Non è «un diritto fra i tanti» e non è neppure «un “privilegio” chiesto per la Chiesa»: la libertà religiosa è «la roccia ferma su cui i diritti umani si fondano saldamente, poiché tale libertà rivela in modo particolare la dimensione trascendente della persona umana e l’assoluta inviolabilità della sua dignità». In un Occidente secolarizzato e in un Oriente lacerato dai fondamentalismi, il cardinale penitenziere maggiore Mauro Piacenza torna a ribadire la necessità di tutelare questo principio - già sancito settant’anni fa dall’articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani - che «appartiene all’essenza di ogni persona, di ogni popolo, di ogni nazione».

Il porporato è intervenuto questa mattina presso l’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, dove è stata presentata la XIV° edizione del Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo redatto dalla Fondazione pontificia di cui è presidente “Aiuto alla Chiesa che soffre”, che martedì scorso ha tinto di rosso i più importanti monumenti di Venezia per non richiamare l'attenzione sulla situazione drammatica di tanti cristiani nel mondo. Circa 300 milioni i fedeli perseguitati nel mondo in 38 Paesi, uno ogni sette, secondo il rapporto diffuso oggi.

Per Piacenza è da considerare un «vicolo cieco» la strada «menzognera» che va aprendosi soprattutto nell’Occidente impregnato di secolarizzazione che «presume di risolvere le tensioni a tema religioso con l’eliminazione del fattore religioso stesso dall’orizzonte culturale e sociale». «Il senso religioso degli uomini, quanto più inadeguate paiono le risposte della cosiddetta “modernità”, emerge con rinnovata e riconoscibile forza», afferma il porporato.

«Uno Stato realmente progredito non è quello nel quale viene limitata la libertà religiosa dei propri cittadini o viene marginalizzato il fattore religioso dalla società stessa. Davvero evoluto è quell’ambito umano, nel quale l’universale anelito trascendente dell’io trova adeguati spazi di sviluppo, nel rispetto della tradizione sociale e culturale, e soprattutto nel continuo recupero della ragione. Se non si teme la verità, non si può temere la libertà! Nel chiedere per la Chiesa, ovunque, condizioni di autentica libertà, le chiediamo parimenti per tutti».

Secondo il cardinale, «la forbice tra ragione e fede, è solo falsamente divaricata da culture che hanno smarrito la corretta idea di ragione, o che non l’hanno ancora adeguatamente maturata». Il fattore determinante, in questa «continua ripresa della centralità della ragione nell’assetto culturale delle nostre società e dei nostri Stati», deve essere pertanto «la corretta maturazione dell’idea di libertà». 

Il cristianesimo ha avuto ed ha un ruolo determinante in questo e non solo a livello religioso, ma anche «storico e culturale», afferma Piacenza. «La libertà, infatti, non è limitata dall’ipotesi della Rivelazione positiva, ma al contrario l’apertura dell’uomo ad una tale ipotesi è l’“esplosione” dell’autentica libertà e il superamento dello strutturale limite esistenziale che tutti investe».

In questo senso la libertà religiosa tocca l’essenza stessa del singolo uomo e della pluralità dei popoli. E nel concetto di libertà religiosa sono incluse, necessariamente, «la libertà di pensiero e la libertà di parola, la libertà di espressione e la libertà di culto, la libertà di conversione e perfino la libertà di distanziarsi dall’elemento religioso». «Dobbiamo lavorare congiuntamente - incita allora il cardinale Piacenza - perché sempre più ampi spazi di libertà siano riconosciuti in ogni regione e ad ogni uomo, soprattutto riguardo a quell’elemento centrale delle vicenda umana, rappresentato dall’assenso religioso». 

«Per i cristiani, un assenso di fede che non fosse libero, perderebbe la sua stessa natura, poiché priverebbe il rapporto con il divino di quella dimensione relazionale che lo costituisce», spiega infatti il penitenziere vaticano. «Il tema della libertà religiosa sta particolarmente a cuore alla Chiesa», aggiunge; essa «non solo ne riconosce la centralità per la propria esperienza missionaria, ma ne difende l’importanza verso tutti, di fronte ad ogni realtà, poiché chi difende la libertà religiosa, difende l’uomo, promuove la pace e la comprensione tra i popoli e tra gli uomini nel contesto internazionale nel quale viviamo». 

È da questa consapevolezza che deriva l’azione di “Aiuto alla Chiesa che soffre”, impegnata a difendere e promuovere non un’unica confessione ma a difendere «l’uomo in quanto tale, a raggio completo», e a promuovere la sua «libertà integrale», che «non è semplicemente libertà da vincoli materiali e non, i quali comunque pesano sulla concreta esistenza, ma è anche – e soprattutto – riconoscimento di una libertà positiva, indispensabile per edificare la società attraverso la positiva edificazione della Chiesa».

Da qui una promessa: «Continueremo ad impegnarci motivatamente ed appassionatamente, perché, sempre e dovunque, - assicura Piacenza - la libertà religiosa sia difesa e dilatata, nella lucida certezza che difenderla significa difendere tutto dell’uomo e difendere ogni uomo».

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