«Ma quale fuga, tutti i mesi vado a San Paolo per vedere gli avvocati e per visite mediche. Oggi o domani torno a Cananeia». Dopo tre giorni di suspense Cesare Battisti si è fatto sentire e ha tranquillizzato ai microfono di radio Rai chi sospettava stesse progettando una fuga dopo l’esito delle elezioni presidenziali in Brasile di domenica, vinte da Jair Bolsonaro.

Il presidente eletto ha promesso all’Italia che concederà la sua estradizione, ne ha parlato direttamente con Matteo Salvini che si è detto pronto a «salire un aereo per venirlo a prendere». Roma spera che il nuovo vento politico brasiliano riesca a sbloccare una questione complicatissima. L’estradizione di Battisti è per l’Italia una questione di Stato, la linea non è cambiata col passaggio dal governo Gentiloni a Conte. Il pressing sul Brasile è ricominciato due anni fa, quando la presidente di sinistra Dilma Rousseff è stata deposta e al suo posto è subentrato il vice Michel Temer, con una maggioranza ribaltata.

Con l’ultra conservatore Bolsonaro sarebbe, sulla carta, ancora più facile, ma va ricordato che il caso è al momento sotto l’esame del Stf, la Corte suprema, che deve decidere su una questione di fondo; se è possibile revocare la decisione dell’ex presidente Luis Inacio da Silva che a fine 2010 negò l’estradizione concedendo di fatto l’asilo politico a Battisti. Entro fine mese sarà pronto «Marco zero», che in portoghese vuol dire «l’inizio della storia», l’ultimo libro dell’ex terrorista dei Pac.

Politica e magistratura

La magistratura in Brasile gode di una grande autonomia ed entra spesso in conflitto con il potere esecutivo. Il legale di Battisti Igor Tamasauskas ha spiegato che lui non intende affatto fuggire. «La nostra linea di difesa – ha detto a La Stampa Tamasauskas - è chiara; non si può revocare dopo otto anni un decreto presidenziale. I giudici del Stf ci daranno ragione».

La notizia della temporanea assenza di Battisti da Cananeia ha comunque allarmato anche i media brasiliani, che hanno sottolineato che non esista per lui nessuna misura cautelare. Nel programma pomeridiano del canale Globo News hanno ipotizzato già un possibile scontro fra il prossimo governo e la Corte suprema. «Bolsonaro - ha osservato il commentatore politico Gerson Camarotti – dice che farà una politica estera senza condizionamenti ideologici, ma su Battisti esiste una chiara volontà di andare contro corrente rispetto alla protezione che gli è stata concessa dai governi di sinistra».

Le promesse e l’iter

Lunedì il futuro ministro della Casa Civil (interni e capo di gabinetto) Onyx Lorenzoni ha calcato la dose. «Abbiamo già abbastanza assassini qui in Brasile per dover proteggere un omicida plurimo condannato in Italia. La legge è uguale per tutti: se Roma chiederà l’estradizione non ho nessun dubbio che, una volta compiute le formalità legali, questa richiesta verrà accolta».

Se i giudici della Suprema Corte si metteranno di traverso, però, le formalità legali potrebbero essere una montagna difficile da scavalcare. Battisti, di ritorno al «buen retiro» di Cananeia, si è detto tranquillo. «Tutti parlano, ognuno può dire quello che vuole, io sono sereno. Ma non penso Bolsonaro voglia creare discordia tra esecutivo e legislativo».

I commenti dei lettori