Il nunzio apostolico negli Stati Uniti, monsignor Christophe Pierre, ha incoraggiato i vescovi degli Stati Uniti, riuniti in assemblea autunnale da oggi a giovedì a proseguire nel contrasto agli abusi sessuali, tornati a emergere dopo il primo scandalo del 2002, ricordando loro la necessità di agire collegialmente con il Papa, ringraziando i mass media ma contestando l’idea che la Chiesa non abbia fatto nulla, ed esortandoli a non delegare ad altri la soluzione del problema, ma assumere la sfida con coraggio e umiltà.

 

L’assemblea è stata aperta dal cardinale presidente della Conferenza episcopale, Daniel DiNardo, che ha annunciato che «su insistenza della Santa Sede» l’assemblea non voterà sui due provvedimenti in materia inizialmente in agenda, uno relativo agli standard che i vescovi devono rispettare e l’altro concernente una commissione speciale per la revisione delle denunce contro i vescovi, ma posticiperà il voto a dopo il vertice sul tema degli abusi convocato dal Papa a febbraio a Roma con i presidenti di tutte le conferenze episcopali del mondo. L’arcivescovo di Galvestone ha detto di essere «deluso» da questa decisione che ha appreso «solo ieri pomeriggio», ma ha espresso la speranza che tale rinvio «migliorerà la nostra risposta alla crisi che stiamo affrontando».

 

Il cardinale arcivescovo di Chicago, Blaise Cupich, ha preso la parola per sottolineare che «è chiaro che la Santa Sede prende sul serio la crisi degli abusi, che vede come un problema che riguarda non solo la Chiesa in questo paese ma in tutto il mondo», ed ha proposto che, in vista del vertice di febbraio, dove l’episcopato Usa sarà rappresentato appunto da DiNardo, l’assemblea metta comunque a punto una posizione chiara in materia, ed ha poi chiesto che i vescovi statunitensi tornino a riunirsi a marzo per un nuovo incontro assembleare straordinario.

 

Gli eventi dell’ultimo anno «rappresentano una sfida e fanno riflettere», ha detto nel suo intervento il Nunzio apostolico a Washington, che sabato scorso è stato ricevuto da papa Francesco. «Con umiltà e coraggio dobbiamo accettare la nostra responsabilità nell’affrontare la realtà. La Chiesa si deve sempre rinnovare per annunciare la presenza di Dio nel mondo. E questo è impossibile se non ricostituiamo la fiducia presso le persone con il pentimento e la riforma», ha detto monsignor Pierre, che ha ricordato il desiderio, espresso dagli stessi vescovi degli Stati Uniti soprattutto nel quadro della attuale crisi degli abusi sessuali, per una maggiore responsabilizzazione (accountability, ndr) e trasparenza, ed ha poi citato lo scrittore francese Georges Bernanos, per il quale «chi pretende di riformare la Chiesa con gli stessi mezzi usati per riformare le società temporali non solo fallirà ma si porrà infallibilmente fuori dalla Chiesa. Non si riforma la Chiesa che soffrendo per essa, non si riforma la Chiesa visibile che soffrendo per la Chiesa invisibile. Non si riformano i vizi della Chiesa che prodigando l’esempio delle sue virtù più eroiche» (La Vocation spirituelle de la France). Il Nunzio apostolico ha proseguito affermando che «se la Chiesa deve riformarsi e deve riformare le sue strutture, le riforme devono originare dalla sua missione di far conoscere Cristo figlio del Dio vivente», ha proseguito Pierre citando l’appello di papa Francesco a una Chiesa missionaria. In questo senso, non bisogna rinunciare alla responsabilità di riformare prima di tutto se stessi, né si può «trasferire il deposito di fiducia ad altre istituzioni. Riguadagnare la fiducia non è abbastanza. Quando si tratta della responsabilità che abbiamo nei confronti dei bambini e degli adulti vulnerabili, dobbiamo mostrare che possiamo risolvere i problemi, invece che delegarli ad altri». Ciò non esclude il contributo di tutti i fedeli, dei laici, dei religiosi, che «ci aiutano a portare avanti la missione»: «L’assistenza è necessaria e benvenuta, così la collaborazione con i laici, ma la responsabilità di questa Chiesa cattolica è nostra. Il popolo di Dio ci sfida a essere degni della sua fiducia». Pierre ha proseguito dicendo che papa Francesco ricorda che «se dobbiamo riiniziare, dobbiamo farlo a partire da Gesù Cristo». I vescovi, in quanto successori degli Apostoli, sono poi «in comunione con il successore di Pietro».

