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Clima, ambiente, difesa del territorio: il governo dov’è?

Clima, ambiente, difesa del territorio: il governo dov’è?
Se il programma del ministro per l’Ambiente Sergio Costa è tra i migliori che abbia mai letto, è anche vero che continua a rimanere sulla carta. I suoi colleghi al governo non sembrano averne gran considerazione, oppure si sono già spesi tutti i soldi che servirebbero alla transizione ecologica
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Se il programma del ministro per l'Ambiente Sergio Costa è tra i migliori che abbia mai letto, è anche vero che continua a rimanere sulla carta. I suoi colleghi al governo

non sembrano averne gran considerazione, oppure si sono già spesi tutti i soldi che servirebbero alla transizione ecologica. Si susseguono infatti scelte che poco hanno a che fare con le priorità ambientali e che anzi, sembrano in contraddizione.

Sarebbe bello vedere qualcosa di verde (non solo quello della Lega) nei provvedimenti legislativi. Per esempio, si potrebbe approvare la legge contro il consumo di suolo, pronta dal 2012 e già sottoposta a molti emendamenti: fondamentale per fermare l'emorragia dei nostri terreni più fertili assediati dalla cementificazione che Ispra - autorevole organo scientifico del governo stesso - quantifica in 2 metri quadrati al secondo.

Si potrebbe chiudere la questione «end of waste» ovvero definire con chiarezza i termini di cessazione della qualifica di rifiuto per quei materiali che sono stati trattati e risultano riciclabili in altri processi industriali o agricoli. Si potrebbe incentivare l'acquisto di auto elettriche come avviene in altri paesi europei, per favorirne la

diffusione ancora troppo lenta.

Si dovrebbe mantenere senza indugio l'ecobonus per la riqualificazione energetica degli edifici: e invece tutti tremano all'idea che nel 2019 gli sgravi fiscali non vengano riconfermati. Bisognerebbe spiegare al ministro dell'Economia, e poi alla cittadinanza tutta, che la logica della crescita economica infinita è in aperto conflitto con il clima

e l'ambiente. E va ripensata non solo in funzione del Pil.

Altrimenti a nulla serve aver ascoltato il grido d'allarme degli esperti del Club di Roma, riuniti per il cinquantenario di quel gruppo che compilò il famoso rapporto sui «Limiti della Crescita», oggi più che mai attuale. Non si può con un ministero volere la sostenibilità ambientale, e con l'altro dare un premio a chi fa tre figli, quando bisognerebbe contenere la popolazione.

Occorre una visione sistemica in un mondo sempre più complesso. Prendiamo la questione Tap: al di là dei pareri di legittimità progettuale, il punto è che se si facesse una seria politica di efficienza energetica degli edifici italiani, non avremmo bisogno di un nuovo gasdotto che produce emissioni fossili, ma potremmo chiuderne pure

uno di quelli esistenti!

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