Al terzo giorno di litigi feroci tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini sul tema degli inceneritori in Campania, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è costretto a tentare una mediazione, ricordando ai suoi due vice che è lui il garante del contratto. Il tentativo, però, è destinato a naufragare. «Gli inceneritori non sono nel contratto», dice secco Di Maio agli alleati. «La realtà cambia: c’è bisogno di andare avanti e non indietro», ribatte il leader leghista.

Domani, in un clima ancora acceso dalle polemiche, Conte, Di Maio e Salvini dovranno però incontrarsi a Caserta e insieme firmare il «protocollo d’intesa per la Terra dei fuochi». La speranza che filtra da Palazzo Chigi è che allora, con le prime soluzioni da poter portare in dote al proprio elettorato, i toni dello scontro possano finalmente abbassarsi. Tema forte dell’accordo, conteso tra i due vicepremier, sarà l’utilizzo dell’esercito a presidio dei terreni dove i roghi tossici sono più frequenti. Saranno le prefetture, dopo aver riunito il comitato di ordine pubblico e pubblica sicurezza, a definire la lista dei siti sensibili da presidiare, dove è alto il rischio di incendi e quello per la salute pubblica.

Altro problema da risolvere è quello delle responsabilità degli enti locali e regionali che in questi anni hanno prodotto controversie capaci di rallentare gli interventi rendendoli spesso inefficaci. Per questo tra gli obiettivi del protocollo d’intesa ci sarà la definizione delle responsabilità di tutti gli attori chiamati in gioco, mettendo nero su bianco - rassicurano dal ministero dell’Ambiente - tempistiche certe e procedure di intervento. Impegni più stringenti anche per le Asl, che saranno costrette a intervenire per il monitoraggio della tossicità dell’aria e dei terreni nell’immediato e non potranno più - sostengono dal ministero dell’Ambiente - arrivare sul luogo del rogo a distanza di ore.

Salvini, intanto, rassicura gli alleati sulla stabilità del governo e si dice convinto che «con Di Maio sarà trovato un accordo». Ma il rapporto di fiducia tra i due appare ormai compromesso. E questa volta, per frenare Salvini e la sua avanzata nelle terre dell’elettorato grillino, Di Maio scava una trincea profonda. E dopo lo stop di Conte alle polemiche interne, il leader M5S lancia una manifestazione di piazza a Caivano, a metà strada tra Caserta e la sua Pomigliano d’Arco. Sul palco ci saranno i ministri targati M5S e da lì verrà lanciata la legge «Terra Mia» che il ministro dell’Ambiente Costa è pronto a mettere in cantiere a gennaio, appena approvata la finanziaria. Una legge che non riguarderà solo la Terra dei fuochi e che si estenderà a tutti i territori «avvelenati» in Italia, ma che viene vista dagli strateghi M5S come il trampolino di lancio, in quelle terre, per la campagna delle europee di maggio.

Tra gli obiettivi della legge - spiegano dal ministero dell’Ambiente - c’è l’introduzione del Daspo ambientale, che si traduce in un allontanamento dal territorio per chi inquina, oltre al sequestro allargato dei beni. Dovrebbero poi essere stanziati dal ministero dell’Ambiente degli ulteriori fondi per la messa in sicurezza e la bonifica dei terreni: al momento sono stati reperiti 160 milioni di euro. In accordo con il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, poi, si sta cercando un accordo per introdurre la possibilità di procedere all’arresto di chi incendia rifiuti non abbandonati (finora non previsto) e di estenderlo anche se chi ha bruciato i rifiuti non è stato colto in flagranza di reato.

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