Ogni anno, le autorità federali tedesche aprono inchieste su una media di 13mila casi di abusi sessuali su minori avviando procedimenti penali. Il numero di casi non segnalati è stimato molto più alto, tanto che Johannes-Wilhelm Rörig, commissario federale per la questione degli abusi sessuali parla di un “rischio di base” che pende sull’infanzia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità calcola che in Germania siano vittime di violenza sessuale uno o due studenti per classe, alcuni con gravi conseguenze per tutta la vita. La maggior parte dei casi, il 98%, si verifica all’interno della famiglia o in un ambiente sociale più ampio frequentato dai bambini, come la scuola, l’asilo, club sportivi o chiesa. 

Ma è in aumento anche il numero di aggressioni a sfondo sessuale attraverso la rete: si calcolano più di 1,35 milioni gli utenti Internet adulti che hanno contatti sessuali online con minori. «Ma chi protegge i bambini se molti genitori non sono all'altezza delle loro responsabilità e anche le politiche scolastiche si stanno rivelando inadeguate?», si chiedeva Helmut Zeller dalle colonne del quotidiano Süddeutsche Zeitung la settimana scorsa.

E una risposta decisa in tal senso è venuta proprio nel finesettimana da un convegno che si è tenuto a Colonia sul tema “La Chiesa cattolica sulla strada della prevenzione degli abusi sessuali”. All’incontro, promosso dalla Conferenza episcopale tedesca e dalla Conferenza dei Superiori Religiosi è stato invitato Johannes-Wilhelm Rörig, commissario del governo federale per gli abusi sessuali sui minori (Ubskm), che ha accettato con convinzione una cooperazione più stretta tra la Chiesa e le amministrazioni civili per avviare un’azione a 360° nella lotta contro la piaga della pedofilia. «Lo Stato tedesco è responsabile di tutti i suoi cittadini-bambini» ha dichiarato in un’intervista alla radio federale, e alla conferenza stampa finale ha ribadito la disponibilità del governo tedesco di lavorare in sinergia con la Chiesa cattolica.

Il vescovo di Treviri, Stephan Ackermann, commissario della Conferenza episcopale tedesca per la lotta agli abusi, ha ricordato che le Linee guida approntate dalla sua Commissione a fine settembre saranno soggette a revisione continua e ad un eventuale riaggiustamento laddove si manifestino lacune da colmare, così come i concetti di protezione e prevenzione. Nelle sue parole l’eco delle recenti dichiarazioni del presidente dei presuli tedeschi, il cardinale Reinhard Marx, che ha parlato di «vergogna» per la Chiesa intera: «Affrontiamo nuove sfide ogni giorno – ha detto nel corso del suo intervento – e non bisogna sottovalutare i pericoli legati all’uso dei media digitali. Con le nostre misure preventive, abbiamo intrapreso un processo costante e duraturo che resta per noi una sfida quotidiana, una sfida che sosterremo con tutte le nostre forze».

Ackermann ha voluto esprimere tutta la sua gratitudine per quello che ha definito «uno sguardo dall’esterno» per evitare il rischio che la Chiesa si limiti ad una prospettiva troppo limitata: «La Chiesa condivide questo pericolo con altre istituzioni e comunità e per tale motivo, al fine di prevenire la violenza sessuale, il feedback critico degli esperti in contesti non ecclesiali è importante per realizzare approcci appropriati, sostenibili e realistici».

Da parte sua Johannes-Wilhelm Rörig, ha ricordato come nel corso del 2016 il suo ufficio abbia aperto 26 tavoli con diverse organizzazioni che incontrano minori aperti alla partecipazione di esperti esterni, anche provenienti dal mondo accademico e industriale, e stipulato accordi anche con le Chiese cristiane al fine di sferrare un attacco senza precedenti per difendere i bambini tedeschi, la generazione di domani. «Non possiamo permettere che i nostri bambini e adolescenti vengano maltrattati migliaia di volte anche nell’anno 2018, in famiglia, da educatori, chierici o allenatori sportivi. E dai pericoli allarmanti che derivano anche dai media digitali, cybergrooming e altro. Internet è attualmente un paradiso per i pedofili!».


Il commissario poneva un interrogativo al quale, tuttavia, non sapeva dare risposta: «In Germania conosciamo molto bene i pericoli e sappiamo quello che dobbiamo fare per proteggere meglio i bambini e per aiutare le persone colpite: perché allora non si è ancora agito coerentemente? Che la protezione dei minori fallisca ripetutamente a causa della mancanza di risorse umane e finanziarie?» 

Di qui la garanzia di aiuti concreti da parte del governo federale, dei singoli Land e delle comunità. Significativo l’intervento “tecnico” della psicologa suor Katharina Kluitmann Osf, responsabile della prevenzione all’interno dell’organismo dei religiosi tedeschi. «In qualità di psicologa, sfortunatamente ho una discreta familiarità con il tema dell’abuso. Lavorare con i malati mi ha insegnato a fare tutto il possibile per prevenirlo. Ma è necessario guardare la situazione delle comunità in modo differenziato: le comunità che gestiscono istituzioni in cui i minori sono istruiti, assistiti, educati e di solito sono anche in rete con altre istituzioni del loro genere, sia ecclesiastiche che non ecclesiastiche. Il problema è purtroppo all’ordine del giorno, così come la ricerca di soluzioni adeguate».

La religiosa sottolineava anche come all’interno delle diverse comunità il lavoro sia a carico dei membri più giovani a causa dell’età avanzata degli altri e come esistano sedi molto più “allargate” dove i religiosi possano entrare in contatto coi minori, quali luoghi di pellegrinaggio o i momenti legati a direzioni spirituali e sacramento della riconciliazione e le misure vadano quindi adattate ai singoli casi. «Non si tratta di predisporre brochure patinate con dei concetti, bensì fare ciò che è giusto fare in quella particolare situazione nei confronti delle persone che ci sono affidate. Non possiamo farlo senza aiuto e dobbiamo essere ben felici di sostenerci l’un l’altro, come “alleati” di una comunità più grande fra Chiesa e politica».

Dal convegno è emersa infatti la volontà condivisa di procedere oltre: criteri e standard da sviluppare congiuntamente e la loro attuazione regolata e valutata periodicamente “insieme”, senza invasioni di campo o restrizioni del diritto perché «senza un’attenta valutazione dell'abuso, la prevenzione resta sospesa in aria», ha ricordato suor Katharina. Per il commissario Rörig si tratterebbe di «un passo storico importante». 

 

 

 

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