L’anno di San Romero sarà anche l’anno di un altro latino-americano che imbocca decisamente la strada che porta agli altari, il vescovo del Brasile dom Hélder Câmara. Domenica 16 dicembre si chiuderà la fase diocesana del processo e una voluminosa cassa di documenti viaggerà verso Roma per approdare negli archivi della Congregazione per le Cause dei Santi. Si sa anche che c’è allo studio un miracolo, che potrebbe essere attribuito all’intercessione di dom Hélder Câmara. E c’è un Congresso eucaristico nazionale, questo sì confermato, che si terrà nel novembre del 2020 in Brasile, dunque tra poco meno di due anni, un tempo che l’attuale arcivescovo della diocesi guidata in passato da Hélder Câmara, dom Fernando Saburido, considera sufficiente per esaurire i passaggi che dovrebbero portare al riconoscimento della beatitudine del “vescovo rosso”, come lo chiamavano dispregiativamente i militari del Brasile, che governarono 21 anni, dal 1964 al 1984. 

Tra il vescovo Romero, santo da ottobre, e Hélder Câmara, prossimo beato, ci sono delle coincidenze notevoli. Come Romero anche Câmara percorre un cammino che lo porta a transitare da posizioni di partenza tradizionaliste ad altre conciliari. I suoi biografi, e gli stessi amici di sacerdozio, ricordano che da giovane fu molto vicino a istituzioni e associazioni religiose e laicali di impostazione conservatrice e a volte di segno integralista. Si tratta di un periodo della sua vita che lo stesso Câmara ritenne un «errore di gioventù, frutto di passioni e non di ragionamenti». Il cambiamento comincia nella città di Rio de Janeiro, dove Pio XII lo nominò vescovo ausiliare il 3 marzo 1952 (aveva 43 anni) ricevendo l'ordinazione episcopale il 20 aprile 1952. 

Una biografia per così dire autorizzata redatta a complemento della richiesta indirizzata a Roma anni fa per chiedere l’apertura delle indagini diocesane, ricorda il lavoro sociale di Dom Hélder Câmara – nei «movimenti studenteschi e operai, leghe comunitarie contro la fame e la miseria» – che gli costò l’ostracismo del governo militare brasiliano. I cenni biografici allegati alla lettera fanno presente che fu lui a fondare, nel 1950, la Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb) con l’approvazione di Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI, allora sottosegretario vaticano. Dom Hélder Câmara ne fu anche il primo Segretario generale, e in questa veste collaborò alla nascita del Consiglio episcopale latino-americano (Celam), a Rio de Janeiro, nel luglio del 1955.

Come Romero, anche Hélder Câmara ebbe un particolare rapporto di vicinanza a Paolo VI. Il suo biografo brasiliano, il filosofo Ivanir Rampon, autore del libro “Paulo VI e Dom Hélder Câmara - Exemplo de uma amizade espiritual”, pubblicato in portoghese da Paulinas nel 2014, percorre in maniera dettagliata la relazione tra i due mostrando come la loro amicizia abbia avuto ripercussioni che sono andate al di là del trentennale rapporto. «Per entrambi, il Concilio Vaticano II è diventato una missione, e le sue preoccupazioni sociali sono poi riecheggiate nel papato di Paolo VI, nella enciclica Populorum Progressio e nello sviluppo della Chiesa brasiliana durante il regime militare», scrive Rampon in riferimento a lettere e conversazioni tra dom Hélder e Paolo VI, che mostrano l’apprezzamento del secondo verso il sacerdote brasiliano. «A Montini piaceva conoscere le opinioni di Câmara e le considerava di fondamentale importanza», sottolinea l’accademico brasiliano, «Nei giorni precedenti il Concilio i due amici si incontrarono perché sapevano che era già stato pianificato un attacco alla collegialità episcopale. Entrambi hanno difeso questa idea e hanno lavorato duramente perché diventasse una pratica costante nella vita della Chiesa. Dom Hélder diresse l'esperienza positiva della Cnbb e del Celam, che visse la collegialità prima che venisse definita dal Vaticano II».

Monsignor Romero e dom Hélder Câmara sono uomini del Concilio, quel Concilio in cui l’America Latina ebbe una partecipazione alquanto modesta e che assimilerà in un secondo momento. Câmara fu uno dei pochi vescovi latinoamericani a partecipare al Vaticano II dove offrì contributi significativi su tematiche inerenti alla promozione umana. Poi, una volta, in America Latina, le sue riflessioni teologiche e pastorali furono di gran peso per la definizione dell’opzione preferenziale per i poveri caratteristica anche nel pensiero teologico latino-americano. 

