Un apposito «Servizio specialistico per la prevenzione e la tutela dei minori da abusi sessuali e da altre forme di violenza» istituito presso il vicariato e guidato da un prete psicologo, don Gottfried Ugolini che coordina altresì un «Tavolo di esperti per la prevenzione dei minori da abusi sessuali e da altre forme di violenza» rinnovato ogni cinque anni e che rientra nei consigli di Curia e di cui fanno parte anche laici (sei donne su 12 membri) e uno «Sportello diocesano» di cui dal 1° gennaio 2018 è referente una donna, Maria Sparber, laica coniugata con alle spalle diverse esperienze professionali in materia.

E in più la settimana scorsa una «Giornata di studio» organizzata presso il centro pastorale sul tema «Vedere. Riconoscere. Agire preventivamente».

È corposa la struttura organizzativa messa a punto dalla diocesi di Bolzano-Bressanone (Bozen-Brixen) riguardo all’attenzione nei confronti della violenza sui minori, ancor più significativa se pensiamo all’attuale momento di particolare gravità per l’intera Chiesa come riconosciuto anche dal documento finale del Sinodo dei vescovi appena concluso.

Un’attenzione quella della diocesi al confine del Brennero che viene da lontano e risale agli anni dell’episcopato del vescovo Karl Golser (poi ritiratosi nel 2010 per motivi di salute e morto nel 2016) e, per certi versi ancor prima col precedessore Wilhelm Egger. Un misto di attenzione e prevenzione che continua ancora oggi, grazie alla ferma determinazione del vescovo attuale, Ivo Muser, forte anche delle indicazioni del sinodo diocesano conclusosi a dicembre 2015.

«Le notizie che provengono da ogni parte del mondo hanno finalmente infranto un tabù – ha dichiarato il Presule in occasione della Giornata di studio in una sala gremita – Per troppo tempo sono state ignorate le sofferenze delle persone colpite da questo dramma. Finalmente le vittime hanno trovato ascolto. Come diocesi vogliamo assumere la responsabilità che abbiamo nei confronti delle vittime, ma anche del loro ambito familiare. Il grido delle persone colpite deve scuoterci tutti e impegnarci a elaborare insieme, in una responsabilità comune, le ingiustizie subite».

E proprio per individuare un cammino comune percorribile dall’intera comunità sudtirolese sono state diverse le voci che hanno portato il loro contributo, come gli psicologi Miriam K. Damrow collaboratrice scientifica dell’Università di Erlangen-Norimberga (e incaricata alla facoltà di Scienze della Formazione nella sede di Bressanone della Libera Università di Bolzano) e Wolfgang Kostenwein direttore dell’Istituto austriaco per la psicologia e la terapia sessuale di Vienna. E insieme a loro anche due operatori dell’associazione La Strada-Der Weg (fondata a Bolzano negli anni Settanta da don Giancarlo Bertagnolli), Giuliana Beghini Franchini, psicologa e psicoterapeuta, e Giuseppe Maiolo, psicoanalista.

Per il vescovo Muser – che nella lettera pastorale in occasione della Festa dell’Assunta, «Con Maria per la dignità umana», aveva scritto anche sulla violenza contro le donne - non bisogna aver paura di affrontare e discutere anche all’interno della comunità ecclesiale del tema della sessualità: «La Chiesa dovrebbe essere un luogo in cui i bambini possono sperimentare e imparare che è importante acquisire una visione olistica della sessualità. Chi ha familiarità con la propria sessualità, chi si sente a posto con se stesso, può essere più attento, libero e sicuro di sé».

Diverse le prospettive con cui è stato affrontato il tema: dallo sviluppo sessuale del bambino a partire dalle prime settimane di gestazione e primissimi anni di vita fino a tutte le diverse forme (vecchie e nuove) di violenza che trovano oggi i minori indifesi sin dalla più tenera età. Ampio lo spazio dedicato alla violenza online. Come ricordava Maiolo, da una ricerca effettuata lo scorso anno nelle scuole dell’obbligo della provincia di Bolzano, su dieci bambini che frequentano la scuola primaria tre possiedono un profilo su un social e il numero sale a sette su dieci nella scuola secondaria di 1° grado: nessuno può quindi ignorare che oggi siano diventati drammaticamente attuali fenomeni veicolati dalla Rete come cyberbullismo, vamping (bullismo notturno), child grooming (adescamento), sexting (scambio di foto e video a esplicito contenuto sessuale), phubbing (dipendenza da un device).

