Anche quando sapeva che i nazisti lo stavano ascoltando non rinunciava a denunciare dal pulpito i loro crimini. Per questo padre Richard Henkes, religioso tedesco dell’ordine dei Pallottini, finì nel campo di concentramento di Dachau. E ora la Chiesa cattolica si appresta a proclamarlo beato. Il suo nome figura infatti al primo posto nella lista di dodici nuovi decreti della Congregazione per la Cause dei santi per i quali papa Francesco - in un’udienza concessa ieri pomeriggio al cardinale prefetto Angelo Becciu - ha autorizzato la pubblicazione. Quello sul martirio di padre Henkes è l’unico tra i decreti ad aprire direttamente la strada alla beatificazione; per altre undici figure invece si tratta di decreti sulle virtù eroiche, a cui è legato il titolo di venerabile ma ancora in attesa del riconoscimento di un miracolo per arrivare alla gloria piena degli altari.

Il nome di Richard Henkes (1900-1945) - nato a Ruppach, in Renania - va ad aggiungersi a quelli di altre grandi figure di beati tedeschi che ebbero il coraggio di parlare apertamente contro il nazismo come il cardinale Clemens August von Galen, vescovo di Munster, o il gesuita Rupert Mayer. Come loro Henkes fu particolarmente esplicito nella condanna della pratica della soppressione dei disabili, ma prese posizione - ad esempio - anche contro l’annessione nazista della Cecoslovacchia. Quando poi il 10 luglio 1943 fu arrestato e inviato a Dachau non smise di esercitare il suo ministero sacerdotale nel campo di concentramento. Testimoni raccontano che era riuscito a portare con sé una piccola Bibbia alla quale attingeva per la predicazione. Fino a quando nel dicembre 1944 si offrì volontariamente per prestare servizio nel famigerato Blocco 17, quello dove erano internati i malati di tifo. Nel giro di qualche settimana avrebbe lui stesso contratto la malattia morendo così il 22 febbraio 1945, martire della carità oltre che vittima dell’odio dei nazisti.

Sulle figure degli undici nuovi venerabili è interessante osservare come diverse abbiano in comune l’intrecciarsi della propria vita con quelle di altri santi. È il caso per esempio del torinese Carlo Tancredi Falletti di Barolo (1782-1838), marchese dell’Ottocento, per un periodo anche sindaco di Torino (1826-1827) (https://www.lastampa.it/2015/10/29/vaticaninsider/carlo-tancredi-marchese-di-barolo-fede-e-politica-per-il-bene-comune-VFnMMuy86xoQNcE6jaSOMN/pagina.html). Insieme alla moglie Juliette Colbert - molto vicina a san Giovani Bosco e già riconosciuta dalla Chiesa venerabile nel 2015 - il marchese Falletti di Barolo fu soprattutto in prima linea nell’assistenza ai bisognosi durante l’epidemia di colera del 1835. L’amicizia con il futuro san Giovanni Paolo II fa invece parte della biografia del polacco Jan Pietraszko (1911-1988): fu infatti il vescovo ausiliare che Karol Woytyla volle accanto a sé quando era arcivescovo di Cracovia, dal 1963 fino all’elezione a Papa. E Giovanni Paolo II raccontava di aver imparato proprio da lui a stare tra i giovani: «Ti ringrazio per avermi mostrato la strada verso la gioventù universitaria - gli scrisse in una lettera nel 1979 -. Mi hai insegnato con quale venerazione, amore, onestà bisogna trattare questo nostro ministero fondamentale unito all’annuncio della parola di Dio».

Accomunati dall’amicizia con un altro santo polacco - Massimiliano Kolbe, anche lui martire del nazismo - sono poi i due frati minori conventuali Melchiorre Fordon (1862-1927) e Girolamo Maria Biasi (1897-1929), entrambi tra i nuovi venerabili. Il primo era originario di Grodno, oggi in Bielorussia, la cittadina dove mosse i primi passi la Milizia dell’Immacolata fondata dal giovane padre Kolbe, che raccontava di aver fatto tesoro dei consigli di padre Fordon. E a quello stesso sodalizio aveva dato il suo contributo anche padre Biasi, trentino della Val di Non, che negli anni romani era stato compagno di studi di Kolbe e che è considerato a sua volta un co-fondatore della Milizia dell’Immacolata.

Nella lista dei servi di Dio di cui papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto sulle virtù eroiche figurano poi l’emiliano don Giuseppe Codicé (1838-1915) fondatore della Pia Unione delle Suore della Visitazione della Vergine Immacolata; don Giovanni Ukken (1880-1956), sacerdote di rito siro-malabarese fondatore in India delle Suore di Carità; lo spagnolo Doroteo Hernández Vera (1901-1991), sacerdote diocesano, fondatore dell’Istituto Secolare Cruzada Evangelica; il religioso messicano Michele Zavala López (1867-1947), dell’ordine degli agostiniani. Tre - infine - le religiose: la campana Antonietta Giugliano (1909-1960), fondatrice della Congregazione delle Povere Ancelle di Cristo Re; l’alessandrina suor Leonarda di Gesù Crocifisso (al secolo: Angela Maria Boidi 1908-1953), monaca professa della Congregazione delle Suore della Passione di Gesù Cristo e suor Ambrogina di San Carlo (al secolo: Filomena D’Urso 1909-1954) della Congregazione del Patrocinio di San Giuseppe.

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