abitava con la famiglia in Vaticano e scomparve nel nulla un pomeriggio del giugno 1983. Il sequestro della ragazza, cittadina vaticana, rappresenta uno dei misteri più oscuri negli ultimi decenni. La Procura di Roma, guidata da Giuseppe Pignatone, ha aperto un fascicolo contro ignoti con l'ipotesi di reato di omicidio.

 

Il ritrovamento è avvenuto durante dei lavori di ristrutturazione negli scantinati di un palazzo nel quartiere Salario, in pieno centro di Roma. Si tratta di Villa Giorgina in via Po 27, la nunziatura apostolica presso l'Italia, dove attualmente risiedono l'arcivescovo Paul Emil Tscherrig e il personale di rappresentanza. L'edificio venne lasciato in eredità al Vaticano nel 1949 dall'industriale (e senatore del Regno d'Italia) Abramo Giacobbe Isaia Levi ed è intitolato alla figlia scomparsa in tenera età. L'uomo volle donarla al Papa per ringraziare di quanto era stato fatto per accogliere gli ebrei perseguitati nei conventi della capitale.

Da quanto apprende Vatican Insider si stava scavando circa mezzo metro sotto il pavimento dello scantinato, quando sono emerse le ossa. Villa Giorgina è stata costruita all'inizio del secolo, senza fare le fondamenta su tutto il perimetro, ma soltanto nelle zone angolari e dunque è possibile che i resti siano preesistenti, come pure è possibile che ve ne siano degli altri.

 

Al momento però non è stato accertato né il sesso, né l'età, della persona di cui sono stati rinvenuti i resti, né l'epoca nella quale le ossa erano state occultate e nemmeno si è stabilito se i resti appartengano a una sola persona: ogni collegamento con il caso Orlandi risulta al momento del tutto prematuro.

 

«Durante alcuni lavori di ristrutturazione di un locale annesso alla nunziatura apostolica in Italia», si legge in un comunicato della Sala Stampa vaticana pubblicato nella tarda serata di martedì 30 ottobre, «sono stati rinvenuti alcuni frammenti ossei umani. Il Corpo della Gendarmeria è prontamente intervenuto sul posto, informando i superiori della Santa Sede che hanno immediatamente informato le autorità italiane per le opportune indagini e la necessaria collaborazione nella vicenda». Il Procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, riferisce ancora la nota, «ha delegato la Polizia scientifica e la Squadra mobile della Questura di Roma al fine di stabilirne l’età, il sesso e la datazione della morte».

 

In passato si sono già verificati altri episodi simili. Già in altra occasione infatti in nelle proprietà del Vaticano, durante lavori di restauro, erano state rinvenute delle ossa, e la Santa Sede si era rivolta agli investigatori italiani. I resti ritrovati sono stati subito affidati per le analisi di laboratorio agli esperti scientifica per procedere con le comparazioni. Si potrà dunque verificare in tempi rapidi se le ossa possano essere compatibili con il DNA di Emanuela Orlandi ma anche con quello di Mirella Gregori, un'altra minorenne scomparsa un mese prima della Orlandi. I due casi, in un certo momento, vennero collegati, ma anche quel filone di indagine non approdò a risultati significativi. 

Il confronto del DNA delle ossa con quelli contenuti nei database delle persone scomparse dovrebbe avvenire in tempi abbastanza rapidi, mentre più tempo sarà necessario per il test al radiocarbonio, in grado di datare i resti umani ritrovati nel seminterrato della nunziatura.

 

Fino ad oggi, nonostante molte inchieste, nulla di certo è stato stabilito sulla sorte della ragazza, cittadina vaticana, il cui rapimento si è trasformato in un caso internazionale, con tentativi di depistaggio, emissari di ogni genere, lettere anonime, telefonate alla famiglia Orlandi. Sullo sfondo, un tentativo di far pressioni su Giovanni Paolo II. non si deve dimenticare il contesto di quegli anni. L'arrivo sulla scena del primo Papa originario dell'Est europeo, che con il suoi viaggi in Polonia aveva iniziato a minare le fondamenta del colosso comunista e aveva subito l'attentato del 13 maggio 1981; i traffici dello IOR, la banca vaticana, e i collegamenti con il crac del Banco Ambrosiano e la morte del banchiere Roberto Calvi. Il ruolo della mafia e della Banda della Magliana.

 

Venne chiesta anche la liberazione dell'attentatore che due anni prima aveva sparato al Papa, Ali Agca, in cambio della vita di Emanuela. Ma non esiste una prova certa del fatto che la ragazza sia rimasta viva dopo essere stata rapita nei pressi del Senato, all'uscita da una lezione di flauto. Invano sono stati cercati i suoi resti nella tomba del boss della Magliana Renato De Pedis, sepolto nella basilica di Sant'Apollinare, adiacente alla scuola di musica frequentata dalla Orlandi. Il rettore della basilica dell'epoca, monsignor Piero Vergari è l'ecclesiastico che ottenne dal Vicariato di Roma il permesso per seppellire De Pedis nella cripta, ed è anche fino ad oggi l'unico prelato che è stato coinvolto nelle inchieste sul caso Orlandi. Tanti pentiti o sedicenti tali negli anni con i loro racconti hanno contribuito a rendere sempre più oscura e ingarbugliata la vicenda.

Questo articolo in forma leggermente ridotta è pubblicato su La Stampa di oggi

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