La terra di mezzo è il posto più complicato di questa città. Guarda il centro dalla finestra, ma è già periferia. Tiene nella pancia il nuovo centro tutto di vetri e acciaio della Lavazza e il mercato di Porta Palazzo. La fabbrica di chiodini di plastica venduti in tutto il mondo, la Quercetti, e l’Arsenale della pace, il caffè Basaglia - esperimento riuscitissimo di inclusione di pazienti psichiatrici - e il posto più assurdamente trafficato di questa città, piazza Baldissera.

Metà stranieri

La terra di mezzo si chiama Aurora e a conti fatti è anche il posto dove più del 50 per cento dei 42 mila abitanti è di origine straniera. Ecco, è qui, in questo fazzoletto di strade e corsi che trovi tutte le contraddizioni di Torino.

Se ci fosse un luogo simbolo di questo quartiere e così complicato sarebbe quasi certamente piazza Alimonda, la piazza che non c’è, ma che ha fatto parlare di sè per mille ragioni. E adesso, a una manciata di giorni da Natale, è deserta come non lo è mai stata. Ma è bellissima, con quel suo albero di Natale ornato con bottiglie di plastica glitterate, bicchierini tagliati a metà e lettere dei bambini dell’asilo: «Caro Babbo, potresti portarmi un regalo di Natale?», firmato: Kevin.

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È qui, su questa piazza, che sono esplose le contraddizioni di una convivenza complicatissima tra chi c’era già 50 anni fa e chi è arrivato da poco. Un tema che fa suggerire a Luca Deri, il presidente della Circoscrizione 7: «Questo è un quartiere dove tutto è possibile». Anche che in una scuola come la elementare Parini (che è a meno di un chilometro dal Palazzo del Municipio e dalle luci d’artista, e a due - in linea d’aria - dalle vetrine illuminatissime di via Roma) oltre il 60 per cento dei bambini siano di origine straniera. Dove si incrociano e convivono 16 nazionalità: dai marocchini ai ragazzi dei Bangladesh, dai cinesi ai peruviani e via elencando. Dove la preside Maria Grazia Volpe, fa i salti mortali per riuscire a tenere tutto insieme, e le maestre, come dice lei: «Sono eroiche, perchè chi viene a insegnare qui lo fa come missione. Nessuna guarda soltanto allo stipendio. Tutte ci rimettono di tasca loro per poter fare nel migliore dei modi il proprio lavoro».

«Commercio vivace»

Ma poi ogni strada, in questo quartiere, fa storia a sè. Per dire: vai in corso Vercelli e trovi infilate di negozi chiusi, di cartelli «Vendesi» affissi a serrande abbassate da anni. Passeggi in corso Giulio Cesare e le saracinesche sono tutte su. Tanto che il vice presidente dei negozianti del corso, Pino Donatiello, dice: «Da noi il commercio va molto bene. E stanno arrivando anche negozi di qualità. I bar sono pieni e c’è grande vivacità». Va così bene che quest’anno - dopo dieci anni - i negozianti hanno messo mano al portafoglio e hanno pagato le luminarie di Natale. Sembra poco, ma per un posto complicato come questo è un fatto epocale.

Ma poi torni in corso Vercelli e trovi quel che resta delle ex «Officine grandi motori» e sembra un teatro di guerra. Qui doveva sorgere un centro commerciale della Esselunga e un polo della logistica. Invece da anni è tutto uno sfascio. Con immondizia accumulata sui marciapiedi. E allora pensi che ha ragione chi dice: «Bisogna mettere mano al territorio. Sistemarlo. Così migliorerà la vita di tutti». Verissimo. La riqualificazione ambientale non può che fare bene: è stato così ovunque.

«La sindaca non può»

«Mi bisognerebbe parlarne anche con la sindaca e gli assessori che, però, qui non vengono» accusa Patrizia Alessi, battagliera consigliera di Circoscrizone. E mostra tre lettere in cui chiede un Consiglio aperto. E la risposta della sindaca Appendino, al presidente Deri, dopo la raccolta di firme: «Non mi è possibile ipotizzare a breve la mia presenza ad un Consiglio presso la Circoscrizione». Alessi è furibonda: «Se non ne parliamo con il Comune che possiamo fare? Se non gli interessa cosa pensano gli organi decentrati ha solo da dirlo. Intanto, però, qui va tutto a scatafascio, e il degrado aumenta». E allora giù a parlare di ponte Mosca - ritrovo di spacciatori, di prostituzione arrivata in lungo dora Firenze, di guai un po’ ovunque.

Per fortuna ci sono i comitati spontanei. C’è Arqua che ha preso a cuore piazza Alimonda e non soltanto. L’anima sono due pensionati, Vitto Taus e Giovanni Sepede. Hanno inventato l’albero di Natale e tornei di pallavolo in piazza Alimonda. Martellano di telefonate gli assessori ogni tre per due. E qualcosa portano a casa, un intervento qui, un altro là, una pulizia immediata dove c’è, bisogno. Mettono mano al portafoglio quando serve. E adesso, tassandosi, hanno piazzato tre file di luci di Natale anche in via Cuneo, strada esclusa da tutti i progetti e i finanziamenti. Battaglieri, Vitto e Giovanni. Minacciati dai pusher, ma sempre in prima fila. Tengono via Cuneo come un salotto, e se il caso spazzano pure la strada.

«Una casa pulita»

Anche quelli del Comitato cittadini quadrilatero Aurora si danno da fare. Si sono inventati il presepe multietnico, e lo hanno messo nei giardini Madre Teresa di Calcutta, che era un luogo di spaccio. Gioacchino Perri, il presidente, non ha dubbi «Se facciamo cose belle, verrà voglia di tenere bene il territorio. Nessuno getta un mozzicone in terra in una casa pulita». Ecco, lui, Vitto, Giovanni e un manipolo di altri, sono davvero una forza, anzi sono la «task force» contro il degrado di questa terra di mezzo. Che non è più centro, e non ancora periferia.

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