«Un anno giubilare offre l’opportunità di esprimere la nostra fede attraverso azioni concrete a favore dei più bisognosi. Invito tutti voi a celebrare il Giubileo attraverso atti concreti di gentilezza e servizio ai giovani che anelano la misericordia e la compassione. Tradizionalmente, un anno giubilare, è anche un’occasione di pellegrinaggi. Lo scopo di un pellegrinaggio è visitare luoghi intrisi di significato spirituale e di esperienza della presenza di Dio. Incoraggio ognuno di voi a diventare un pellegrino durante l’anno giubilare. Lascia che il tuo pellegrinaggio ti porti “oltre i confini” in luoghi che ti ispirano con il senso della presenza di Dio e delle persone povere e vulnerabili, che sono occasioni per incontrare Gesù Cristo». Così Robert Schieler, superiore generale dei Fratelli delle Scuole Cristiane - il terzo proveniente dagli Stati Uniti - alla vigilia dell’anno giubilare nel terzo centenario della morte del fondatore San Giovanni Battista de La Salle.

Un anno che prende avvio oggi, 17 novembre, coinvolgendo innanzitutto la grande famiglia lasalliana: circa 3.700 fratelli, quasi 90mila tra educatori, educatrici e collaboratori laici, oltre un migliaio di centri educativi (atenei universitari compresi) in un’ottantina di Paesi nel mondo per oltre un milione di alunni: bambini, giovani, adulti invitati a celebrare questo tempo - sono sempre parole di Schieler - come espressione dell’«impegno a vivere il Vangelo e la missione Lasalliana». Un anno che inizia dunque, nel giorno della dedicazione del Santuario di San Giovanni Battista de La Salle presso la Casa Generalizia di Roma, in Via Aurelia 476, dove si concluderà il 31 dicembre 2019. Un nuovo tempo di grazia che comincia con la celebrazione di una messa solenne e la lettura del decreto d’indizione dell’Anno Giubilare.

A Roma, presso la Casa Generalizia, la celebrazione eucaristica, alle ore 18, viene presieduta dal vescovo Marcello Bartolucci, segretario della Congregazione delle Cause dei Santi, ma anche in altri luoghi membri e amici della grande famiglia lasalliana si stanno radunando nella preghiera. A Milano, ad esempio, l’appuntamento, stasera, è nella cappella dell’Istituto Gonzaga, con la celebrazione per l’apertura giubilare presieduta dal vescovo ausiliare Paolo Martinelli. Non mancheranno altri appuntamenti in tutto il mondo a spiegare anche la concessione da parte della Penitenzeria Apostolica - a seguito del mandato di Papa Francesco - dell’Anno Giubilare con la concessione di una indulgenza plenaria, alle condizioni ordinarie (confessione sacramentale, comunione e preghiera per il Papa) ai fedeli che interverranno «piamente alle celebrazioni rituali prestabilite», compiranno «un pellegrinaggio ai luoghi lasalliani» o visiteranno «devotamente un luogo dove ci sia un altare o una reliquia, una statua o una effigie di San Giovanni Battista de la Salle» partecipando «devotamente ad una funzione sacra, alla preghiera delle ore canoniche, ad altro pio esercizio […], concludendo con Padre nostro, Credo, invocazione alla Vergine e a San Giovanni Battista de la Salle».

Ricordato questo aspetto, sono molti –si è appena accennato- gli appuntamenti che in varie parti del mondo hanno già visto o vedranno a breve tempo il ricordo del “patrono celeste presso Dio di tutti gli insegnanti”. Fra i primi, quello appena conclusosi a Nairobi, in Kenya, dove una cinquantina di docenti lasalliani da tutto il mondo si sono riuniti per riflettere sul significato dell’«essere insegnante oggi». Tra gli incontri annunciati poi: l’assemblea dei giovani lasalliani alla vigilia della «Giornata Mondiale della Gioventù» a Panama, il 20 gennaio 2019; il congresso internazionale sull’educazione, a Città del Messico, dal 14 al 16 marzo , con la partecipazione di duecento esperti in teoria dell’educazione e di educatori; le celebrazioni in Francia, in aprile, tra Rouen e Reims, nei luoghi familiari a De la Salle; senza dimenticare il seminario programmato a Roma dall’11 al 15 maggio che coinvolgerà religiosi lasalliani e collaboratori laici sulla «fedeltà creativa al carisma del fondatore», o l’udienza privata riservata da Papa Francesco, il 16 maggio in Vaticano, al superiore e ai membri del Consiglio generale dei Fratelli delle Scuole cristiane.

