Un «frutto della guerra». È questo per il Papa la morte per fame di centinaia di migliaia di bambini nello Yemen (400mila, secondo l’Unicef), come la piccola Amal, deceduta a 7 anni per malnutrizione, la cui foto ha fatto il giro del mondo: un «frutto della guerra».

«Quando noi leggiamo le notizie delle guerre, pensiamo alle notizie della fame dei bambini nello Yemen, frutto della guerra: è lontano, poveri bambini… ma perché non hanno da mangiare?», dice Francesco nella messa a Santa Marta di oggi. E avverte che questa guerra grande, che oggi si combatte «a pezzi» in tante zone del mondo, comincia dalle piccole cose, dalle piccole situazioni: «La stessa guerra si fa a casa nostra, nelle nostre istituzioni con questa rivalità: incomincia lì, la guerra!», afferma. Perciò anche «la pace deve farsi lì: nella famiglia, nella parrocchia, nelle istituzioni, nel posto di lavoro, cercando sempre la unanimità e la concordia e non il proprio interesse».

Sì, perché sono proprio «la rivalità e la vanagloria» a distruggere le fondamenta di qualsiasi comunità, seminando divisioni, odio, conflitti. Papa Francesco ricorda a tal proposito l’insegnamento di Gesù proposto dal Vangelo di oggi: «Non fare le cose per interesse», non ragionare solo in base al proprio «tornaconto» ed essere selettivi anche nelle amicizie. È questa «una forma di egoismo, di segregazione e di interesse», sottolinea il Pontefice. Tutto il contrario di quello che è invece il «messaggio di Gesù» che è «gratuità», «universalità», che «allarga la vita» e «allunga l’orizzonte». 

I selettivi «sono fattori di divisione» e non favoriscono «l’unanimità», dice Bergoglio nella sua omelia riportata da Vatican News. Mette in guardia perciò dai due pericoli per l’unità: «La rivalità e la vanagloria». Da qui nasce «il chiacchiericcio», «perché tanta gente si sente che non può crescere, ma per diventare più alto dell’altro diminuisce l’altro con il chiacchiericcio. Un modo di distruggere le persone». 

«La rivalità - insiste il Papa - è una lotta per schiacciare l’altro. È brutta, la rivalità: si può fare in modo aperto, diretto o si può fare con i guanti bianchi; ma sempre per distruggere l’altro e innalzare se stessi. E siccome io non posso essere così virtuoso, così buono, diminuisco l’altro, così io rimango sempre alto. La rivalità è una via a questo agire per interesse».

Parimenti dannoso è chi si vanta di essere superiore agli altri. «Questo - ammonisce Francesco - distrugge una comunità, distrugge una famiglia, pure… Pensate alla rivalità tra i fratelli per l’eredità del padre, per esempio: questa è cosa di tutti i giorni. Pensate alla vanagloria, a coloro che si vantano di essere migliori degli altri».

L’esempio che il cristiano deve seguire è tutt’altro, quello del Figlio di Dio, che è quindi chiamato a coltivare «la gratuità», a «fare del bene senza preoccuparsi se gli altri fanno lo stesso» e seminare l’«unanimità». «Costruire la pace con piccoli gesti - conclude il Vescovo di Roma - vuol dire lastricare un cammino di concordia in tutto il mondo».

I commenti dei lettori