Un «ponte» che unisce l’eternità del Padre al tempo degli uomini. È Gesù Cristo, che «non è solo il rivelatore del Dio vivente» ma «è lui stesso il Dio vivente». Su questa riflessione si è snodata la terza predica di Avvento del predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, presso la Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico, alla presenza di Papa Francesco e della Curia.

«Cristo ha dato la sua vita “in riscatto” e per amore di tutti gli uomini, senza distinzioni», ha detto il cappuccino nella sua predica riportata da Vatican News. «Più che della salvezza di coloro che non hanno conosciuto Cristo ci sarebbe da preoccuparsi, della salvezza di quelli che l’hanno conosciuto, se vivono come se non fosse mai esistito, dimentichi del tutto del loro battesimo, estranei alla Chiesa e a ogni pratica religiosa».

Quanto alla salvezza dei primi, ha ricordato Cantalamessa, la Scrittura ci assicura che «Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga». «La sua offerta di salvezza è universale»: Dio si preoccupa che tutti gli uomini siano salvi: «Dio è umile nel creare. Non mette la sua etichetta su tutto, come fanno gli uomini. Nelle creature non sta scritto che sono fatte da Dio. È lasciato ad esse di scoprirlo», ha detto il predicatore.

«L’ambiente vitale» in cui nasce e si sviluppa ogni autentica teologia cristiana è lo Spirito Santo, ha aggiunto, «il Dio vivente, a differenza degli idoli, è un Dio che respira e lo Spirito Santo è il suo respiro». Esso «crea nell’intimo dell’uomo quello stato di grazia per cui un giorno si ha la grande illuminazione», «si scopre che Dio esiste, è reale», ha sottolineato padre Cantalamessa. Che, a chi cercasse Dio altrove, solo tra le pagine dei libri o tra i ragionamenti umani, ricorda le parole che l’angelo disse alle donne: «Perché cercate tra i morti colui che è vivente?».

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