Il filosofo uruguayano Alberto Methol Ferré annovera dom Hélder Câmara tra coloro che più introdussero le tematiche conciliari in America Latina. Methol Ferré, a lungo consulente del Celam, ricorda che fu Giovanni XXIII a sollevare la questione dei poveri all’inizio dell’assise, mentre il cardinal Lercaro propose che quello dei poveri diventasse il filo conduttore del Concilio. «La proposta non passò - osserva Methol Ferré - ma provocò e ottenne forti echi. In Paul Gauthier, per esempio, che in Palestina scrisse un libro, “Gesù, il carpentiere di Nazareth”, che venne pubblicato durante la prima sessione del Concilio». Le riflessioni di Gauthier – annota a questo punto Methol Ferré - «ottennero un’accoglienza favorevole da parte della delegazione dei vescovi latinoamericani, guidata dal brasiliano dom Hélder Câmara e dal cileno Francisco Larraín, che in varie occasioni si riunirono tra di loro e con il padre Gauthier». Il pensatore uruguayano registra che Paul Gauthier terrà ai padri conciliari di lingua spagnola varie conferenze – presente dom Hélder Câmara - che verranno poi raccolte in un volume dal titolo “La pauvreté dans le monde”. «Il libro verrà pubblicato alla fine del Concilio, nel 1965, e rimbalzerà con forza in America Latina. Lì si anticipano temi fondamentali che si svilupperanno negli anni a venire, compresa la teologia della liberazione nelle diverse linee che ha poi seguito questo pensiero».

Come Romero anche Câmara fu osteggiato e calunniato dai suoi confratelli. Ancora il brasiliano Ivanir Rampon esamina diversi studi che indagano sulle calunnie che sono state lanciate contro l’arcivescovo di Recife per concludere che «alcuni Dicasteri romani accolsero le denunce del governo autoritario brasiliano e dei settori conservatori della Chiesa in Brasile, che si opponevano alla linea conciliare di Dom Hélder. Fino al tentativo di contrapporre Paolo VI a Hélder Câmara». Ci fu un momento, osserva Rampon nel quinto capitolo del libro dedicato all’amicizia di Câmara con Paolo VI, in cui «i segretari del Papa intercettarono la corrispondenza e negarono per due volte l’udienza privata» a Câmara senza che il Papa sapesse del diniego e «contro l’opinione di Paolo VI che l’arcivescovo godeva della sua totale fiducia».

Notiamo infine che nel 2014, quando Papa Francisco comunicò la decisione di beatificare Paolo VI, il successore di dom Hélder Câmara, l’arcivescovo di Olinda e Recife, dom Fernando Saburido, decise a sua volta di chiedere l'autorizzazione della Congregazione per le Cause dei Santi per avviare il processo di beatificazione di Câmara. Il nihil obstat arriverà l’anno dopo, il 25 febbraio 2015, e da quel momento la preparazione della causa ha preso slancio con la formazione di una Commissione storica costituita da quattro specialisti: il professore Luiz Carlos Luz Marques, dell’Università cattolica di Pernambuco, la storica Lucy Pina Neta, dell’Instituto Dom Helder Câmara; il professore José Oscar Beozzo, membro della Commissione di studi di História da Igreja na América Latina e del Centro Ecumênico de Serviços de Evangelização e de Educação Popular di São Paulo; e Silvia Scatena, dell’Università di Modena e membro della Fondazione Giovanni XXIII di Bologna.

I ricercatori hanno riunito ed esaminato la corposa corrispondenza intercorsa tra Câmara e numerosi amici, sacerdoti e fedeli, alla stesura dell’elenco dei lavori pubblicati da lui, su di lui e relativi alla sua azione pastorale e all’esame delle notizie e degli articoli riferibili a lui pubblicati nel corso degli anni sulla stampa nazionale e internazionale. Sono stati anche analizzati gli archivi di uno dei più importanti pensatori cattolici del Brasile, Alceu Amoroso Lima, un amico con cui dom Hélder Câmara manteneva corrispondenza dagli anni del seminario, e gli archivi della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb), di cui Câmara fu fondatore e segretario generale per dodici anni. La ricerca dei membri della Commissione storica si è estesa anche al di fuori del Brasile. Sono infatti stati consultati gli archivi del giornalista francese José de Broucker, il primo biografo di dom Helder, i cui materiali si trovano nell’Università di Louvain-La-Neuve in Belgio.

Tra pochi giorni tutto sarà nelle mani della Congregazione per le Cause dei Santi e alla portata di Papa Francesco che non ha mai nascosto la sua ammirazione verso l’arcivescovo dei poveri. Il Pontefice ha pronunciato il nome di Dom Hélder Câmara nel maggio 2016 nell’aula del Sinodo, parlando ai vescovi italiani. L’assemblea aveva come tema il “Rinnovamento del clero”. E il Papa argentino scelse di affrontarlo non con «una riflessione sistematica sulla figura del sacerdote» ma «capovolgendo la prospettiva», mettendosi «in ascolto, in contemplazione… quasi in punta di piedi» di figure sacerdotali attraenti. E citò un aforisma tra i tanti che l’arcivescovo di Recife era solito annotare: «Quando il tuo battello comincerà a mettere radici nell’immobilità del molo – richiamava dom Hélder Câmara – prendi il largo!».

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