Cristiani ed ebrei, ed anche una rappresentanza di musulmani, stanno preparando un documento interreligioso in materia di fine vita con riferimento particolare «al pericolo di legalizzare l’eutanasia e il suicidio medico assistito, anziché garantire le cure palliative e il rispetto completo della vita che è dono di Dio».

Lo fa sapere il Vaticano, riferendo che Papa Francesco ha “benedetto” questa iniziativa della quale è stato informato durante l’udienza privata concessa, lo scorso lunedì pomeriggio, ai membri della Commissione bilaterale delle Delegazioni del Gran Rabbinato d’Israele e della commissione della Santa Sede per i rapporti religiosi con l’Ebraismo, che si sono riuniti a Roma dal 18 al 20 novembre per riflettere sul tema: La dignità dell’essere umano: insegnamenti dell’ebraismo e del cattolicesimo riguardo ai bambini. 

Francesco, incontrandoli nel Palazzo apostolico, ha assicurato il proprio impegno personale in questo campo e per il progresso dei rapporti tra cattolici ed ebrei, affermando: «Noi siamo fratelli e figli di un Unico Dio, e dobbiamo lavorare insieme per la pace, la mano nella mano». 

Al termine dei loro lavori i membri della Commissione - guidati per parte ebraica dal rabbino Rasson Arusi, per parte cattolica dal cardinale Peter Appiah Turkson, presidente del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale - hanno diffuso una dichiarazione congiunta nella quale, ribadendo i «principi di inviolabilità della vita umana e dell’inalienabile dignità umana della persona» a partire dalla Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo e, in particolare, dalla Convenzione del 1989 sui Diritti del Bambino, sottolineano che: «Abbiamo uno speciale dovere verso i membri più deboli delle nostre comunità, e in particolare verso i bambini, garanti delle future generazioni, che non sono ancora in grado di esprimere tutte le loro potenzialità e di difendersi da soli». 

«Il rispetto della dignità personale dei bambini - si legge nel documento - deve esprimersi con l’offrire loro un’ampia serie di stimoli e strumenti per sviluppare le loro capacità di riflessione e di azione». È perciò necessario «che i bambini non soltanto si sentano oggetto di attenzione appropriata e amorevole, ma altresì che essi vengano impegnati attivamente, in modo tale che le loro potenzialità cognitive e pratiche siano sviluppate». 

Affinché ciò si realizzi, «occorre coltivare relazioni d’amore autentico e stabile, e garantire nutrimento adatto, salute e protezione, così pure la necessaria educazione religiosa e scolastica, l’insegnamento informale e la coltivazione della creatività», affermano le due delegazioni. 

Si rivolgono quindi alla società nel suo complesso, ma chiamando in causa in particolare genitori, insegnanti e guide religiose, i quali «hanno una speciale responsabilità nella maturazione morale e spirituale dei bambini». Al contempo i membri della Commissione mettono in luce «la tensione tra l’impegno a garantire la massima libertà di scelta, e quello ad assicurare protezione e guida prudente. Tutto ciò - scrivono - esige di astenersi da qualsivoglia strumentalizzazione dell’altra persona, la cui dignità dovrebbe sempre essere considerata come un fine in sé e per sé». 

Ebrei e cattolici concordano inoltre nel fatto che per assicurare ai più piccoli «un sano sviluppo spirituale, è particolarmente importante renderli familiari con il patrimonio biblico che gli ebrei e i cristiani condividono». La Commissione sollecita quindi al «dovere di studiare nelle rispettive comunità questi testi delle Sacre Scritture comuni». Oltre a ciò, concludono, «l’insegnamento di Nostra aetate e i successivi documenti in materia di relazioni ebraico-cristiane, dovrebbero essere ampiamente conosciuti e diffusi in entrambe le nostre comunità», in modo da dare impulso ad «una crescente benedetta riconciliazione e collaborazione tra ebrei e cattolici, a beneficio dei fedeli e dell’intera società».

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