Un gruppo internazionale di donne cattoliche impegnate da anni a far ascoltare maggiormente la voce femminile nei processi decisionali della Chiesa, Voices of faith, ha fatto appello affinché al vertice convocato dal Papa a febbraio in Vaticano per affrontare la crisi degli abusi sessuali siano invitate e ascoltate donne, vittime ed esperte, poiché «le voci delle donne sono cruciali per ogni sforzo credibile per porre fine e prevenire l’abuso».

L’incontro intitolato «Superare il silenzio – la voce delle donne nella crisi degli abusi», che quest’anno si è svolto nella Biblioteca angelica martedì 27 novembre, si è concluso con un appello in tre punti relativo al vertice di febbraio: primo, «la pubblicazione sei settimane prima dell’inizio dell’incontro della lista completa dei partecipanti, le loro credenziali e l’agenda dell’incontro»; secondo, «la pubblicazione di tutte le procedure e le votazioni su ogni documento durante l’incontro al fine di facilitare la trasparenza»; terzo, «diverse voci di donne, sopravvissute o rappresentanti dei loro diritti, dovrebbero essere invitate a partecipare ed essere ascoltate all’incontro. Di conseguenza dovrebbe essere dedicato un tempo specifico alle donne, come coloro che hanno parlato a Roma il 27 novembre. Le voci delle donne sono cruciali per ogni sforzo credibile per porre fine e prevenire l’abuso».

Durante l’incontro sono intervenute diverse donne esperte sulla questione, alcune delle quali sono state personalmente abusate. «Nell’intervento di apertura», si legge in una nota diramata da Voices of faith a conclusione, «la professoressa Cettina Millitello ha fatto appello affinché la Chiesa cattolica pratichi la “onestà ecclesiale” e rifletta approfonditamente sulle strutture di potere nella Chiesa che perpetuano il patriarcato e l’abuso. Barbara Dorris (Stati Uniti), Rocio Figueroa (Perù/Nuova Zelanda) e Doris Wagner (Germania) hanno condiviso la loro personale esperienza di abusi subiti e della resistenza che hanno incontrato quando hanno tentato di ottenere giustizia. Figueroa, ex dirigente della branca peruviana del movimento laicale Sodalizio che per cinque anni ha lavorato al Pontificio Consiglio dei Laici, ha raccontato di come nel corso degli anni ha scoperto un crescente numero di vittime del fondatore e vicario del Sodalizio. È stata accusata di essere una «mestatrice» e una «donna malata» quando ha tentato di denunciare. Wagner ha raccontato che due uomini che l’hanno assaltata quando era una giovane Suora nella comunità religiosa Familia Spiritualis Opus a Roma sono ancora sacerdoti, uno lavora presso la Congregazione vaticana per la Dottrina della Fede. Riflettendo sulla propria esperienza, Wagner ha detto che uno dei motivi per i quali l’abuso sessuale continua a essere diffuso nella Chiesa cattolica è il fatto che non vi è una «corretta separazione di potere nella Chiesa».

In una tavola rotonda moderata da Robert Mickens (capo redattore di La Croix International), Virginia Saldanha (India), Mary Hallay-Witte (Germania/Irlanda), Barbara Dorris (Stati Uniti) e Rocio Figueroa (Perù/Nuova Zelanda) si discusso delle barriere istituzionali e delle possibili soluzioni strutturali alla crisi globale degli abusi.

Secondo Dorris, gli abusatori esistono in ogni settore della società, ma il fallimento della Chiesa è la copertura che avviene dopo che l’abuso viene denunciato. Figueroa ha sottolineato che così come sono strutturali i problemi nell’affrontare l’abuso nella Chiesa è strutturale il fatto che la voce delle donne sia silenziata poiché esse non hanno alcuna voce nei processi decisionali della Chiesa.

«La Chiesa sta respirando solo con un polmone, il clero, e sta soffocando», ha detto.

Hallay Witte che guida gli sforzi nella prevenzione presso la diocesi di Amburgo in Germania ha parlato della necessità di affrontare strutturalmente la violenza nella Chiesa. Ha fatto appello ai leader della Chiesa affinché ascoltino le vittime e invitino le donne esperte come quelle presenti all’incontro romano al prossimo incontro dei presidenti delle conferenze episcopali. Saldanha ha sottolineato la necessità che siano diversificate le donne invitate agli eventi ufficiali, come il Sinodo e gli incontri vaticani, aggiungendo che in futuro la metà di coloro che prendono decisioni nella Chiesa dovrebbero essere donne.

L’associazione Voices of faith ha tenuto un incontro l’8 marzo del 2017 nella Casina Pio IV, in Vaticano, e un incontro l’8 marzo del 2018 presso la sala stampa estera di Roma.

In una iniziativa completamente indipendente dall’incontro di Voices of faith, pochi giorni fa l’Unione internazionale delle Superiore generali (Uisg), costituita da 2mila superiore generali delle congregazioni religiose femminili di tutto il mondo, che rappresentano oltre 500.000 religiose, ha espresso in una nota il proprio profondo dolore e l’indignazione per la serie di abusi perpetrati nella Chiesa e nella società odierna. «L’abuso di ogni sorta – sessuale, verbale, emotivo, o un uso improprio del potere all’interno di una relazione – lede la dignità e il sano sviluppo della persona che ne è vittima», si legge nella nota. «Siamo accanto alle donne e agli uomini che hanno dimostrato coraggio, denunciando i casi di abuso alle autorità. Condanniamo i fautori della cultura del silenzio e dell’omertà, che si servono spesso del pretesto di “tutelare” la reputazione di un’istituzione o che definiscono tale atteggiamento “parte della propria cultura”. Sosteniamo una trasparente denuncia di abuso alle autorità civili e penali, sia all’interno delle congregazioni religiose che nelle parrocchie o diocesi, o in qualsiasi spazio pubblico. Chiediamo che ogni donna religiosa che sia stata vittima di abusi denunci quanto accaduto alla superiora della propria congregazione e alle autorità ecclesiali e civili competenti. Se la Uisg riceve una denuncia di abuso, sarà presente con l’ascolto e l’accompagnamento della persona perché abbia il coraggio di denunciare quanto vissuto alle organizzazioni competenti. Ci impegniamo a collaborare con la Chiesa e le autorità civili per aiutare le vittime di ogni forma di abuso a sanare le ferite del passato attraverso un processo di accompagnamento e di richiesta di giustizia e ad investire nella prevenzione dell’abuso attraverso una formazione collaborativa e programmi educativi per bambini, donne e uomini. Desideriamo costruire reti di solidarietà per contrastare queste situazioni disumanizzanti e contribuire a una nuova creazione nel mondo».

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