Non sprecare è la prima forma di solidarietà. Lo ha ricordato Maria Chiara Gadda, promotrice della legge «antispreco», in un convegno al Forum organizzato dal Comune di Omegna con Banco alimentare, Centro servizi per il territorio e Fondazione comunitaria. «Una legge importante perché è servita a mettere in sistema le buone pratiche che esistono già a cominciare dalle associazioni di volontariato che fanno del recupero delle eccedenze alimentari, farmaceutiche e di altri prodotti la loro essenza - ha detto Gadda -. La legge ha avuto un ulteriore effetto benefico perché ha permesso di incrementare sino al 25% il materiale che prima non era utilizzato, e andava sprecato, a favore di chi ha bisogno. Ecco perché dico che la legge antispreco è il primo gesto di solidarietà che tutti, dal grande centro commerciale alla famiglia, possiamo fare. Il che si traduce anche in un miglioramento del prodotto interno loro perché non si buttano migliaia di tonnellate di alimenti e altro materiale».

Un beneficio che si traduce in benessere per tutti, anche sotto l’aspetto sociale. Al dibattito hanno preso parte anche l’assessore alle Politiche sociali di Omegna Sabrina Proserpio, Marco Lucchini, direttore generale del Banco alimentare, e Gabriele Sepio, docente di diritto tributario all’Accademia della guardia di finanza. A moderare i lavori è stato Massimo Nobili.

Lo spreco avviene, per oltre il 50%, all’interno delle case anche per carenze di informazioni. E per il rimanente nella filiera della distribuzione. Situazioni che si possono evitare: «Sono convinta che ciascuno possa fare la propria parte e non è un modo di dire - ha aggiunto l’assessore Proserpio -. Grazie all’accordo con i nostri due supermercati, Coop e Savoini, tutte le sere i prodotti della linea “fresco” invenduti vanno alla San Vincenzo per le famiglie bisognose. Vogliamo però che questa modalità possa estendersi ai ristoranti e altri punti del commercio locale, e alle scuole. In questo secondo caso in due modi: insegnare ai ragazzi a mettere nel piatto solo ciò che pensano di mangiare; in secondo luogo insegnando loro che niente va sprecato, dal risotto al quaderno perché può servire a chi è meno fortunato».

L’amministrazione comunale ha in progetto il recupero del cibo cucinato, ma non somministrato, che a oggi è buttato, creando una mensa sociale. Un’esigenza avvertita anche a Omegna per affrontare le nuove povertà.

«Non è solo un problema alimentare anche se nel 2017 abbiamo distribuito 91 mila tonnellate di cibo attraverso 8.000 associazioni che hanno aiutato oltre un milione e mezzo di poveri in Italia - ha concluso Marco Lucchini del Banco alimentare -, spesso queste povertà nascono da situazioni sociali e familiari. Sono i nuovi poveri, chi non ha più una famiglia, chi ha perso il lavoro». Realtà lontane? No. Basta sentire i responsabili di Caritas e San Vincenzo di Omegna per scoprire come anche nel Cusio sono centinaia le persone che quotidianamente vengono assistite.

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