«Casa mia, casa tua»: il proverbio arabo, citato da Andrea Riccardi, ha suscitato questa mattina un applauso caloroso tra gli 83 profughi giunti all’alba dalla Siria, la maggior parte donne e bambini. Sono parole familiari, ma anche una sintesi perfetta del momento indimenticabile che stanno vivendo: la guerra è dietro le spalle, e davanti a loro una nuova casa, di qualcuno, che l’ha aperta per loro.

È l’Italia che accoglie, quella che la Comunità di Sant’Egidio insieme alla Federazione delle Chiese evangeliche e la Chiesa valdese, conosce bene. Quell’Italia che c’è, che apre le case, che insegna gratuitamente la lingua, un lavoro, aiuta a curare le malattie più brutte contratte per la guerra.

È quello che, con commozione semplice e vera, ha raccontato stamane Jasmine, la prima arrivata in Italia con i corridoi umanitari. Lo ha detto prima in italiano, poi lo ha ripetuto in arabo: «Sono stata accolta e oggi vi accolgo: mia figlia è curata, mio marito lavora, io ho imparato l’italiano e ripreso a studiare». È giovane Jasmine, ama il nostro Paese e insegna ai figli a fare lo stesso. Grazie ai corridoi umanitari, c’è un futuro per lei.

«La guerra è diabolica, l’accoglienza e l’ospitalità sono nello Spirito di Dio», ha detto Andrea Riccardi, assicurando: «Non ci siamo abituati all’arrivo dei profughi dalla Siria. Continueremo a tenere aperti i corridoi umanitari».

Per informazioni: www.santegidio.org

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