La via del cuore, della coscienza spirituale e psicofisica, nella luce serena aiuta a superare le astrazioni, gli schematismi, di una fasulla razionalità. Veniamo portati nella ricchezza del mistero, nelle mille sfumature della vita reale. Tale strada si rivela tendenzialmente semplice e profonda perché orienta a camminare con un sano buonsenso nella luce, crescendo con un’autentica, personalissima, gradualità.

Una mamma si può ritrovare con gioia nella pista di non dare consigli prefabbricati al figlio adolescente ma di cercare di entrare in sintonia con la sua esistenza reale.

Una mamma può percepire quando può aiutare quel giovane, spronarlo ad andare alla messa e quando invece ciò può risultare addirittura controproducente.

L’amore autentico, a misura, apre sempre più profonde ed equilibrate vie di comunicazione con noi stessi, con Dio, con gli altri, con il mondo. E anche aiuta dunque a cogliere il sano aiuto che le tecnologie possono fornire all’uomo. Mentre le astrazioni possono finire per porre l’uomo in competizione con la macchina, che rischia dunque di sostituirlo. Non è la via della sintonia proprio la via dello Spirito e dell’umanità? Quanti problemi in ogni campo viviamo nella nostra quotidianità, nei nostri rapporti, a causa di logiche prefabbricate. Si aprono le strade di una profonda crescita nella comunicazione. Si intuiscono certe cause di alcuni caratteri introversi, che ora possono in qualche caso cominciare a sciogliersi.

Godo sempre più di una Parola che non è astratto consiglio ma seme di grazia, a misura. Una viva Parola d’amore proprio per me. E allora una Parola che guarisce, vivifica. Percorsi che mi svelano gradualmente mille sfumature di Dio, dei fratelli. E dunque sempre più profonde ed equilibrate chiavi di lettura. Che possono aprire porte che parevano chiuse.

Pongo l’esempio di giovani di una certa fede ma ancora non così maturata da portarli a messa la domenica. Nemmeno, tra l’altro, l’invito al coro li stimola. Si sentono presi dai troppi impegni della loro vita. Ma quando gli viene chiesto di aiutare i catechisti nel realizzare scenette (scritte dagli educatori e sulle quali poi dialogare nell’omelia) da recitare dopo la lettura del Vangelo insieme ai bambini delle comunioni cominciano a venire con continuità.

Evidenzio qui che proprio una formazione non prefabbricata, aperta alle sfumature di una crescita personale integrale, orienta nella pastorale a porre attenzione a non passare dalle astrazioni di un freddo insegnamento di norme alle astrazioni di un mero fare, anch’esso meno adatto a cogliere i possibili passaggi di una maturazione adeguata. Meno fecondamente creativo. I giovani in questione aiutano catechisti formati in un serio cammino di fede, sempre dunque nella sottesa consapevolezza che si costruisce in Cristo. Fuori di tale percorso forse sarebbe più difficile lo stesso svilupparsi di una viva creatività ma comunque anche iniziative incisive potrebbero in mille modi inaridirsi, incepparsi, complicarsi. Invece di trovare sempre nuovo alimento. È la storia antica della torre di Babele. Proprio la storia di un incontrarsi anche a fin di bene ma, talora inconsapevolmente, senza la sintonia dello Spirito di Cristo, Dio e uomo.

Un altro aspetto di questo sempre rinnovato comunicare può risultare una sempre più articolata comprensione dei raccordi tra locale e universale nella Chiesa. In quest’epoca in cui per certi versi più facilmente si può dialogare, condividere, con il mondo intero la fede cattolica può rivelarsi quella che meglio di ogni altra religione o filosofia può unire le forze anche esaltando le varie particolarità. E cercando di risolvere concretamente, almeno per certi aspetti, problemi troppo difficili per realtà frammentate. Non sarebbe bello per esempio, se la cosa è realisticamente sensata, che i giovani cattolici di tutto il mondo si unissero per risolvere il problema della fame nello Yemen? Magari insieme a chiunque voglia collaborare a tale scopo. Siamo forse anche in questo appena agli albori di possibili fecondissimi sviluppi. Anche nel dialogo, nella cooperazione, su queste scie, con le altre credenze e culture.

Al tempo stesso purtroppo proprio questa profonda potenziale capacità di coinvolgimento può risultare sempre più invisa ai poteri forti nel mondo. Una Chiesa che cerca di vivere davvero in modo sempre evangelico, anche se con saggio accompagnamento, rischia sempre di disturbare qualcuno. Lo ha detto Gesù stesso. Incredibile poi dopo 2mila anni ancora sentire affermare, in certi tempi, che prima non si erano riscontrate così grosse critiche, calunnie, persecuzioni, scismi e via dicendo.

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