Show del ministro degli Esteri iraniano Jawad Zarif al Doha Forum in corso nella capitale qatarina. Intervistato, e spesso incalzato, dalla giornalista americana Robin Wright, il capo della diplomazia di Teharan ha tirato fuori il suo repertorio di battute e ragionamenti stringenti. Con un messaggio chiaro al presidente americano Donald Trump: l’Iran «ha resistito alle pressioni americane per quarant’anni e resisterà ancora» e soprattutto «non tornerà al tavolo delle trattative» a meno che gli Stati Uniti non rientrino nel trattato nucleare, il cosiddetto Jcpoa. «Se c’è un’arte in cui siamo maestri, e che possiamo insegnare ad altri popoli, è quella di eludere le sanzioni», ha ribattuto quando Wright gli ha chiesto con insistenza se e come l’Iran riuscirà a vendere ancora petrolio, nonostante le nuove sanzioni statunitensi.

Il ruolo dell’Europa

Zarif ha insistito sulla validità dello Jcpoa, e ha fatto capire che l’Iran non si ritirerà a sua volta dall’accordo, almeno in tempi brevi. «Siamo partiti da un lungo lavoro con l’allora segretario di Stato John Kerry – ha raccontato -. Ci vedevamo più spesso fra noi che con le nostre mogli. Abbiamo prodotto un testo di 150 pagine che è stato alla base della risoluzione dell’Onu». Quel testo, secondo l’Iran, resta la base per un’eventuale nuova intesa. Zarif ha ammesso che le pressioni economiche si fanno sentire, «anche per chi vuole comprare cibo e medicine» ma ha escluso un crollo del Paese: «Quarant’anni fa nessuno scommetteva su una nostra tenuta di qualche settimana, abbiamo resistito finora». Poi ha invitato l’Europa a emanciparsi dalla politica estera americana e a dimostrare che non si fa dettare le decisioni da Washington. Bruxelles sta studiano uno strumento finanziario per aggirare le sanzioni ma non è ancora stato presentato.

La Siria e i diritti umani

Zarif non ha ceduto neppure sulla Siria: «Il nostro non è un “intervento”. Noi siamo parte della regione, a differenza di altri. Siamo nel Paese su invito del governo di Damasco e ci resteremo finché ci vorranno». Ha accusato l’Arabia Saudita di aver provocato nello Yemen «una delle più gravi crisi umanitarie al mondo» e si è detto felice per l’accordo sul cessate il fuoco raggiunto nei colloqui in Svezia: «Anche in Siria – ha spiegato – si può arrivare alla fine della guerra con un accordo politico». Fra due giorni, ha annunciato, sarà presentato il Comitato costituzionale che dovrà portare a un’intesa con parte dell’opposizione. Poi ha ammesso che sul rispetto dei diritti umani in Iran «ci sono stati errori, persone che hanno commesso eccessi» ma ha ribadito che il regime non potrebbe reggere se fosse «contro il suo popolo».

La Ue medierà anche fra Qatar e Arabia Saudita

All’apertura del Forum ha parlato anche il ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, al centro degli sforzi diplomatici per superare il blocco commerciale ed economico imposto un anno e mezzo fa da Arabia Saudita e altri Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo (Gcc). Ha detto di essere tuttora favorevole al Gcc, «perché come blocco contiamo di più», ma ha auspicato una riforma delle sue istituzioni perché così com’è «è senza denti» e di fatto in balia dello Stato più forte, appunto il Regno Saudita, che «si ritiene non vincolato alle regole». Sulla crisi fra le potenze arabe sunnite ci sarà anche una mediazione dell’Unione europea. La ha annunciata il ministro degli Esteri romeno Teodor-Viorel Melescanu: «Ad aprile ci sarà un evento per far parlare fra loro le parti». La Romania assumerà la presidenza dell’Ue a gennaio.

I commenti dei lettori