«Già domani (ndr: oggi per chi legge), nella seduta del Consiglio comunale, chiederò il ritiro dell’ordine del giorno contro la Tav: perchè va contro la posizione espressa dalla città e perchè è contrario al contratto di governo, dove si parla di revisione e non certo di blocco dell’opera». Tra i problemi che la sindaca si trova sull’agenda dopo la manifestazione di sabato c’è anche quello di un atteggiamento sempre meno conciliante da parte della Lega. Se sulla Tav il partito di Salvini ha sempre morso il freno, nel senso che a suo avviso la Torino-Lione s’ha da fare, ora si prepara a prendere l’iniziativa.

Parola di Fabrizio Ricca, capogruppo in Consiglio, deciso a chiedere il ritiro «di un autogol clamoroso: è un documento dal valore meramente simbolico, di cui non c’era proprio bisogno e che ha scatenato una valanga senza ritorno. Rimediare sarebbe un segnale di distensione nei confronti della città».

La richiesta
Considerato che il M5S non ci pensa nemmeno, sarà lui a farsi carico della richiesta. Attenzione: è lo stesso Ricca che in qualità di segretario torinese intende incontrare con Riccardo Molinari, il segretario piemontese, le categorie produttive scese in piazza sabato. Un attivismo incentivato dalla posizione sempre più esplicita di Salvini - «un’iniziativa come quella torinese fa pensare», ha rincarato ieri il leader -, all’insegna di un doppio obiettivo: smarcarsi dai grillini e accreditarsi come interlocutori di riferimento nei confronti delle categorie ormai in rotta di collisione con la Appendino, che la Lega ha tutto l’interesse a coltivare. Sentite Ricca: «Per noi rivedere la Tav non significa non farla ma semmai migliorarla». In ogni caso, «la sindaca non può più permettersi di andare contro la città. Primo: non avendo alcuna competenza, il Comune deve smetterla di parlare di Tav ma dedicarsi ai problemi reali. Secondo: non si può prendere lezioni sull’alta velocità da chi non sa amministrare».

Il clima è questo. Un clima, quello movimentato dalla grande manifestazione in piazza Castello, che potrebbe pesare anche sulla scelta del candidato del centrodestra per le prossime elezioni regionali: mettendo in discussione i vecchi schemi e facendo propendere per un esponente della società civile. Magari l’ex-presidente nazionale di Coldiretti Roberto Moncalvo, ora alla guida di Coldiretti Piemonte: molto vicino a Salvini, conosciuto sul territorio e in linea con le istanze del «Piemonte del fare».

Di sicuro, settimana dopo settimana la necessità di definire una strategia e un nome diventa sempre più impellente. A maggior ragione considerato che, avverte il deputato di Forza Italia Osvaldo Napoli, «il capitolo Olimpiadi e quello sulla Tav stanno ottenendo l’effetto di rimettere a galla Chiamparino: il quale, ad oggi, ha come unico problema il Pd».

Si vedrà. A complicare il quadro i rapporti sempre più tesi tra Berlusconi e Salvini. Qualche segnale potrebbe arrivare da Forza Italia, mobilitata per preparare la manifestazione Sì Tav di sabato prossimo in piazza Palazzo di Città. Si lavora per organizzare i pullman dal Piemonte e, si spera, da Lombardia, Liguria e Veneto. Obiettivo: portare davanti al Comune 1500-2 mila persone per dimostrare che «la politica ci mette la faccia». Prevista la partecipazione dei «big» del partito - da Tajani alla Gelmini, presente alla manifestazione civica in piazza Castello e molto attenta a quanto accade a Torino e dintorni - un collegamento in diretta con Silvio Berlusconi. Anche se nessuno si sente di escludere l’apparizione dell’ex-Cavaliere in carne ed ossa. Dopo l’alzata di scudi a favore della Tav, che nessun partito aveva messo in conto, Torino è diventata politicamente appetibile.

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