Ma chi è stato Giovanni Battista De La Salle? Quale in sintesi la sua vita? Come nacque in lui quella vocazione alla missione educativa alla quale – confessò in un memoriale nel 1694 - si adattò gradualmente come attratto dalla Provvidenza? Difficile capire la sua figura fuori dalla sua vicenda personale e dall’epoca di profonde trasformazioni culturali in cui visse, un periodo in cui lo spirito critico divulgato da Beyle prendeva il sopravvento su quello di Cartesio e di Pascal, e persino figura del monarca assoluto, incarnata da Luigi XIV, era sempre più discussa in una Francia che contava quasi due milioni di mendicanti disperati. Indubbiamente, cogliendo anche idee in anticipo sulle grandi riforme sociali in arrivo, De la Salle seppe anche avvicinare (dato non irrilevante) quel ceto emergente fatto di popolo, artigiani, borghesi, uomini dei mestieri, dei saperi, delle arti, protagonista del secolo seguente e della Rivoluzione francese. Primogenito di undici fratelli, nato il 30 aprile 1651 a Reims da Louis de La Salle, magistrato, Jean-Baptiste a undici anni ricevette la tonsura, applicandosi con impegno negli studi e venendo nominato a sedici anni canonico del capitolo di Reims.

Entrato diciannovenne nel Seminario di Saint-Sulpice, a Parigi, per frequentare gli studi teologici alla Sorbona, mancati i suoi genitori nel 1671 e 1672, dovette rientrare a casa per prendersi cura dei fratelli minori e gestire i beni di famiglia. Proseguì dunque gli studi a Reims, sotto la direzione del canonico Nicolas Roland, nel 1672 ricevette il suddiaconato, nel 1675 la licenza in teologia, nel 1676 il diaconato, nel 1678 l’ordinazione sacerdotale. Poi, via via, il delinearsi della vocazione alla missione educativa: presto passata dal sostegno iniziale all’apertura di scuole gratuite per l’infanzia alla nascita dell’Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Questo nella consapevolezza di un impegno irrinunciabile: quello di dare una formazione integrale a tutti i ragazzi, specialmente ai più poveri, quindi di preparare maestri all’altezza della loro missione, sotto il profilo intellettuale, pedagogico, spirituale.

Ecco dunque, tra difficoltà e incomprensioni , il farsi largo in lui del progetto di una nuova congregazione di laici consacrati a Dio nell’apostolato dell’educazione. Ecco i primi maestri disposti a seguirlo, a condividere la passione per i giovani «con l’intento di portarli al santo timore di Dio, di portarli a conservare l’innocenza, se non l’hanno perduta; di allontanarli dal peccato incutendo loro un grande orrore per esso e per tutto ciò che potrebbe far loro perdere la purezza». «Per vivere secondo questo spirito, i Fratelli della Società si sforzeranno con la preghiera, le istruzioni, la vigilanza e il buon comportamento a scuola, di procurare la salvezza dei ragazzi loro affidati, educandoli ad una vita di pietà e nel vero spirito cristiano, cioè secondo le leggi e le massime del Vangelo».

Questa la concezione di Jean-Baptiste de La Salle, canonizzato nel 1900 e nel 1950 dichiarato patrono degli educatori, circa la sua istituzione religiosa: una comunità di educatori votati a servire i figli della classe popolare, a educarli per santificarli: «Siete dunque santi d’una santità non comune, perché siete voi che dovete trasmettere la santità, sia con il buon esempio sia con le parole di salvezza che ogni giorno dovete annunziare loro». E ancora: «Siete gli ambasciatori e i ministri di Cristo Gesù mentre attendete al vostro impiego; comportatevi, dunque, come suoi rappresentanti. Gesù vuole che i vostri discepoli vi considerino come lui stesso e che accolgano i vostri insegnamenti come se fosse lui a darli. È ovvio che voi per primi dovete essere convinti che Cristo-Verità parla per bocca vostra e che è in nome suo che li istruite, perché è proprio lui che vi ha dato autorità su di loro. Sono essi, infatti, la lettera che vi ha dettato e che ogni giorno scrivete nei loro cuori, non con l’inchiostro, ma con lo Spirito del Dio Vivente che opera in voi e per voi, con la virtù di Cristo che vi aiuta a trionfare degli ostacoli che si oppongono alla salvezza dei ragazzi». Insomma gli educatori come strumenti e mediatori della presenza di Dio, invitati a ideali di perfezione, a praticare la carità come un fatto di dignità, giustizia, verità, misericordia, docilità all’azione dello Spirito Santo.