 

«Fratelli – ha proseguito il Nunzio a Washington – nei passati decenni abbiamo creato strutture per la protezione dei bambini e dei giovani, ma sappiamo tutti che Ecclesia semper reformanda est. Nella protezione dei minori c’è sempre molto da fare e noi vescovi non dobbiamo avere paura di sporcarci le mani nella vigna del Signore. Permettetemi di ricordare – ha detto Pierre – che le misure prese negli ultimi anni sono stati efficaci nel formare vescovi, preti, laici nel compito di essere vigili nella protezione dei giovani. Sono misure importanti, un buon esempio, e hanno segnato un declino degli abusi oggi». Ma al tempo stesso «un caso di abuso è un caso di troppo», ha proseguito il Presule francese, «per cui è necessario per il popolo di Dio essere vigili. La fiducia – ha scandito il Nunzio – deve essere guadagnata, non data per scontata. C’è ancora lavoro da fare, ma non abbiate paura». 

 

«Per quanto doloroso e umiliante possa essere il nostro tempo – ha aggiunto – dobbiamo ringraziare i mass media per aver portato attenzione a questo tema. Come si diceva nell’antica Grecia, ambasciatore non porta pena, un concetto che come nunzio mi è caro», ha detto Pierre suscitando le risate dei vescovi statunitensi. Il Nunzio ha peraltro proseguito rilevando che sui media sembra a volte che «la Chiesa ha fatto poco: questo è semplicemente non vero. Piangiamo per le ingiustizie, combattiamo la cultura clericale e l’abuso di autorità, un peccato che dobbiamo affrontare come tale. Queste sono cose che dobbiamo riconoscere e risolvere».

 

«Sono certo che ognuno di noi saprà rispondere intendendo l’uso del potere come servizio. Ricostruire la fiducia implica usare l’autorità per servire, umilmente e guidando con l’esempio», ha detto Pierre citando la lavanda dei piedi evangelica. «Papa Francesco ci ha chiesto di essere Chiesa sinodale e umile, Chiesa che ascolta. L’esercizio di autorità è vero servizio e la governance non è privilegio ma responsabilità, né da ignorare né da delegare totalmente. La Chiesa ascolta la voce di Cristo, e la voce del vicario di Cristo, in spirito di collegialità, i vescovi e il Romano Pontefice, successore di Pietro, insieme. I singoli vescovi rappresentano ognuno la sua Chiesa, tutti i vescovi con il Papa rappresentano l’intera Chiesa nel legame di pace, amore e unità. Se siamo insieme in vera comunione gerarchica che permea il nostro cuore e non solo le nostre parole, diventiamo vera immagine di unità e amore, segno di vera sinodalità», ha detto l’ambasciatore del Papa ricordando un recente discorso del Papa, per il quale il vescovo deve essere uomo di preghiera, di annuncio e di comunione (8 settembre 2018).

 

Sottolineando che con il nuovo emergere dello scandalo pedofilia alcuni fedeli, già scandalizzati nel 2002, si sentono demoralizzati, se non traumatizzati o traditi, Pierre ha ricordato che i fedeli vanno ascoltati con empatia, «rispondendo alle loro preoccupazioni affinché possano essere i vostri gioiosi collaboratori nella vigna». Il Papa «ha parlato della malattia del clericalismo dall’inizio del pontificato», ha poi proseguito Pierre, ricordando che essa attecchisce tanto tra i chierici quanto tra i laici. Quanto ai sacerdoti, è necessaria, ha detto il Nunzio, che i vescovi vigilino sulla selezione dei seminaristi e accompagnino continuamente i sacerdoti. «Non possiamo correre via dalle sfide che abbiamo davanti, dobbiamo affrontarle con realismo e coraggio, ascoltando la voce di Cristo e del suo vicario in terra», ha detto Pierre, che dopo aver assicurato ai vescovi statunitensi la preghiera personale e quella del Papa, ha concluso il suo intervento con una citazione di Henri de Lubac: l’uomo di Chiesa sarà sempre aperto alla speranza, per lui l’orizzonte non sarà mai chiuso.

 

Nel corso del suo intervento, che ha modificato a causa del cambiamento di programma, DiNardo ha poi sottolineato che esimersi da alti standard di accountability sarebbe per i vescovi «inaccettabile», e, rivolgendosi direttamente alle vittime, ha affermato: «Mi dispiace profondamente per quando non sono stato vigile o attento ai vostri bisogni, per ogni volta che ho sbagliato». I vescovi degli Stati Uniti hanno proseguito la loro assemblea con una giornata di preghiera dedicata alla questione degli abusi. Su invito del Papa, poi, i vescovi statunitensi torneranno a riunirsi per una settimana di preghiera e riflessione sul tema dal 2 all’8 gennaio a Chicago.

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