La Santa Sede ribadisce il suo sostegno incondizionato alla soluzione di due Stati come unica via percorribile e a lungo termine per affrontare il problema dell’apolidia del popolo palestinese e, nel contempo, chiede alla comunità internazionale di sostenere gli sforzi dell’Unrwa, l’agenzia Onu per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi del Medio Oriente. È, in sintesi, quanto ha affermato da monsignor Bernardito Auza, nunzio apostolico e osservatore permanente della Santa Sede intervenuto ieri all’Assemblea generale delle Nazioni Unite di New York.

«L’Unrwa oggi si trova ad affrontare il suo più grande deficit di finanziamenti», ha sottolineato il presule nel suo discorso - riportato da Vatican News -, elogiando il lavoro svolto dall’Onu a favore dei circa 5,6 milioni di rifugiati palestinesi. «Solo a Gaza, dove la disoccupazione è pari a circa il 43%, l’Unrwa offre posti di lavoro per oltre 13mila persone», ha detto. «In una situazione che non mostra alcun segno di rapida risoluzione», l’agenzia «rimane il mezzo migliore per evitare un peggioramento della crisi che comporterebbe un costo aggiunto per la comunità internazionale». 

Il grande problema evidenziato dal nunzio apostolico è il grande deficit di finanziamenti per oltre 200 milioni di dollari, registrato dalle casse dell’Unrwa: «I bisogni superano di gran lunga i contributi finanziari volontari» e la comunità internazionale è chiamata a «mostrare una sensibilità più grande di fronte alla situazione dei tanti rifugiati palestinesi», presenti maggiormente in Cisgiordania, Gaza, Giordania, Libano e Siria.

Auza ha espresso inoltre preoccupazione per la tendenza a «limitare la comprensione dello status dei rifugiati palestinesi solo a coloro che sono fuggiti dalla Palestina nel 1948, escludendo così i discendenti per linea paterna». Si tratta di «una comprensione restrittiva» che, a parere dell’arcivescovo, «priverebbe tanti discendenti apolidi del legittimo diritto a godere della condizione di rifugiato». È quindi necessaria una risoluzione del problema da parte della comunità internazionale.

Se pace e riconciliazione restano obbiettivi ancora lontani in un cammino irto di «battute di arresto e difficoltà apparentemente insormontabili», la Santa Sede torna a chiedere un ritorno al negoziato e suggerisce con forza come unica strada percorribile la soluzione di due Stati. «Fino a quando questi negoziati daranno risultati tangibili e duraturi, il lavoro dell’Unrwa non sarà completo», ha detto il nunzio. Ha quindi rilanciato l’appello a rinnovare il mandato dell’agenzia Onu in scadenza nel 2020. 

Guardando all’ormai vicino 70esimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, l’augurio del delegato vaticano è stato quello di favorire nella comunità internazionale un impegno affinché «tutti i popoli, compresi i profughi palestinesi, possano celebrare e godere dei diritti fondamentali sanciti dalla Carta».

I commenti dei lettori