Andrà pur ricordato che l’opera di De La Salle e di questi suoi primi compagni, non preti nonostante la tonaca nera con pettorina bianca, fu contrastata dalle autorità ecclesiastiche contrarie alla creazione di una nuova forma di vita religiosa, avverse all’idea di questi laici consacrati che gestivano insieme scuole gratuite. Non solo, i metodi innovativi e l’insistenza sulla gratuità dell’insegnamento per tutti, indipendentemente dalle possibilità economiche degli studenti, suscitarono l’ostilità anche degli ambienti didattici del tempo. Insomma Jean-Baptiste si trovò attaccato dall’alto clero parigino, da vari parroci, dall’autorità civile, dai cattolici integralisti e dai giansenisti… Ma seppe resistere e continuare la sua semina capace di dare frutti. De La Salle e i suoi Fratelli riuscirono a creare una rete di scuole popolari di qualità diffuse in tutta la Francia quando gli Stati non avevano ancora un sistema educativo. Crearono già allora qualcosa di molto simile a centri di formazione per insegnanti; introdussero metodi didattici nuovi, dividendo ad esempio gli alunni in classi, secondo l’età, la capacità, il profitto, in sostituzione del metodo individuale; privilegiarono la lingua materna - dunque il francese - invece del latino; impegnarono gli educatori ad assistere i ragazzi tutto il giorno; organizzarono scuole serali e domenicali per i lavoratori; idearono corsi a indirizzo tecnico, commerciale, professionale; realizzarono persino uno dei primi istituti per il recupero dei carcerati. Insomma, si guadagnarono – così come oggi continuano a guadagnarsi - un ruolo rilevante nella storia della pedagogia e delle istituzioni scolastiche.

Consumato dalle fatiche, Jean-Baptiste si spense a Saint Yon, vicino Rouen, il Venerdì Santo del 7 aprile 1719, poco prima di compiere il suo 68esimo compleanno. Trentamila le persone riversatesi nel paesino per l’ultimo addio. E, a proposito di numeri, alla sua morte la congregazione religiosa contava 274 confratelli, che istruivano, in quasi una trentina di case, diecimila allievi; nel 1870 (cioè dopo un secolo e mezzo) diecimila era invece diventato il numero degli insegnanti; quello delle case circa 1.100; quello degli allievi 400mila. Attualmente, le scuole lasalliane nel mondo hanno quasi un milione di alunni dai nidi alle università. In Italia, i Fratelli delle Scuole Cristiane, non risparmiati dalla crisi vocazionale accentuatasi negli ultimi decenni che ha investito un po’ tutte le congregazioni, sono meno di 150, con circa mille collaboratori laici al lavoro in una ventina di scuole di vario ordine e grado che accolgono oltre settemila studenti. Al di là delle considerazioni numeriche resta in primo piano l’impegno di sempre: la valorizzazione della peculiare vocazione educativa, ribadita al centro di questo anno giubilare contrassegnato dallo slogan “Un cuore, un impegno una vita”.

Lo ha ribadito Jorge Gallardo de Alba, messicano, vicario generale del Fratelli delle scuole cristiane in una intervista pochi giorni fa a Vatican News. Un’ occasione per richiamare parole care al fondatore sul ruolo dei Fratelli nella Società, soprattutto per declinarle oggi nel segno della prossimità ai più deboli e a chi vive nelle frontiere. Da qui la scelta di cinque opere, una in ogni continente, per dare concretezza a questa celebrazione giubilare: una in Asia, alla frontiera tra Myanmar e Thailandia, dove è stata aperta una scuola per i ragazzi rifugiati o in cerca di lavoro; una in Africa dove nel Sud Sudan, a Rumbek, dov’è stata aperta un’altra scuola per ragazzi insieme con le Suore di Loreto; un’altra ancora, un centro educativo rivolto a tutti i migranti della tripla frontiera tra Perù, Colombia e Brasile, a Tabatinga, in Amazzonia; una quarta qui in Europa, nel quartiere di Molembeek a Bruxelles, dove sta per aprire i battenti un altro centro educativo per i migranti, in collaborazione con la parrocchia locale.

La quinta opera – questa ancora in fase di realizzazione- riguarda il Nord America: sono al vaglio più proposte, ma l’intento è un’altra scuola per bambini lungo la frontiera tra Messico e Stati Uniti, dove la situazione, come è noto, è drammatica. Anche lì può arrivare l’eco di parole lontane: «A voi tocca spesso di riconoscere Gesù sotto i poveri stracci dei bambini che vengono alla vostra scuola: adoratelo in essi... Spero che sia la fede ad indurvi a farlo con affetto e zelo, perché essi sono le membra di Cristo nostro Signore».

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