In questo contesto non può venir meno la responsabilità degli adulti educatori, in prima fila i genitori, insegnanti, coach sportivi, animatori parrocchiali, chiamati ad accompagnare la crescita, anche sessuale, dei bambini, come sottolineava Kostenwein che ha usato l’espressione «con naturalezza» così da permettere ai bambini di sviluppare un rapporto positivo con la propria sessualità. Senza dimenticare che «l’avere un rapporto positivo con la propria sessualità mette in salvo dal diventare, in futuro, dei potenziali abusatori».

In sintesi si può dire che il Convegno ha rappresentato un’ulteriore conferma dell’attenzione a 360°, da parte della diocesi suditirolese, sulla violenza nei confronti dei minori, di cui quella degli abusi rappresenta quasi la punta di un iceberg, ma ha mostrato altresì una chiara consapevolezza dell’urgenza di non abbassare la guardia su nessuna forma di violenza (a partire dalla famiglia) per garantire la crescita integrale del minore. «La tutela dei minori ha priorità assoluta», aveva affermato il vescovo Ivo Muser alla rielaborazione della cornice concettuale per la prevenzione, pubblicata nel «Folium diocesanum» a febbraio 2018 che istituiva uno specifico «Servizio specialistico», l’ultimo organismo che va ad aggiungersi a quella che ormai si può definire un’autentica task force, non indifferente.

A questo riguardo Vatican Insider ha interpellato il responsabile del Servizio, lo psicologo don Gottfried Ugolini.

Qual è, a suo avviso, il bilancio a distanza di quasi dieci anni dall'adozione di misure per la lotta contro la pedofilia?

«Prima di tutto debbo dire che la diocesi ha preso una posizione chiara: prendendo sul serio e confrontandosi responsabilmente con la realtà degli abusi avvenuti all’interno della Chiesa, offrendo alle persone rimaste vittime e anche alle persone che hanno abusato di rivolgersi allo Sportello per ricevere ascolto, il necessario sostegno e accompagnamento competente. Inoltre nella diocesi si è attivato un gruppo di lavoro per avviare una riflessione sulla prevenzione di abusi sessuali e di altre forme di violenza promuovendo l’organizzazione di convegni e conferenze sul tema. L’obiettivo è quello di sensibilizzare tutti i collaboratori pastorali su tutti i livelli e in tutte le realtà ecclesiali per tutelare i minori e per garantire a loro e a tutti un’ambiente sicuro e protetto. L’impegno per la tutela dei minori e la prevenzione da abusi sessuali e altre forme di violenza richiede la collaborazione con esperti esterni e con altri enti che operano all’interno della Provincia Autonoma di Bolzano, come la garante dell’infanzia e dell’adolescenza (Maria Paula Ladstätter), nonché con le autorità giudiziarie».

 

Negli ultimi mesi il capitolo abusi purtroppo si è riaperto e il Papa è intervenuto con la sua Lettera: come ha risposto la vostra diocesi?

«La diocesi ha pubblicato la Lettera del Papa con alcune sottolineature sui e nei media diocesani e altri. È importante rimarcare l’aspetto sistemico circa il fenomeno degli abusi. La responsabilità e l’impegno circa il cambiamento di cultura che passa dalla copertura alla rivelazione e al confronto con la realtà di abusi, circa la sensibilizzazione e la prevenzione continua a lungo termine, e circa l’elaborazione degli abusi deve coinvolgere tutti. In questa linea la diocesi si sta movendo. Inoltre ci sembra importante coinvolgere gradualmente anche le persone che hanno subito un abuso all’interno della Chiesa come esperti, sia per qualificare l’ascolto delle vittime e migliorare la sensibilità nei loro confronti, sia per individuare fattori di rischio e di protezione nella promozione della tutela dei minori e della prevenzione dagli abusi sessuali e da altre forme di violenza. Dobbiamo avere uno sguardo sobrio e umile verso il passato riconoscendo i propri sbagli e uno sguardo coraggioso e fiducioso verso il futuro garantendo il più possibile il benessere dei minori e di tutti».

 

I commenti dei lettori